«Lisippo, legittima la confisca». La statua deve ritornare a Fano – .

«Lisippo, legittima la confisca». La statua deve ritornare a Fano – .
«Lisippo, legittima la confisca». La statua deve ritornare a Fano – .

PESARO Caduta l’ultima barriera giudiziaria. Ora, sulla base del diritto internazionale, è stata aperta la strada alla confisca dell’Atleta Vittorioso di Lisippo disposta dal giudice Gasparini del tribunale di Pesaro e alla restituzione in Italia, e in particolare a Fano, dell’originale in bronzo attribuito a il grande scultore greco, vissuto nel IV secolo a.C., conservato al Getty Museum nella Villa di Malibu. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha respinto ieri l’ennesimo e definitivo ricorso del J. Paul Getty Trust contro la confisca della statua, nell’ambito del reato di esportazione illecita, disposta nel giugno 2018 dalla corte e confermata da qualche mese poi dalla Suprema Corte Italiana. La sentenza è stata espressa all’unanimità dalla prima camera (composta da 7 giudici) della Corte di Strasburgo, quindi teoricamente entro tre mesi il Getty Museum potrebbe richiedere il rinvio del caso alla Grande Camera.

Il procuratore Cecchi: «È meraviglioso»

«La notizia è bellissima» commenta il procuratore della Procura di Pesaro Silvia Cecchi, che da 17 anni su Lisippo combatte questa battaglia per il diritto e la difesa del patrimonio artistico nazionale. La soddisfazione è tale che, per una volta, l’entusiasmo di una battuta prevale sul rigore dei codici e dei regolamenti: “Adesso prendiamoci un bel catamarano e andiamo a prenderlo in California”.

La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) dovrà sbloccare la rogatoria internazionale per l’esecuzione della confisca e restituzione della statua, istruita dalla Procura di Pesaro e inoltrata dal luglio 2019 tramite l’ambasciata italiana alla Federale Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America.

Rigettando il ricorso proposto dalla Getty Foundation per la presunta violazione della proprietà del bene culturale, la Corte EDU ha affermato all’unanimità la legittimità dell’azione intrapresa dall’autorità giudiziaria italiana per recuperare l’opera d’arte, rinvenuta nelle acque del Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. Dopo due millenni di oblio, nell’agosto di quell’anno, la statua riemerse dal mare nelle reti del peschereccio “Ferruccio Ferri” e approdò a Fano, dando origine a un mistero transnazionale. Pagata 3,5 milioni di vecchie lire dagli imprenditori Barbetti di Gubbio ai marinai di Fano, la statua rimase nascosta fino al 1977 quando entrò in possesso del Getty Museum di Los Angeles, che la acquistò per 3,95 milioni di dollari (cifra mai pagato fino ad allora sul mercato dell’arte) dal mercante tedesco Heinz Herzer.

La Corte di Strasburgo, nella sua sentenza, rileva che nella vicenda la Fondazione Getty si è comportata «in modo negligente o non in buona fede nell’acquisto della statua pur essendo a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero» . Pertanto, la misura di confisca è stata ritenuta “proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione” considerando che la tutela del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico a cui tendono diverse normative internazionali.

La sentenza della Corte è solida

In particolare, si è rivelata solida la sentenza del giudice Giacomo Gasparini: sulla base della testimonianza, registrata dai carabinieri nel 1977, del capitano Romeo Pirani (morto nel 2004) aveva stabilito che la statua era stata ripescata in acque italiane e, comunque, issato a bordo di una nave soggetta alla normativa nazionale, rilevando che «nel 1977 il museo ignorò per colpa che la statua non era mai stata presentata alla dogana». La sua è stata la terza sentenza di confisca del tribunale di Pesaro, a seguito dell’incidente di esecuzione promosso dalla Procura, impugnando la decisione del giudice per le indagini preliminari Barberini, che nell’archiviare l’inchiesta per esportazione illecita del pm Cecchi, risultante da un’accusa del 2007 reclamo presentato dall’associazione “Le Cento Città”, aveva respinto la richiesta di confisca.

Decisioni precedenti

A favore della confisca della statua si era già espresso il giudice Mussoni nel 2010 (“dovunque sia”) e, dopo il ricorso del Getty, il giudice Di Palma. Un successivo ricorso per violazione di legge da parte della Getty Foundation alla Corte Suprema aveva portato al rinvio della questione della pubblicità delle udienze alla Corte Costituzionale e, sulla base del principio da questa affermato, all’annullamento da parte della Corte Corte di Cassazione della seconda sentenza di esecuzione con il rinvio della causa a Pesaro per nuovo rito in pubblica udienza.

«La destinazione naturale della statua è Fano – ha commentato ieri il ministro dei Beni Culturali Gennaro Sangiuliano -. Ovviamente quando si trova qualcosa di nuovo o si riportano opere in Italia, si fanno delle mostre per farle conoscere”. Ciò ha premiato l’impegno della città di Fano, che ha partecipato con la testa e con il cuore al raggiungimento di questo risultato.

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