Marsala, Grillo si sconfessa. Tutte le ambiguità – .

Le parole pronunciate mercoledì pomeriggio dal sindaco di Marsala, Massimo Grillo, sono eloquenti di quello che sono stati questi tre anni di Amministrazione.

A sconfessare le proprie scelte, ha tenuto a sottolineare che solo ora che l’asticella è alta, con i nuovi inserimenti, può pensare di ricucire il rapporto con i cittadini (chi glielo ha impedito prima?) e può pensare di diventare davvero sindaco.

È grave nei confronti di chi ha già ricoperto l’incarico di assessore. I membri del Consiglio, lo ricordiamo, non sono eletti ma scelti uno ad uno dal sindaco, magari proposti dai partiti ma sempre con l’approvazione del Primo Cittadino.

Le ambiguità più forti però riguardano i partiti, o meglio Forza Italia che parla a più voci e che ha creato il caso regionale a Marsala.

C’è un coordinatore provinciale, Toni Scilla, eletto lo scorso 28 gennaio con un’assemblea pubblica di partito, alla presenza del coordinatore regionale, Marcello Caruso, quindi anche alla presenza dei rappresentanti nazionali.

Nessuno può dubitare dell’elezione di Scilla, le carte parlano chiaro, screditare quell’elezione significa non comprendere nemmeno i meccanismi del partito e le presenze che hanno messo il timbro su quella linea politica.

Quello che poi succede è che a Marsala si capisce che ci possono essere opportunità all’interno del partito azzurro e così si forma un gruppo, si iscrive, alcuni di questi sono consiglieri comunali, e si tenta anche di creare un gruppo consiliare. Tre i consiglieri inseriti in giunta: Ivan Gerardi (all’ennesimo cambio di partito), Salvatore Agata, Donatella Ingardia al suo primo lancio politico.

A spingere per queste posizioni è il premier Enzo Sturiano, con la copertina di Stefano Pellegrino, senza mai passare dal coordinamento provinciale. Come se gli organi del partito non contassero. Sembra un déjà vu: Sturiano chiede di aderire con il suo gruppo al Pd, poi all’area Paolo Ruggirello, e non viene accolto.

La vita delle feste è fatta di regole, che possono non piacerti ma bisogna rispettarle e quando arrivi non sempre ti siedi in prima fila, sono lontani i tempi in cui c’erano menti come Winston Churchill.

Lo scontro c’è stato, c’è una frattura che ora dovrà essere ricucita, magari a Palermo. Magari dopo gli Europei.
Per l’Onorevole Stefano Pellegrino entrare in giunta significa aiutare la città, ma un deputato fa questo sia che sia nella maggioranza che all’opposizione, così si fa quando si viene eletti: ci si mette al servizio della provincia , di tutta la Sicilia, indipendentemente dal colore delle amministrazioni.


In questa confusione Forza Italia non attrae, non attrae per le continue chiacchiere che escono, per gli scontri, per le dissonanze.

E mentre discutono, offrendo uno spettacolo indecoroso e di basso livello, non toccano nemmeno temi cruciali per la vita della città: salute, ambiente, sicurezza, fisco e gestione dei servizi, assistenza e tutela delle fasce sociali più deboli. gruppi.

Uno strabismo dialettico e una divergenza comportamentale da cui nasce il profondo scollamento tra politica e opinione pubblica.

La gente si allontana dalla politica perché la politica è lontana dalla gente. Si fanno gli affari propri, con esercizi muscolari che sembrano scherzi.

Finché la politica insegue questi obiettivi e utilizza un linguaggio estraneo alla quotidianità, innescando un ripudio nei confronti dell’attuale classe politica, tutti questi protagonisti non attireranno nessuno.

L’elettore, il cittadino, anche quello più distratto, si sente tradito dagli infiniti cambiamenti di posizione, le ultime elezioni regionali hanno segnato una linea netta: il sindaco Grillo, e la sua amministrazione, hanno sostenuto Sturiano, candidato nell’Mpa. Un sostegno elettorale che ha poi evidenziato la distanza tra gli altri candidati della zona, Stefano Pellegrino, Eleonora Lo Curto, Mimmo Turano. Ricordiamo ancora le invettive dell’attuale consigliere Gerardi contro Pellegrino a sostegno dell’amico Sturiano. Oggi è tutto finito, amici, tarallucci e vino. Non si tratta di portare rancore, ma di saper fare politica e saperla anche comunicare, riuscendo soprattutto ad attirare i cittadini.

Tutti questi battibecchi, l’incertezza costante, ci fanno capire solo una cosa: il loro scopo è salvaguardare i propri interessi.

 
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