È sicuro che il vero problema del Milan sia Lopetegui? – .

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Se il club non sceglierà Lopetegui solo per la dura reazione dei tifosi, il Milan non vincerà nulla negli anni a venire

Colonia (Germania) 16/08/2020 – Final Eight Europa League / Siviglia-Manchester United / foto Getty/Uefa/Image Sport nella foto: Julen Lopetegui

È sicuro che il vero problema del Milan sia Lopetegui?

Novemila firme raccolte in pochi giorni dalla petizione lanciata su Change dalla community dei tifosi di Zona Milan contro l’ingaggio di Lopetegui come primo allenatore. Nei giorni precedenti, un duro comunicato della Curva Sud Milano, sede dei tifosi accaniti del Milan, si era rivolto alla società con toni duri, ragionando sulle ambizioni del club nei confronti della nuova dirigenza scelta.

Se la storia ci ha abituato a banalizzare gli eventi con l’aiuto di capri espiatori, Julien Lopetegui sembra aver assunto l’identikit perfetto nella cronaca rossonera. Banalizzando la vicenda, si potrebbe dire che quello dell’allenatore spagnolo è un nome di ripiego rispetto ad alternative più allettanti (Antonio Conte in primis), cioè una chiara dimostrazione delle future strategie di dimensionamento del Milan, ma c’è qualcosa di più importante oltre le fiamme accese del dissenso. da gran parte del popolo rossonero.

Partiamo da un elemento di fatto. Chi accusa Lopetegui di essere uno sfigato o un nome anonimo dovrebbe rivedere il curriculum di tutti gli allenatori che si sono seduti per la prima volta sulla panchina del Milan da Sacchi in poi. Signori nessuno (Sacchi), signori noti per la loro carriera da calciatori (Capello, Inzaghi, Montella, Seedorf e Gattuso), desideri esterofili (Tabarez e Terim), perdenti del lusso (Ancelotti), seconde scelte (Allegri, Zaccheroni, Giampaolo e Pioli) . Ciò che ha fatto la differenza dietro alcuni di questi allenatori artefici dei successi del Milan è stato soprattutto ciò che c’era dietro, ovvero la forza comunicativa del management e la coerenza del progetto tecnico.

Lopetegui può annoverare nel suo palmares un’Europa League, due titoli europei con le nazionali Under 19 e 21 della Spagna, più diverse panchine importanti tra cui il Real Madrid e la Nazionale maggiore spagnola. Insomma, non un nessuno, a prescindere dalla filosofia di gioco del tecnico basco e soprattutto se paragonato ai suoi “potenziali” predecessori. Lopetegui paga soprattutto in termini di immagine 3 delle ultime 4 esperienze in panchina e del suo essere straniero fuori dalla cerchia dei club che contano, quindi senza merito. Molti fan non lo conoscono, hanno sentito parlare di lui da fonti terze, spesso ostili. Cosa fai più spesso in una situazione sconosciuta? Lui si allontana da lei.

L’alternativa Conte, tanto acclamata da larga parte dei tifosi rossoneri, non riguarda la figura di Conte in sé, ma quello che apporterebbe l’allenatore salentino in termini di esigenze tecniche nei confronti della società, di tensione verso il risultato e in rapporto alla formazione titolare. condizione . Dove c’è bisogno di ricostruire, di manifestare, Conte (soprattutto in Italia) non ha eguali. Ecco perché piace ad Antonio Conte. È la voglia di rivalsa che nutre i tifosi milanisti rispetto ai diretti avversari e in particolare nei confronti dei cugini.

L’Inter e la sua cavalcata verso lo scudetto (il 20esimo), davanti al Milan e, quindi, simbolico in una sorta di rustico duello cittadino, sono l’altro principale elemento di discordia dietro il no a Lopetegui. La pianificazione con cui i nerazzurri sono arrivati ​​al successo, nonostante le difficoltà finanziarie, dimostra come le persone all’interno dei club e le loro competenze facciano la differenza. La storia dei conti in ordine, aspetto su cui il Milan ha lavorato meglio dell’Inter, è un fattore che incide poco sui tifosi e sulle loro ambizioni di vittoria. Chiedete a un tifoso del Milan cosa preferirebbe tra bilanci ordinati e trofei e difficilmente risponderà alla prima opzione (a meno che non sia commercialista o revisore dei conti).

In conclusione, non c’è niente di sbagliato nelle manifestazioni di dissenso dei tifosi, purché non sfocino in violenza, imposizione o illegalità. Spetta anche a un club saper gestire questa categoria di stakeholder nel modo più adeguato, senza trattarli come semplici clienti. Con i clienti si fanno affari, con gli appassionati si vive un rapporto d’amore, fatto di pretese, passione, conflitto, sentimenti e irrazionalità. Il tifoso esige chiarezza, ma la rifugge se ciò significa uno scenario sgradito; odia le bugie, ma si diverte e spera in promesse irraggiungibili (almeno a breve termine). La colpa più grande di questo Milan è aver mantenuto lo status quo tecnico in un contesto di forte cambiamento societario.

Ciò ha creato un disallineamento degenerativo tra l’attuale progetto tecnico e l’indirizzo strategico scelto dal club. Insomma, Pioli è sulla griglia perenne, schiavo del risultato più di chiunque altro. Rapporti di lavoro di questo tipo sono destinati al fallimento. Chi ci segue sa quanto lottiamo su questo aspetto, lontano dalle logiche dei club vincenti. Se il club non sceglierà Lopetegui solo per la dura reazione dei tifosi, ci prendiamo la responsabilità di affermare che il Milan non vincerà nulla negli anni a venire. Una società forte non solo agisce, ma spiega anche. Qualcuno ha letto o sentito dichiarazioni chiare di Cardinale, Ibrahimovic o Furlani?

Siete sicuri, quindi, che il problema del Milan sia Lopetegui?

 
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