Elezioni amministrative in Sicilia: se Gela, città “diversa”, si affidasse a un falegname…

di Salvatore Grillo

Nel 1943 le truppe alleate, per iniziare l’attacco all’Europa allora controllata dalla Germania nazista alla quale si unì l’Italia fascista con il consenso della monarchia sabauda, ​​decisero di sbarcare a Gela e lo fecero per vari motivi, non ultimo quello del basso fondale acque e la costa piatta che offriva al mare spiagge di sabbia dolce dove era facilmente raggiungibile dalle navi da sbarco cariche di soldati di tutte le razze e di decine di paesi diversi che si erano ammassati sulla costa africana distante solo 140 chilometri.

Si tratta, del resto, di un litorale verso il quale si sono diretti per millenni popolazioni che avevano accesso al Mediterraneo e possedevano adeguate tecniche di navigazione e non è un caso che proprio a Gela sia sorta una delle più potenti città-stato dell’antichità attorno alla quale si svilupparono i popoli che, all’epoca, esprimeva il maggior potere con cui si scontrava.

Gli angloamericani ed i loro alleati nel 43′ trovarono una cittadina di circa 40mila abitanti con un’economia prevalentemente agricola insieme ad una discreta attività di pesca. Ma Gela dopo qualche anno, probabilmente anche per l’interesse delle aziende americane, grazie al
con la scoperta della presenza del petrolio nel sottosuolo e con la costruzione di una grande raffineria, si ebbe una forte trasformazione sociale ed economica.

Riassumo questi fatti, ovviamente noti a tutti, per ricordare che hanno portato ad una trasformazione della popolazione e del territorio. Quest’ultimo è stato vittima di un colossale inquinamento il cui dato più inquietante è la presenza di pericolose quantità di arsenico nelle falde acquifere, mentre gli stessi studi dell’Eni parlano di un costo di oltre 20 miliardi per la bonifica.
A questo terribile fatto va aggiunta la constatazione dell’enorme sviluppo urbano derivante dall’espansione del numero dei residenti che hanno raggiunto anche il numero di 100mila, più del doppio della popolazione: guardando oggi la città si evidenzia, senza appello possibile , un’assenza di cultura e intelligenza in chi l’ha gestita.

A riprova posso aggiungere i miei ricordi: da bambino venivo dalla natia Caltagirone per bagnarmi nella bellissima costa e passavo per una cittadina armoniosa e gradevole, cosa impossibile da dire oggi data la costruzione con strade confuse ed inguardabili.

A questa fotografia impietosa va aggiunta la crisi economica intervenuta legata alla chiusura della raffineria senza investimenti sostitutivi nel settore manifatturiero, ma resta un dato importante che va tenuto presente: Gela rappresenta in Sicilia un raro esempio di città la cui le generazioni che oggi vi abitano hanno una formazione industriale e stanno attraversando ormai la crisi postindustriale, condizione parallela a quella di diverse aree del Centro-Nord Italia, quasi unica in Sicilia.

Questo fatto, unito all’elevato numero di abitanti, rende Gela un test interessante per capire quali reazioni i cittadini decidono di adottare quando il sistema democratico offre loro la possibilità di scegliere persone dotate di forti poteri di rappresentanza: il Sindaco e il Consiglio Comunale.

La logica porta a ritenere improbabile la fiducia negli ultimi interpreti di quel ruolo, che se non altro hanno peccato per aver esercitato il silenzio invece di “urlare”, ma scappare dalla candidatura o comunque rinunciarvi evita questa possibilità , sempre la logica porterebbe anche all’esclusione di un consenso sul “sistema” della politica che governa o ha governato Gela e la Sicilia.

Quindi mi aspetterei un aumento dei non votanti se a Gela non ci fosse una notizia che ha attirato la mia attenzione: si candida a sindaco un “omone”, un falegname particolarmente bravo, mi dicono, Filippo Franzone, 56 anni , che in questi anni non è rimasto chiuso nel suo laboratorio ma ha vissuto intensamente le lotte civili per migliorare servizi essenziali come la sanità, ma che hanno provocato anche lotte utili per disegnare un futuro migliore, che aprono diverse possibilità per la città, come certamente quello di orientare l’asse di sviluppo verso l’integrazione tra le due pianure siciliane e i due porti.

Si presenta come un cittadino pieno di passione civile e non cerca di irretire presentando alleati potenti, offre la sua disponibilità che rappresenta un’opportunità: questo probabilmente è ciò che la Sicilia cerca da sempre, rappresentanti che non abbiano amicizie importanti a Roma ma conoscenza dei problemi e coraggio di rappresentarli e non di nasconderli.

Questi, in sintesi, i motivi per cui il voto di Gela rappresenta, a mio avviso, un dato importante, per capire se esiste la via democratica al cambiamento o se l’alternativa al non voto avviene solo quando si fa appello al voto contrario che ha determinato la Successo effimero dei 5 Stelle.

Questa volta Gela ha la possibilità di cavalcare l’alternativa al malgoverno del “regime” grazie al coraggio di un suo cittadino: un segnale per i tanti Franzones, che abbiamo anche in Sicilia, di farsi coraggio.

 
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