la questione della natura giuridica del provvedimento, nata ai tempi di Andreotti, ritorna come una fenice – .

VIBO VALENTIA Tropea, capitale turistica della Calabria, vede per la seconda volta in otto anni sciolto il suo consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Così la troika dei commissari arriva nella principale meta di vacanza degli stranieri, soprattutto tedeschi, nella nostra regione. Stessa sorte di Esso rendela principale città universitaria della Calabria, e sua vicina Scilla che, seppur con numeri diversi, è la nota luminosa della bella Calabria santificata anche da videoclip di successo.
A Tropea c’è confusione tra i residenti. L’economia è vivace, i servizi migliorano, la promozione è finalmente adeguata e il sindaco Giovanni Macrì gode di larghi consensi. Guardando le interviste del Viminale del giorno dopo, si può osservare una sorta di vergogna interna che è caduta sul Paese che ha dato i natali alla grande star Raf Vallone. Ho l’impressione che si tratti di una sorta di autocoscienza che oso classificare per amore del proprio genius loci. La notizia, non credo, abbia avuto un clamore nazionale, rimanendo confinata in poche notizie, anche la Evento quotidiano non ha mostrato interesse al momento. La mia impressione è che lo scioglimento non avrà alcun impatto sulla fiorente industria turistica locale.
Resta la questione, vitale per noi calabresi, di comprendere la mafia di Tropea, località situata in una delle enclavi territoriali a più alto pericolo ‘ndrangheta della regione con nuove misure che potrebbero arrivare da controlli in altri comuni della zona come Nicotera e Mileto. Ritorna come un’araba fenice la questione della natura giuridica che regola questo provvedimento estremo, un codicillo emergenziale nato ai tempi di Andreotti con un decreto legge ora modificato come regolamento per l’organizzazione degli enti locali. Lo strumento non funziona più al giorno d’oggi. Niente affatto garantito come dimostra la casistica di sindaci non indagati o poi assolti caduti sulla mannaia della nuova inquisizione. E anche i documenti hanno un loro oscuramento che, in modo poco trasparente, non mostra immediatamente le vere ragioni di un provvedimento che priva del voto i cittadini (a Tropea si sarebbe dovuto votare al prossimo turno il 9 giugno). e il Comune dei suoi rappresentanti. Tra l’altro lo strumento non funziona affatto, considerato che, per restare a Tropea, il precedente scioglimento era stato piuttosto recente. Da tempo penso al fatto che gli scioglimenti sono diventati strumenti di lotta politica tra fazioni locali che utilizzano la buona fede di prefetti e ministri per il predominio del potere e che talvolta inducono anche alcuni media locali a lanciare campagne interessate contro qualche sindaco avaro di pubblicità istituzionale.
In mancanza di ragioni per comprendere la vulnerabilità dell’amministrazione in carica, è necessario attingere alle recenti pubblicazioni dei media locali (per la verità anche L’Espresso un anno fa in un pezzo premeva il tasto su molti rapporti sospetti dei amministratori in carica). Nel mirino ci sono alcune foto della moglie del sindaco che aveva pubblicato sui social degli scatti digitali con la moglie del boss locale durante feste e aperitivi. Prima pagina anche sulla vicenda cimiteriale di un impiegato comunale, parente di un consigliere con parenti scomodi, coinvolto in una vicenda di vilipendio di cadaveri e che tempo prima aveva ricevuto un pubblico riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale, salvo poi intentare causa civile contro il travet mortuario. Dai precedenti atti ispettivi del 2016 era stato accertato che il sindaco in carica, Giovanni Macrì, veniva indicato come “nipote diretto di Gerardo Macrì, quest’ultimo pluricondannato, già sottoposto a sorveglianza speciale, denunciato per favoreggiamento nella fuga di il boss Limbadi Giuseppe Mancuso, destinatario di una confisca di un milione di euro in qualità di prestanome del boss”. Va detto chiaramente, se conosciamo bene la nostra realtà, che una foto di un battesimo o di una relazione di secondo grado dimostra poco e al massimo è un indizio. Chi di noi non ha avuto un compagno di scuola finito arruolato nelle ‘ndrine o un vicino di casa con cui al bar o sulla soglia parlava del tempo o del calcio? Nelle piccole imprese queste contaminazioni di “buongiorno e buonasera” sono possibili. Altre cose, ovviamente, sono contratti, licenze e condizioni.
A Tropea, invece, esiste la ‘ndrangheta. Nicola Gratteri, quando istruiva il processo “Olimpo”, subito dopo gli arresti indicò la capitale del turismo calabrese come un luogo dove «la ‘ndrangheta chiedeva e otteneva tangenti per qualsiasi tipo di attività riguardante il sistema turistico, dai trasporti con ‘ autobus per il rifornimento di viveri e perfino per il controllo del porto di Tropea. Abbiamo documentato come gli imprenditori fossero costretti a pagare una tangente mensile fino a 20mila euro”. Questioni che vanno oltre la politica comunale, che ha rivitalizzato anche alcuni beni sequestrati ad uso pubblico. E siamo anche certi che un segugio come Gratteri, se avesse annusato qualcosa in municipio, non avrebbe lesinato sulla carta bollata, tanto meno richiesto le manette. In attesa delle ragioni dello scioglimento, restiamo ancora una volta perplessi su uno strumento che complica la politica e forse inconsapevolmente finisce per favorire la nuova ‘Ndrangheta imprenditoriale.

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La votazione si svolgerà il 9 giugno San Lucaun luogo simbolo della Calabria. Il sindaco Bruno Bartolo non ha ancora sciolto le riserve sulla sua candidatura. Amministrare il paese di Corrado Alvaro non è facile a causa dello stigma che affligge un luogo compromesso dalla reputazione e da cittadini scomodi. Il sindaco riflette sul da farsi. I partiti e la politica non sono molto coinvolti. Negli ultimi anni, però, la Regione ha fatto la sua parte con misure e stanziamenti. Nei giorni scorsi abbiamo visto esponenti del glorioso PRI interrogarsi sul da farsi nel Paese. Mi auguro che il sindaco Bartolo sia ancora disponibile a candidarsi. Senza di lui temo il commissariamento automatico senza intervento del Viminale. Come calabresi dobbiamo tifare per S. Luca. Chi non governa il proprio comune rallenta l’autonomia locale.

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Primo volo Ryanair da Reggio Calabria per le nuove rotte e anche un comandante reggino come ha spiegato sui social il governatore Occhiuto. Ma la vera buona notizia è che da Reggio Calabria ora si può volare a Tirana, Marsiglia, Manchester, Berlino e Barcellona. Ciò si sposa bene anche con il fatto che da giugno anche la società privata Uber potrà offrire i suoi servizi con autista nella nostra regione. Per arrivare a questo risultato sono state necessarie due leggi e un ricorso alla Corte Costituzionale perché in Italia è sempre difficile modernizzare il Paese e il suo mercato. Non lasciare che i pochi tassisti di turno si sentano male. Se il sistema cresce ci saranno clienti per tutti.

Tony West (Uber) e il governatore della Calabria Roberto Occhiuto

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Ho letto di un protocollo tra la Regione e l’Ufficio Scolastico Regionale per favorire lo studio degli autori calabresi nelle nostre scuole pubbliche. Molta burocrazia e decisori dovevano essere promossi per fare cosa? Promuovere avvisi rivolti alle scuole, progetti mirati all’approfondimento e alla conoscenza della cultura locale e degli autori calabresi, anche attraverso la conoscenza diretta dei luoghi narrati, la realizzazione di eventi culturali, l’organizzazione di incontri, mostre, seminari e laboratori, dibattiti, pubblicazioni che vedono protagonista la scuola e che mettono al centro l’importanza dei libri. Tutto bello e positivo. Vorrei osservare che, nonostante i protocolli, credo che ci sia bisogno di sensibilizzare gli insegnanti di Lettere. Al liceo ho avuto la fortuna di studiare Alvaro e Misasi, guardando il programma del mio maestro Mario Bozzo. E visto che mi ritrovo lo aggiungo in questi contesti manageriali tra gli autori compaiono solo quelli tradizionali e non vengono mai citati contemporanei come Abate, Gangemi, Criaco, Dara, Aloe. Spero che questi aspetti verranno discussi Taurianova che presto inizierà il suo percorso da Capitale del Libro o a Torino alla Fiera del Libro dove immagino che l’assessore Princi stia programmando da tempo la presenza istituzionale della Calabria.
([email protected])

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