Il limite della vergogna | estense.com Ferrara – .

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Cos’è la vergogna nella Ferrara del 2024? Direi che quel sentimento che l’interesse politico o personale ti impedisce di provare prima dell’8 e del 9 giugno.

La nostra inchiesta sulle donazioni Covid ha ricevuto una risposta, più imbarazzante che imbarazzata, dal direttore generale del Comune di Ferrara. Una risposta che non ha fatto altro che confermare i sospetti più tristi.

Il sindaco Alan Fabbri ha lanciato un appello ai ferraresi, invitandoli a donare soldi all’ospedale per l’emergenza Coronavirus su un conto corrente intestato al Comune. Di quei 50mila raccolti nemmeno un euro è andato alla Cona.

E non c’era bisogno di lanciare una propria raccolta fondi. L’azienda ospedaliera aveva già aperto un conto corrente sul quale potevano confluire i soldi necessari per l’emergenza pandemica. E invece, solo per la voglia di piantare la sua bandiera anche in territori che non sono di sua giurisdizione, Fabbri ha invitato i cittadini ad affidarsi al suo metodo alternativo. E i cittadini, purtroppo per loro, hanno risposto.

A distanza di giorni, dal Municipio non è arrivato nemmeno il balbettio emotivo delle scuse. Neppure quando giochi sulla pelle della gente.

E le scuse, loro malgrado, sono dovute non solo a quei 108 cittadini che hanno donato convinti di fare del bene a chi lavorava nei reparti Covid, a chi lì è finito contagiato, a chi è entrato e uscito in una bara. Le scuse sono dovute a tutti i ferraresi. Ogni famiglia ebbe almeno un morto in quella stagione buia e vedere con quanta leggerezza chi le amministrava gestiva quei soldi fa rabbrividire.

Ora Fabbri e i suoi, scoperti con il dito nella marmellata, provano a giustificarsi dicendo che parte di quei 50mila euro (18.775) sono stati spesi «per sostenere gli acquisti, tanto necessari in quel periodo difficile, di dispositivi e servizi sanitari». : tamponi per test rapidi sul sangue, mascherine, tamponi rapidi per attività di screening”.

Secondo il direttore generale “l’obiettivo era quello di sostenere direttamente i costi dei servizi e dei dispositivi sanitari per fronteggiare l’emergenza pandemica e tutelare i nostri lavoratori, sollevando così le aziende sanitarie locali, già sovraccariche di lavoro, dal sostenere direttamente questo onere e queste spese”. ”.

Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. La normativa impone invece che sia l’ente comunale, e non l’azienda sanitaria, a provvedere ai propri dipendenti.

Per effettuare anche test e screening o acquistare mascherine, tra l’altro, il Comune di Ferrara ha ricevuto dallo Stato, nel periodo 2020-2021, oltre 10 milioni di euro sotto forma di risarcimento per minori entrate comunali e maggiori spese legate alla emergenza sanitaria.

Insomma, quei soldi avevano una sola destinazione possibile: l’ospedale. Non ci sono scuse valide. E, soprattutto, non si scherza sulla pelle degli altri.

Anche l’ultima timida rassicurazione dell’amministrazione Fabbri farebbe sorridere: i restanti 30mila sarebbero «responsabilizzabilmente vincolati all’istituto, in attesa di accordi specifici con le aziende sanitarie per la relativa destinazione».

Peccato che quelle donazioni, parole pronunciate all’epoca dallo stesso sindaco, fossero necessarie “in questo momento di emergenza” (nel 2020) per “coprire le spese urgenti”. Spese urgenti, non spese del prossimo millennio.

Infine, anche il Comune prova a mettere il cappello sui soldi arrivati ​​grazie allo sciopero dei dipendenti. «Sono stati il ​​sindaco e la giunta a volere questa destinazione, che non era affatto scontata né necessaria». La circostanza che siano stati invece – con nota ufficiale del 3 novembre 2020 – FP Cgil, Cisl FP e Uil Fpl a richiederlo è stata astutamente omessa (la pubblichiamo qui sotto a beneficio degli increduli).

E cosa fanno questi signori? Non solo sono incapaci di chiedere scusa, ma non sentono nemmeno il dovere di farlo, visto che aggiungono fantasiose ricostruzioni alla loro bizzarra gestione di quei soldi. E, se non sentono il dovere di farlo, il problema diventa di coscienza.

Mi viene in mente il nuovo slogan elettorale del sindaco: “Fin dove puoi arrivare”. Temo che manchi un segmento: “spostare il limite della vergogna”.

Sposta il limite della vergogna più che puoi. Almeno fino all’8 e 9 giugno.

 
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