Asti, rose rosse e una ballata per ricordare la sparatoria di Remo Dovano (Donovan) – .

Asti, rose rosse e una ballata per ricordare la sparatoria di Remo Dovano (Donovan) – .
Asti, rose rosse e una ballata per ricordare la sparatoria di Remo Dovano (Donovan) – .

Un pino alto e robusto, ben piantato nel terreno, svetta al limite del poligono dove continuano gli spari. Ma se oggi chi va lì e impugna una pistola lo fa per hobby o per allenamento, 80 anni fa, la mattina del 4 maggio, chi sparò lo fece per uccidere un operaio di appena 24 anni, Remo Dovano, soprannome “ Donovan”.

Dovano fu uno degli operai partigiani di Via Assauto, un poeta operaio, a dire il vero, spinto, come tanti altri suoi coetanei, dall’esasperazione della guerra e della dittatura fascista. Remo era stato catturato quattro giorni prima perché catturato dalle Brigate Nere fasciste che appendevano manifesti inneggianti alla pace e al lavoro.

Ieri, sabato, una folta delegazione dell’Anpi, guidata dal vicepresidente Guido Cardello, grazie all’autorizzazione della direzione del poligono di tiro di Sessant, ha reso omaggio al luogo dove è stato ucciso il giovane operaio. A ricordare quella sparatoria c’è da tempo una targa all’ingresso del poligono e quel pino, alto e maestoso, che ha 80 anni perché piantato poco dopo la fine della guerra dal padre di Remo e da alcuni amici partigiani al punto esatto in cui è stato sparato all’operaio.

Ai suoi piedi ha deposto un mazzo di rose rosse, quelle che ha inviato alla fidanzata Rina insieme a letture straordinariamente poetiche e toccanti, come l’ultima scritta poco prima di essere ucciso.

Laurana Lajolo, che quest’anno è stata anche relatrice ufficiale il 25 aprile in piazza San Secondo, ne ripercorre la memoria: «Remo fu uno dei primi garibaldini e fece parte dei SAP, squadre di azione patriottica. Nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 1944 fu arrestato insieme ad altri compagni che affiggevano manifesti contro la guerra e incitavano ad uno sciopero dimostrativo”. Dopo l’arresto, quattro giorni di torture da parte dei soldati dell’Ufficio investigativo politico. «Gli fecero la tortura della sete per sei ore dopo avergli fatto ingoiare acciughe e sale. Lo fecero sdraiare su una tavola per 36 ore con la colonna vertebrale contro il bordo, la testa abbassata e un peso sulle gambe. Fu poi paragonato ad altri tre compagni comunisti del SAP: Dario Carosso, Valerio Fresia e Pierluigi Miroglio. Quest’ultimo ha raccontato che quando sono entrati nella stanza della questura non hanno riconosciuto Remo, tanto era distrutto fisicamente. Ma non nel suo ideale e non li ha mai riconosciuti, salvando loro la vita”.

Anche Laurana Lajolo ha letto una delle poesie dedicate a Rina. Subito dopo la ballata che Daniele Dal Colle ha dedicato a Remo Dovano, mettendo in musica la sua ultima lettera scritta prima della morte.

L’omaggio è continuato al Circolo Via Assauto davanti al monumento che dallo scorso anno troneggia nel giardino a ricordare perennemente il sacrificio di quel giovane operaio.

 
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