Un’analisi storica – .

Scopri la storia medievale di Agrigento e la pratica dell’abbandono infantile attraverso la ruota degli esposti. Uno sguardo approfondito sulla vita, le istituzioni assistenziali e le credenze popolari della Sicilia medievale

introduzione

La storia medievale di Agrigento è ricca di episodi affascinanti e spesso drammatici, che riflettono le complesse dinamiche sociali e culturali dell’epoca. Una pratica particolarmente rilevante e sconvolgente è stata quella dell’abbandono dei minori, una realtà diffusa non solo in Sicilia ma in tutta Europa. Questo articolo esplora questa pratica in dettaglio, con particolare attenzione alla sua evoluzione e alle implicazioni sociali e culturali ad Agrigento.

Contesto storico e sociale

L’abbandono dei minori era una pratica conosciuta fin dall’antichità, ma si intensificò notevolmente tra il XII e il XIV secolo. Durante questo periodo, la crescente urbanizzazione e la pressione economica hanno contribuito all’aumento dei casi di abbandono. Ad Agrigento, come in altre città medievali, i bambini abbandonati venivano spesso lasciati nelle ruote dei monasteri o davanti alle chiese, nella speranza che le istituzioni religiose si prendessero cura di loro.

Istituzioni di welfare

Gli ospedali medievali di Agrigento non erano solo luoghi di cura per malati e pellegrini, ma anche ricovero per bambini abbandonati. Questi ospedali assumevano la potestà genitoriale sui bambini affidati alle loro cure, creando una nuova categoria giuridica. I genitori potevano riacquistare i propri diritti in qualsiasi momento, a condizione che rimborsassero le spese sostenute dall’istituto per il figlio. Tuttavia, in pratica, ciò accadeva raramente.

Le ragioni dell’abbandono

La povertà era la causa principale dell’abbandono infantile. La grave epidemia di peste del XIV secolo e le successive carestie ed epidemie avevano messo a dura prova le risorse delle famiglie, spingendole a cercare soluzioni drastiche per la sopravvivenza. Inoltre, ragioni d’onore potrebbero indurre i genitori a lasciare i propri figli in luoghi lontani, garantendo così l’anonimato e tutelandone la reputazione.

I segni del riconoscimento

Dopo l’abbandono, i genitori spesso lasciavano sui bambini segni distintivi, come grani di rosari, mozziconi di candele benedette o pezzi di corallo. Questi oggetti, carichi di significati simbolici, avevano lo scopo di proteggere i bambini dagli influssi malefici e facilitarne il riconoscimento in futuro. Alcuni segni, come i nodi nelle fasce, servivano a proteggere i bambini dalle streghe, secondo le credenze popolari dell’epoca.

La Ruota delle Mostre

La ruota esposta era un meccanismo utilizzato per l’accoglienza anonima dei bambini abbandonati. Si trattava di un cilindro di legno girevole, posto in una parete del monastero o dell’ospedale, che permetteva di lasciare il bambino senza essere visto. Questo strumento simboleggiava la separazione definitiva del genitore dal figlio, pur garantendo una certa protezione al neonato.

L’evoluzione delle pratiche assistenziali

Con il passare dei secoli le istituzioni assistenziali di Agrigento svilupparono nuove modalità di accoglienza dei bambini abbandonati. Le antiche “palafitte” furono sostituite da strutture più sofisticate, dotate di grate per impedire l’accesso agli animali randagi. Tuttavia, l’aumento del numero dei trovatelli spesso superava la capacità di questi istituti, causando sovraffollamento e difficoltà di gestione.

Il destino dei bambini abbandonati

Il destino dei bambini abbandonati variava notevolmente. Alcuni sono stati reintegrati nelle famiglie una volta superate le difficoltà economiche, mentre altri sono rimasti sotto la protezione di istituti assistenziali fino al raggiungimento dell’età adulta. Spesso le ragazze avevano poche possibilità di sposarsi o di entrare in convento e finivano per essere impiegate nei lavori agricoli o come servitù.

La Chiesa e l’abbandono

La Chiesa ha svolto un ruolo fondamentale nell’assistenza ai bambini abbandonati. Pur tollerando l’abbandono come soluzione estrema alla povertà, non accettava che i bambini morissero senza battesimo, temendo che diventassero anime erranti senza pace. Di conseguenza, i bambini non battezzati venivano spesso ribattezzati all’arrivo negli istituti assistenziali, garantendo loro la sepoltura in terra consacrata in caso di morte.

Conclusione

L’abbandono dei bambini nell’Agrigento nel Medioevo riflette una realtà complessa e drammatica, segnata dalla povertà, dall’onore e dalle credenze popolari. Le istituzioni assistenziali hanno svolto un ruolo cruciale nel fornire una rete di sicurezza a questi bambini, nonostante molte difficoltà. La storia di queste pratiche offre uno sguardo prezioso sulle dinamiche sociali e culturali dell’epoca, contribuendo a una comprensione più profonda del passato di Agrigento e della Sicilia.

 
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