L’altra faccia della logistica. La Uil denuncia gravi condizioni dei corrieri – .

ALESSANDRIA – Le accuse dal Trasporti Uil sono molto seri e sono solo il primo passo di una serie di azioni a tutela dei lavoratori. Infatti, dietro i pacchi che arrivano nei magazzini di Alessandria e poi consegnati ai clienti, spiega Angelo Barrocu, segretario provinciale della Uil Trasportisono sempre più intollerabili le situazioni che descrivono la fatica, lo stress e il pericolo di un lavoro che sta facendo i corrieri non sono più persone ma automi utili solo per realizzare una prestazione.

Barrocu ha ora deciso di portare alla luce una storia che “negli ultimi 8 mesi è diventato intollerabile. Oggi si parla di tutela e sicurezza sul lavoro ma quello a cui stiamo assistendo non è più accettabile e cercare di correggere le cose è fastidioso. Sollevare questioni sulla sicurezza e sui diritti dei lavoratori non è accettato e quindi noi come sindacato ci sentiamo a disagio e quindi l’intenzione è quella di eliminarciestrometterci per continuare a raggiungere gli obiettivi“. L’accusa di Barrocu viene affrontato A Tweeun’azienda che gestisce le spedizioni per conto di Amazonin gran parte ignaro di ciò che sta accadendo, sebbene lo stesso marchio internazionale abbia iniziato a ricordare questa impresa“.

Negli ultimi mesi Barrocu ha raccolto e documentato ciò che i corrieri stanno vivendo in prima persona “Tutto verrà portato agli organi competenti”, chiarisce. “IL i lavoratori non sono più persone ma pedine: È successo più di una volta hanno lavorato 8 giorni consecutivi, senza riposo. Ci sono state anche situazioni di otto giorni di lavoro seguiti da uno solo di riposo e poi altri otto giorni svolti in un altro luogo – disse Barrocu”. A tutto ciò si aggiungono condizioni quotidiane di pericolo per tutti i lavoratori che “viaggiano su veicoli spesso non sicuricon gomme completamente lisce o danni ai parabrezza, solo per fare qualche esempio (foto sotto ndr).“. Anche in questo caso le procedure di controllo di Amazonche impongono la immatricolazione del veicolo in partenza, proprio per evitare che circolino furgoni non idonei, vengono aggirati facendo comparire sulla strada un altro veicolo idoneo, ma nel frattempo i corrieri circolano su veicoli pericolosi e ne sono personalmente responsabili delle conseguenze“. “Non è un caso Amazon stessa – sottolinea il sindacalista della Uil – ha già richiamato l’azienda per queste situazioni non autorizzate“.

La serie di problemi è emersa negli ultimi mesi “in un forte campagna per ripristinare condizioni di lavoro eque, ma in cambio abbiamo ricevuto ostilità e ostruzionismo. Oggi dobbiamo riunirci in una piazza senza avere un luogo dove discutere. Tutto questo a fronte di una partecipazione evidente visto che nelle ultime due assemblee sindacali abbiamo avuto la partecipazione praticamente di tutti gli iscritti e nell’ultimo sciopero generale con la CGIL delle 47 rotte previste per quel giorno solo 5 sono rimaste attive, a dimostrazione della portata dell’appartenenza“.

Il risultato è l’unico obiettivo – afferma amaramente Barrocu – e anche il la quantità di consegne è diventata intollerabile. I furgoni sono stracolmi di pacchi oltre quanto consentito, le richieste di separare o rendere identificabili in modo chiaro e inequivocabile quelli con liquidi all’interno continuano a essere ignorate e capita spesso che i corrieri si sporchino o addirittura entrino in contatto con sostanze pericolose. La necessità di completare le consegne giornaliere è esacerbata da a monitoraggio continuo dei corrieri tanto che se entrano in zone non coperte da internet, come accade nei paesi più lontani o impervi, scattano subito chiamate per chiedere perché gli operatori sono off-line“. I ritmi frenetici degli spostamenti non tengono conto dei luoghi serviti tanto che “spesso i calcoli dei percorsi rischiano di essere approssimativi e non veritieri perché le mappe non sono corrette o aggiornate come se fossero realizzate in India e con percorsi che non corrispondono alla realtà. IL i corrieri devono quindi viaggiare affidandosi ai loro cellulari, alle loro mappe, e spesso con il cellulare in mano, con tutti i rischi per la loro incolumità“. Molto grave l’accusa finale di Barrocu nei confronti di Twe, convinto che la situazione dei lavoratori della logistica sia ormai “inaccettabile, aggravato dalla chiara intenzione di eliminare chi aderisce al sindacato per agire senza vincoli e senza chi difende e tutela i diritti dei lavoratori“.

Nonostante diversi tentativi di contattare l’azienda, al momento, non è stato possibile ottenere alcuna risposta.

 
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