“Non è opportuno presentarsi all’udienza” – .

È un braccio di ferro tra il governatore Michele Emiliano e la commissione Antimafia. L’organo parlamentare, presieduto da Chiara Colosimo, aveva convocato in udienza il presidente della Regione Puglia per “interrogarlo” sulle tangenti e le accuse di influenza mafiosa che avevano travolto il consiglio regionale (una consigliera, Anita Maurodinoia, dimessa perché il marito fu arrestato, e un ex consigliere, Alfonso Pisicchio, agli arresti domiciliari) e alcuni direttori generali furono decapitati.

Un caos politico molto scivoloso, con sospetti di infiltrazioni, scambi di voti e tangenti, che aveva costretto l’ex premier a un rimpasto frettoloso, perdendo per strada il Movimento Cinque Stelle, un pezzo importante della sua coalizione. L’Antimafia aveva inviato una nota chiedendo a Emiliano di presentarsi per essere ascoltato in una delle “date alternative”, ossia il 7, 8, 9 maggio. Il governatore aveva obiettato che quei giorni gli sembravano “inopportuni” perché il 7 maggio è prevista la riunione del Consiglio regionale che dovrà discutere la mozione di sfiducia nei suoi confronti, presentata dall’opposizione. «Questa circostanza – aveva scritto Emiliano in risposta all’Antimafia – rischia di creare un collegamento involontario, ripeto anche se senza la volontà di nessuno, tra la mia udienza e il dibattito consiliare sulla fiducia. Credo che sia dovere di tutti evitare una commistione tra esigenze istruttorie della Commissione e dinamiche consiliari immediatamente precedenti e successive al voto di fiducia”.

La risposta dell’Antimafia è stata secca e sbrigativa: se non vuoi venire in quei giorni ti convoco ad horas. “Il presidente della Puglia Michele Emiliano non può esimersi dall’essere presente all’udienza in commissione Antimafia”. Risultato: anticipo a giovedì 2 maggio alle 10.30 (gli è stato chiesto di presentarsi anche oggi). Ma anche questa data non piace a Emiliano: “Sono irreperibile, il 10 sono alla Conferenza delle Regioni e alle 12.30 alla Conferenza unificata convocata dal ministro Calderoli. Sono a disposizione dal 10 al 30 maggio purché il dibattito si concluda con il voto in Consiglio regionale della Puglia sulla fiducia”.

Il malumore del governatore è evidente: avevo chiesto solo un rinvio per evitare strumentalizzazioni in Consiglio regionale, come trapela dai suoi uffici. Un fastidio che arriva a mettere in dubbio l’imparzialità della commissione Antimafia. “Come ogni terzo, la Commissione non solo deve essere terzo (e nessuno ne dubita), ma deve anche apparire come tale”, parafrasando Cesare durante il processo a Clodio. Così Emiliano finisce tra tre fuochi. Quello della sua coalizione che avrebbe voluto un “chiaro cambio di passo”, cioè l’eliminazione del consiglio e non il rimpasto di tre consiglieri. Quella dell’opposizione che, pur non avendo i numeri sulla carta (se centrosinistra e M5s votano in maniera compatta), lo mette sulla graticola della sfiducia. Infine quella in commissione Antimafia, perché certo, dopo il ballo delle date, l’udienza non sarà una passeggiata. Già dalle parole del senatore Maurizio Gasparri si evince che egli è uno dei 50 componenti dell’organismo di Palazzo San Macuto. “Emiliano ha assolutamente ragione. Come può uno come lui arrivare all’Antimafia? Meglio rivolgersi invece ai parenti dei mafiosi, come ha fatto con la sorella del boss barese. C’è quindi, evidentemente, un’incompatibilità non solo di ordine del giorno, ma anche di priorità”.

La risposta a Gasparri arriva da Walter Verini, capogruppo Pd Antimafia, e Antonio Barbagallo, segretario dell’organismo: «La commissione Antimafia viene utilizzata dai commissari di maggioranza come circolo e per fini elettorali».

In tarda serata il centrodestra in Commissione Antimafia scrive: “Presidente della Regione ed ex magistrato. Da Michele Emiliano ci aspettavamo più rispetto per la Res publica e il galateo istituzionale. Emiliano accusa la Commissione di strumentalizzazione politica, quando è chiaro che l’omissione di due date su cinque proposte aveva l’unico scopo di voler riportare la scure del giustiziere all’Antimafia prima della mozione di sfiducia alla Regione”.

 
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