Taranto e la città del presente, tutte le prove per ritrovare la “mia terra” – .

Taranto e la città del presente, tutte le prove per ritrovare la “mia terra” – .
Taranto e la città del presente, tutte le prove per ritrovare la “mia terra” – .

The Truth, Please, About Love è il titolo di un libro del poeta inglese Wystan Hugh Auden. Ogni tanto bisogna rubare le parole a qualcuno. Non prenderli in prestito, rubali e basta. Perché se li prendi in prestito devi restituirli; rubandoli puoi farli tuoi. E poiché sono solo parole, nessuno si fa male. La verità, dicevano altri del ramo (romanzieri, poeti, filosofi, intellettuali) va tenuta stretta, custodita, accompagnata nel cammino, altrimenti rischia di scivolare via. E questo sarebbe un danno enorme. Per l’individuo, per la memoria, per la storia.

Tarantinograzie ad un film”Edificio Laf” sparato da Michele Riondino e coronato di premi (molti David di Donatello, il massimo riconoscimento italiano per la cinematografia) che si aggiunge ad un’altra medaglia di grande importanza (i mesi e mesi di programmazione nelle sale cinematografiche), si sente improvvisamente e ancora una volta al centro dell’attenzione nazionale. Ma questa volta grazie ad una bellissima notizia. La parte più bella di filmdedicato ai lavoratoriIlvagiunge quasi ai titoli di coda quando risuonano insieme le note di una canzone, “La mia terra”, che Antonio Diodato scrisse per l’opera dell’amico Michele chiamato al suo debutto alla regia sul grande schermo (ha già praticato il tempo teatrale fa).

A volte davanti a una canzone ci lasciamo sedurre dalla musica più che dalle parole, questa volta sono le parole di Antonio che contano: “Terra di fuochi e di mare / terra di sangue e di sale / rossa di minerale / tra scirocco e maestrale “. È la sua Taranto e la Taranto di tutti. L’inno della città e se non lo è ancora deve diventarlo. Lasciarsi cadere in mare, muniti ovviamente di salvagente, la tarantella di Mario Costa, un pezzo dell’800 quando da queste parti non scorreva sangue, nessun sale pungeva anche se c’era miseria e fame per molti e benessere per pochi . Mentre affiorava un fondo di speranza: il lavoro, una fabbrica statale: l’Arsenale Militare, prima; le acciaierie, successivamente. Due giganti arrivarono sulle rive del mare non soli ma scortati consensualmente; di quei pochi, per quei tanti. Le cose andarono come tutti sanno “Taranto: città meravigliosa violentata dal profitto altrui”, ha detto Elio Germano a cui è stato assegnato anche il David come attore non protagonista in “Palazzina Laf”. Per il suo significato, per il suo valore, “La mia terra” ricorda un po’ “Amara terra mia” di Modugno. È una canzone che vale più di un libro o di un film e il finale è da segnalare: “Eppure amore mio/Non si è mai spezzato/Questo sogno fatato/che ci tiene legati con tutto l’amore alla terra/che mai ci siamo difesi / e ora è un campo minato / su cui crescono bellissimi fiori”.

Il futuro

E se questa fosse la vera carta d’intenti, la Costituzione di una città nuova e libera dove anche dominatori e dominazioni hanno lasciato il segno ma non hanno spento lo spirito ribelle. Proprio dalla ribellione di due giovani tarantini, Riondino e Diodato, molto diversi nel carattere, simili nell’impegno, è nato un film che getta nuova luce sulla città. Parla dell’opera, anche se l’opera tarantina, senza dirlo, viene mostrata con più orgoglio in “Comandante”, il film di Enrico De Angelis con Pierfrancesco Favino girato in parte all’Arsenale. “Siamo cresciuti con l’idea che non ci fosse altro destino che la fabbrica”, parafrasando Jannacci, ha aggiunto Riondino l’altra sera, durante la premiazione, stringendo tra le mani la sua statuetta. “Il cinema è un’altra grande industria, non è alternativa ma crea posti di lavoro. Possiamo fare a meno della fabbrica se si sviluppano altre prospettive”. Cinema, arte, artigianato, piccola industria e commercio, professioni di mare e di terra. Ci sono dei segnali. La navigazione dell’immaginazione è iniziata. Si può fare, “facciamolo” direbbe un pontefice giocoso. Possiamo uscire dai giorni bui coltivando i bellissimi fiori che Diodato ha già visto: riflessioni, intuizioni, iniziative soprattutto dei giovani che devono essere accolte, promosse e accompagnate. Come la verità. Perché, a dire il vero, altri giovani ci hanno già provato tanti anni fa e non hanno avuto la stessa fortuna. Perché, tanto per restare nel cinema, oggi c’è David ma ieri l’Oscar è andato vicino all’Oscar, perché un regista come Emidio Greco era più amato all’estero che in patria, perché ventidue anni fa un altro regista, Pasquale Pozzessere, gli aprì la porta” Verso Sud” con le sue immagini. Perché questa città ha lasciato svanire il Premio Taranto, perché ha perso il primato nel consumo teatrale (al Sud seconda solo a Napoli) e perché potrebbero continuare all’infinito nella capitale del distratto. Esatto: altri tempi. Ma era già tutto scritto e tutto era possibile, bastava vederlo e non era colpa del fumo dei camini. Oggi, possiamo dire ancora e con Antonio, “c’è un destino segnato / ho trovato la mia terra”. Tenerlo stretto ed esserne orgoglioso è il minimo che dovresti fare.
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