“Dobbiamo restituire al centrodestra questa città vivace e laboriosa” – .

“Dobbiamo restituire al centrodestra questa città vivace e laboriosa” – .
“Dobbiamo restituire al centrodestra questa città vivace e laboriosa” – .

Bergamo. Primo a Romano di Lombardia, a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Giancarlo Gafforelli, e poi a Bergamo, al gazebo di Forza Italia allestito in via XX Settembre, per stringergli la mano Andrea Pezzotta, La sfidante di Elena Carnevali per la poltrona più ambita a Palazzo Frizzoni. MaurizioGasparri, il numero due del partito del presidente Berlusconi, si ferma nel bergamasco, precisamente nella bassa del Paese e nella capitale, per sostenere la campagna elettorale del suo partito ma anche della coalizione. E l’occasione è buona per parlare non solo di politica locale, ma anche di Europeo, di rapporti con gli alleati, di crescita del partito ma anche di calcio, dell’Atalanta e dell’imminente finale di Coppa Italia che vedrà i nerazzurri impegnati nella sfida corrispondenza capitale.

Il capogruppo del Senato di FI, prima di consegnarsi ai militanti e ai candidati della lista, fa qualche metro e non manca di stringere la mano a Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia della Lega, alleato del Governo, giunto a sua volta in città per l’appuntamento elettorale dei genitori. Chiacchiere e qualche mano sulla bocca per non far sentire ad altre orecchie probabilmente notizie politiche o confidenze per poi finire per immortalare il sabato pomeriggio bergamasco con una fotografia che vede il penalista candidato sindaco del centrodestra alla Camera. centro. Gasparri si informa sulle liste, quante sono, chiede informazioni sull’avversario politico di Pezzotta, pensa ai numeri e parla di altre città dove l’accordo sulla candidatura, a differenza di Bergamo, è stato raggiunto con difficoltà e tra un commento e l’altro Di Maio e uno sul tweet di Cottarelli contro il nome di Berlusconi nel simbolo elettorale, al quale dice di aver dato una risposta al vetriolo,

“Ho seguito la scelta della candidatura di Pezzotta sia come responsabile nazionale degli Enti locali sia perché sono stato informato di tutti i passaggi dagli onorevoli Sorte e Benigni – dice Gasparri -. E devo dire che, anche se come partito avevamo anche quattro nomi molto prestigiosi da spendere per questa partita, sono molto felice che sia stata questa la decisione. Un accordo locale e nazionale che abbiamo trovato molto velocemente e che parla quindi della convinzione che ci porta qui, oggi, a raccontare in prima persona tutto il nostro sostegno. Pavia, ad esempio, ha vissuto una storia diversa, molto più complessa. Pezzotta è un professionista noto e stimato, una persona seria e misurata oltre ad un profilo con un passato politico, da consigliere nel Consiglio Tentorio. Una persona stimata che speriamo ci porti alla guida della città di Bergamo che purtroppo negli ultimi dieci anni non siamo riusciti a guidare a causa della vittoria di Gori. Sul suo nome non si è discusso molto, devo dire la verità. Sono un realista pragmatico, quindi dico che questa partita non sarà facile. Le ultime due volte abbiamo perso perché Gori è stato anche molto abile nel catturare il voto del centro. Ci auguriamo che questa candidatura, espressione di uno spirito civico moderato, sia davvero la scelta giusta, con una sfida alla nostra portata. La coalizione c’è e i rapporti con gli altri partiti sono assolutamente solidi”.

“C’è un grosso divario tra il voto politico e regionale e quello comunale a cui occorre colmare – continua Gasparri -. Scelte che non coincidono, ecco perché occorre invertire la rotta. E Pezzotta deve vincere al primo turnoperché al ballottaggio, come insegna la storia politica, vincono anche coloro che hanno ricevuto molti meno voti degli altri. Dobbiamo riportare in carreggiata una città laboriosa e produttiva come Bergamo. È un centro molto importante che ha prodotto anche politici di grande rilievo. Certo, dobbiamo vincere sul campo, ma sentiamo assolutamente di essere della partita. Niente è scontato, nemmeno il fatto di perdere, anche se vogliamo vincere”.

E così via europeo afferma: “Forza Italia sta vivendo una felice stagione di crescita. Ci sono due cose che dico: Berlusconi è insostituibile come il berlusconismo, cioè i valori e le proposte che ci ha affidato. E sono così vivi che il partito ha ricominciato a risorgere. In due regioni abbiamo raggiunto il 13% e in Europa abbiamo come obiettivo il 10%. Nostro è un partito identitario ma anche un collezionista, un aggregatore. Siamo gli unici che ci sono all’interno del PPE, il gruppo che esprimerà il presidente, e la nostra presenza è fondamentale anche per riscrivere le regole che appartengono alla vita quotidiana di tutti, come l’agricoltura, l’edilizia abitativa, i trasporti e tanto altro. altro. Non abbiamo problemi in questo senso, è la Lega che è vicina ai gruppi di estrema destra. Il problema non è certo l’alleanza con la Lega Nord, questo lo sappiamo bene tutti, sia noi che Salvini. Semmai alcuni loro alleati tedeschi lo sono, ma anche questo il leader della Lega lo sa bene. Il saldo lo vedremo più avanti. L’Europa non parla di cattedrali o di cultura, ma parla di lavoro e per questo dobbiamo impegnarci a lavorare per questo, per la concretezza di quello che fanno gli italiani. Faremo la nostra parte, anche senza il presidente che ci ha lasciato in eredità i suoi valori politici, gli stessi che continuiamo a coltivare.

In politica ci sono i fuochi d’artificio e gli impianti elettrici. Ecco, Berlusconi ha saputo fare sia l’una cosa che l’altra. Noi oggi, ma soprattutto questi ultimi, siamo il sistema elettrico che tiene in vita la coalizione. Siamo in crescita e tornare al top è un ottimo segnale. Dopotutto, non ci è mai mancata una cultura di governo e di azione”.

È a Cottarelli che contesta il nome di Berlusconi sul simbolo elettorale, Gasparri spiega: “Cottarelli ci ha offeso. Ho già risposto al suo tweet, ma lo chiamerò anche di persona perché voglio dirgli davvero quello che penso e chiamarlo con il suo nome, “un povero ragazzo”. Berlusconi è stato presidente e non solo del suo partito, ma anche del Milan, della sua azienda e di tanti altri enti. E per noi resterà sempre tale, tanto che abbiamo fatto addirittura cambiare lo statuto per dirci che in Forza Italia non ci sarà mai un altro presidente. Lo stesso Tajani non è presidente, tanto da essere stato eletto segretario nazionale. E dico anche che c’è tutto un segmento della politica mondiale, non solo italiana, che continua a portare il nome del suo padre ispiratore. Ebbene, siamo esattamente sulla stessa lunghezza d’onda. Come ha detto Confalonieri nella serie dedicata a Berlusconi: “noi possiamo diventare presidenti di qua o di là, ma la verità è che Berlusconi sarebbe stato Berlusconi comunque, anche con altri al posto nostro”.

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