La lunga (e difficile) strada verso il finanziamento europeo del Ponte sullo Stretto – .

La lunga (e difficile) strada verso il finanziamento europeo del Ponte sullo Stretto – .
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La questione della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina è tornata d’attualità in Italia, con il governo di Giorgia Meloni che ha cacciato il progetto dalla soffitta dove era finito a prendere polvere. È soprattutto il leader della Lega e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, a insistere sull’idea. Un’idea che un tempo contrastava. Questa settimana la Lega Nord ha affermato che, grazie a uno dei suoi emendamenti, il progetto potrebbe essere finanziato addirittura dall’Unione Europea. Ma per il momento si tratta solo di un’ipotesi, peraltro molto remota.

Il Ponte finanziato dalla UE?

Nella legge di bilancio 2024, la seconda del governo Meloni, sono previsti oltre 11,6 miliardi di euro per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Il Parlamento Europeo ha approvato questa settimana l’inserimento del Ponte tra i progetti che aspirano a far parte del regolamento Cef2 (Connecting Europe Facility), lo strumento finanziario con cui Bruxelles sostiene i progetti Ten-T, le Reti Transeuropee di Trasporto, una serie di corridoi considerati strategici per i collegamenti tra le nazioni del blocco. Tra queste reti c’è il corridoio Scandinavia-Mediterraneo che attraversa sette paesi: Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania, Italia e Malta. E il Ponte sullo Stretto potrebbe farne parte.

Potrebbe, ma non è sicuro. Questa possibilità dipende non solo dalla capacità del governo di approvare a livello nazionale la realizzazione dell’opera e di farla partire, cosa di cui si parla da anni ma senza mai concretizzarsi, ma anche dalla capacità di dimostrare che l’opera è fondamentale per il miglioramento del corridoio. E comunque per il momento Bruxelles potrebbe finanziare solo il 50 per cento dei costi di progettazione, e solo per un’eventuale ferrovia sul ponte.

Il progetto

Lo ha spiegato uno dei gestori della rete infrastrutturale rispondendo alla richiesta di chiarimenti di due eurodeputati verdi, gli italiani Ignazio Corrao e Rosa d’Amato. “Nell’ambito del meccanismo per collegare l’Europa, la Commissione può cofinanziare studi volti a preparare la fase di costruzione di progetti infrastrutturali sulla rete Tet-T”, e tali studi “possono essere cofinanziati fino al 50% del totale dei costi ammissibili ”, ha spiegato Martin Zeitler, consulente del coordinatore europeo del Corridoio scandinavo mediterraneo, Pat Cox, in una corrispondenza con i deputati, vista da Today.it. Ma «secondo le regole stabilite dal regolamento Ceo, solo la parte ferroviaria del progettato ponte sullo Stretto di Messina potrà beneficiare del cofinanziamento comunitario», ha precisato Zeitler.

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L’consulente ha inoltre spiegato che “tutte le proposte di progetto vengono valutate da esperti indipendenti che giudicano i progetti in base alla loro priorità e urgenza, alla loro maturità, alla qualità della proposta, al loro impatto sulla rete Ten-T in generale e all’importanza della sovvenzione per l’avanzamento del progetto”, quindi sulla base di questa valutazione esterna, una commissione interna composta da diversi servizi della Commissione stabilirà l’elenco dei progetti selezionati. Insomma, la strada è ancora lunga. E anche se alla fine l’approvazione dovesse arrivare, l’Italia dovrebbe continuare a dimostrare di agire con ordine anche nella fase di attuazione.

Monitoraggio attento

“Nel caso in cui un progetto ottenga una sovvenzione CEF, viene assicurato un attento monitoraggio” della sua realizzazione e verranno stabiliti i cosiddetti Grant Agreement, “che contengono scadenze e tappe concrete che saranno costantemente monitorate nelle relazioni annuali di attività e attraverso visite in loco”. “Se un progetto subisce ritardi o non rispetta la convenzione di sovvenzione, l’agenzia può recuperare parte del cofinanziamento concesso e riassegnare queste somme ad altri progetti più maturi”, ha avvertito il consulente.

“Spese inutili”

“Come riferiamo da tempo, e come ci conferma la Commissione, ad oggi il Ponte è solo una ‘idea’, uno ‘studio’. Non c’è nessuna opera infrastrutturale alla quale l’Ue ha dato il suo benestare”, denuncia D’Amato in una nota. “Come ribadito da diversi esperti, i criteri che l’opera dovrà soddisfare, anche ambientali, sono in contrasto con i sogni di gloria del ministro Salvini e delle imprese interessate alla sua realizzazione”, ha proseguito l’eurodeputato Verde, secondo cui “questo ennesimo tentativo non farà altro che aumentare le spese inutili che si sono accumulate nei decenni a carico dei contribuenti italiani. Per un ponte che non vedrà mai la luce”.

 
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