Il grifone Arricelli non ce l’ha fatta

Lo sapevate? Secondo recenti teorie gli Shardana diffusi nel Mediterraneo sarebbero gli antichi Sardi: i nostri antenati.

Abili navigatori, guerrieri stimati e rispettati dai Faraoni egiziani che spesso li vollero come guardie personali (ad esempio Ramses II), i Shardana erano i leader del Popoli del mare che ha dominato il mediterraneo e sul declino dell’età di Bronzointorno al 1200 a.C., contribuì ad annientare i grandi imperi dell’epoca, che Ittita, miceneo ed egiziano.

In alcune iscrizioni su monumenti egiziani vengono nominati e citati come persone rispettate e temute per il loro coraggio e valore. In un’iscrizione sulla stele di Tanis risalente al faraone Ramses II (1287 a.C.) leggiamo: “Gli Shardana dal cuore impavido non hanno mai saputo come combatterli; venivano con cuore fiducioso… su navi da guerra dal centro del grande verde e non si poteva resistere”. Con ogni probabilità erano i nostri antenati nuragici.

Gli Shardana, o più correttamente Sherdana, (anche Sherden) furono una delle popolazioni, citate da fonti egiziane del II millennio aC, facenti parte della coalizione dei popoli del Mare; la loro presunta identificazione con gli antichi Sardi è, attualmente, oggetto di dibattito archeologico.

Il problema della zona di origine o possibile destinazione del popolo Sherdana si pose a partire dal XIX secolo. Nessuna menzione certa dello Sherdana è mai stata trovata nei documenti greci o ittiti, fatto che complica il lavoro degli studiosi. Nel corso dei decenni sono state proposte diverse ipotesi, di cui due sono le più ricorrenti:

R) Gli Sherdana provenivano dal Mediterraneo occidentale e potrebbero essere identificati con le popolazioni nuragiche della Sardegna.
B) Gli Sherdana, provenienti dal Mediterraneo orientale, si stabilirono in Sardegna in seguito alla tentata invasione dell’Egitto.

L’archeologo Antonio Taramelli, scopritore di numerosi siti di varie epoche in Sardegna, e autore di ricerche cruciali per la conoscenza dei riti funerari sardi nuragici e prenuragici, fu un convinto sostenitore della provenienza occidentale degli Shardana. Infatti scrisse:

«Ma credo che le conseguenze della nostra osservazione sulla continuità degli elementi eneolitici in quelli della civiltà nuragica abbiano una portata maggiore di quella vista dal collega; cioè che la civiltà degli Shardana si sviluppò qui completamente, dai suoi semi iniziali, che qui crebbe, combattiva, vigorosa, e che lungi dal vedere la Sardegna come l’estremo rifugio di una razza dispersa, inseguita, come una bestia in fuga, dell’elemento semitico che venne qui a morderla e a soggiogarla, dobbiamo vedere il nido da cui ella prese un audace volo, dopo aver lasciato un’impronta di dominio, di lotta, di tenacia, sul terreno conquistato alla civiltà.»

(Antonio Taramelli, Scavi e scoperte. 1903-1910, Carlo Delfino editore, 1982).

Giovanni Lilliu, pur non approfondendo l’argomento, osserva che: «I secoli in cui si svolsero le vicende degli Sherdanw e dei confederati, che vollero espandersi per contrastare l’egemonia del potere faraonico, furono quelli in cui la civiltà nuragica le comunità furono guidate dai loro principi a raggiungere il massimo splendore dell’architettura e a sviluppare una vita civile coerente e organizzata, economicamente prospera.»

Più recentemente (2005 e 2016) l’archeologo Giovanni Ugas ha riproposto l’identificazione degli Sherdana, descritti come “il popolo delle isole che stanno in mezzo al grande verde”, con le popolazioni sardo-nuragiche, in particolare con la tribù Iolei/Iliensi (Sherden=Iolei-Eraclidi?) stanziata nel centro-sud dell’isola, secondo uno scenario suggerito anche da Fulvia Lo Schiavo. L’autore propone anche un’origine sarda per le genti del mare Shekelesh, identificabili con i Siculensi del Sarrabus citati da Claudio Tolomeo.

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