Non esiste solo “Giorgia”. Nelle liste per le elezioni europee i soprannomi o “detti” sono una valanga: si va da Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, detta “Letizia Moratti” (FI) a Domenico Lucano detto “Mimmo” (Avs), da Alessandro Cecchi Paone detto “Cecchi” o “Pavone” (Stati Uniti d’Europa), a Sergio De Caprio detto “Capitano Ultimo” detto “Capitano” e “Ultimo” (Libertà), fino allo scrittore Nicolai Verjbitkii detto Nicolai Lilin e così segnalati nelle liste Pace, Terra, Dignità. Nelle liste dei candidati al Parlamento europeo figurano una ventina di giornalisti, soprattutto del centrosinistra.
Oltre a Giorgia Meloni detta “Giorgia”, FdI mette in campo anche Piergiacomo Sibiano detto “Piga” e Salvatore Deidda detto “Sasso”. Forza Italia e Noi Moderati candidano, tra gli altri, Antonio Cenini detto “Cenno”, Francesca Salatiello detta “Fra” e – non ultimo – Edmondo Tamajo detto “Tamaio”, ma anche “Di Maio”, “ Edy”, “Edi” o anche “Eddy”. A volte i soprannomi privilegiano la brevità, come nel caso di Suad Omar Sheikh Esahaq, candidato all’Avs e conosciuto come “Su”.
Altre volte impediscono possibili errori di scrittura, come nel caso di Giuliana Fiertler, detta “Firtler”, sempre nella lista di Alleanza Verdi Sinistra. Tra i candidati degli Stati Uniti d’Europa ci sono: la senatrice Raffaella Paita detta “Lella”, Muharem Saljihu detto “Marco”, Gerardo Stefanelli detto “Stefano”, e Alessandrina Lonardo Mastella detta “Sandra Mastella” ( la moglie di Clemente). L’azione di Carlo Calenda schiera, tra gli altri, Gianni Palazzolo detto “Giangiacomo”, il M5s Giusy Esposito che diventa “Giusi” e Daniela Gobbo che si trasforma in “Daniela Varedo”.
Nel Pd, la prima a usare un altro nome – quello con cui è conosciuta dai più – è la segretaria, Elena Ethel Schlein detta “Elly”. Oltre a lei, anche Brando Maria Benifei, “Brando” o “Bonifei”, Marco Pacciotti detto “Paciotti” o “Marco” e Giuseppina Picierno detta “Pina”. La Lega presenta Susanna Ceccardi detta “Susanna” o “Susi” e Claudio Borghi detto “Borghi Aquilini”.
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La maggior parte dei giornalisti in corsa per il Parlamento europeo sono nelle liste del centrosinistra. In Pace, Terra, Dignità, oltre al promotore Michele Santoro, compare il fumettista Vauro Senesi detto “Vauro”, Raniero La Valle, che negli anni Sessanta fu direttore di Avvenire d’Italia e Fiammetta Cucurnia (ex Repubblica). Il Pd schiera la nota giornalista Lucia Annunziata, l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, Sandro Ruotolo, Donatella Alfonso, Teresa Bartoli e Lidia Tilotta.
Nelle liste degli Stati Uniti d’Europa figurano: Eric Jozsef, corrispondente di Libération, Alessandro Cecchi Paone e Marco Taradash. Con Avs sono diversi i freelance, con Azione di Carlo Calenda la giornalista ucraina Nataliya Kudryk. Il M5s presenta Gaetano Pedullà, che ha lasciato la direzione de La Notizia a causa della corsa a Bruxelles. Tra i candidati di Forza Italia-Noi Moderati compare la libera professionista Laura D’Incalci, in quelli della Lega il giornalista campano Luigi Barone. Anche in Fratelli d’Italia alcuni candidati hanno avuto esperienze giornalistiche, ma mai come attività primaria.
Scorrendo gli elenchi ci si imbatte anche in strani omonimi e cognomi illustri. Il primo è il caso Roberto Mancini, che non è l’ex ct della Nazionale ma un candidato di Pace, Terra, Dignità. La seconda è quella di Giovanna Giolitti, pronipote dello statista Giovanni Giolitti, che corre con FdI. Nel partito della Meloni c’è anche Vincenzo Sofo, eurodeputato passato dalla Lega a Fratelli d’Italia e sposato con Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen.
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