il sistema sanitario non risponde – Ricerca – .

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Il 20% dei minori soffre di disturbi neuropsicologici nell’infanzia e nell’adolescenza. Parliamo di almeno 2 milioni di bambini e adolescenti in tutta Italia. E, come è noto, l’emergenza sanitaria della pandemia Covid ha esacerbato un problema già critico, non solo nel nostro Paese. A livello globale, infatti, si stima che il benessere mentale dei minori sia diminuito di oltre il 10%. Una nuova ricerca lanciata dalla Fondazione Cariplo e condotta dall’Università di Pavia in collaborazione con università lombarde e fondazioni sanitarie, dal titolo «Neurosviluppo, salute mentale e benessere psicologico di bambini e adolescenti in Lombardia», analizza l’accesso ai servizi sanitari nei paesi regione nel periodo dal 2015 al 2022, includendo quindi il periodo prima, durante e post pandemia. Nel 2022 sono oltre 137mila i bambini e i ragazzi che hanno cercato assistenza nel Sistema sanitario regionale per disturbi neuropsicologici di varia gravità. Di questi, 110mila sono stati seguiti in ambulatorio e quasi 25mila al pronto soccorso. Non solo: più di 17mila assumono psicofarmaci, quasi 7mila sono stati ricoverati almeno una volta e oltre 500 hanno intrapreso un percorso in una comunità terapeutica. Inoltre, nello stesso anno, il 51% di tutti i ricoveri per disturbi psichiatrici e il 79% di quelli per disturbi neurologici sono avvenuti in reparti inappropriati, come pediatria e psichiatria dell’adulto, piuttosto che in reparti specifici di neuropsichiatria.

Il sistema sanitario è saturo

Ma il quadro è potenzialmente più complesso e quasi certamente sottostimato. La ricerca è in grado di intercettare chi ha già un disturbo e ha accesso ai servizi, mentre resta fuori dai radar chi si trova ad affrontare difficoltà psicologiche, ma non ha ancora ricevuto una diagnosi perché in lista d’attesa o per altri motivi. Merito della saturazione del sistema sanitario e della crescente complessità dei casi, che rappresentano notevoli ostacoli alla gestione efficace della domanda. Su questo fronte, la (mancata) continuità assistenziale tra ospedale e territorio appare particolarmente critica, soprattutto per le situazioni di pericolo di vita come le persone con comportamenti autolesionistici e suicidari. Nonostante gli sforzi dei territori, infatti, la ricerca indica che il 74% di chi si rivolge al pronto soccorso non ha avuto contatti con le cliniche locali nello stesso anno. Si tratta di un’emergenza sanitaria trasversale, che ha un impatto significativo sugli adolescenti e sui disturbi psichiatrici, poiché compromette la possibilità di individuare precocemente questi problemi e di trattarli tempestivamente nei bambini e nei giovani, così come negli adulti di domani.

Pensieri suicidi: la tendenza era già iniziata prima della pandemia

Se il Covid ha contribuito ad amplificare e aumentare il disagio psicologico, i dati mostrano come l’aumento dei disturbi psichiatrici, dell’uso di psicofarmaci e dei comportamenti autolesionistici sia iniziato ben prima dell’inizio della pandemia. Nella ricerca condotta dall’Università di Pavia, quello che emerge è «un aumento dei giovani che presentano ideazione suicidaria (il processo di pensare, considerare o pianificare il suicidio, ed) o comportamenti autolesionistici/suicidari, ricoverati per la prima volta al Pronto Soccorso o in reparto”. I ricoveri – sia ordinari che in pronto soccorso – “sono passati da 76 nel 2015 a 115 nel 2019 (+51% in 4 anni) a 333 nel 2022 (+189%), con un aumento più marcato per le donne, passate da 49 a 2015, a 96 nel 2019 (+96%) a 277 nel 2022 (+189%) rispetto ai maschi, che sono diminuiti nel periodo pre-pandemia, passando da 27 a 19 (-29%), per poi aumentare nel post-pandemia. periodo pandemico arrivando a quota 56 (+195%)”.

La maggior parte dei casi riguarda la fascia di età compresa tra i 14 e i 18 anni, ma anche gli adolescenti di 12 e 13 anni mostrano incrementi significativi. E le ragazze sembrano essere quelle più a rischio: superano i ragazzi in termini di uso di farmaci, visite al pronto soccorso, ricoveri ospedalieri e avvio di percorsi residenziali terapeutici. Quanto all’impatto del Covid sulle nuove generazioni, sottolinea la ricerca di Cariplo, è solo all’inizio e si prevede che continuerà a farsi sentire per molti anni a venire, soprattutto sulle popolazioni più vulnerabili, cioè i minori provenienti da famiglie fragili, con genitori che si trovano ad affrontare difficoltà socioeconomiche o problemi di salute mentale, bambini e ragazzi che vivono in contesti svantaggiati e privi di servizi adeguati, nonché minori di origine straniera.

La gravità delle patologie aumenta, ma non ci sono abbastanza posti nei reparti idonei

L’aumento non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. Inoltre, la complessità delle situazioni trattate è in aumento, come testimoniano l’aumento degli accessi al pronto soccorso per i casi gravi, l’aumento dei giorni di degenza ospedaliera e il crescente numero di utenti che seguono percorsi psicofarmacologici. Nel decennio precedente la pandemia si è registrato un raddoppio degli utenti seguiti nei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA). Tuttavia solo un terzo di essi è riuscito ad accedere ad un percorso diagnostico nel servizio sanitario pubblico, solo 1 su 6 ha ricevuto risposte terapeutico-riabilitative di adeguata intensità e solo 1 su 5 tra coloro che hanno richiesto il ricovero è riuscito ad accedere ad un reparto adeguato, cioè specifico della neuropsichiatria.

Il bando per scuole, enti privati ​​ed enti pubblici: cosa c’è da sapere

Di fronte a questo quadro d’insieme, Cariplo ha lanciato per il terzo anno consecutivo il bando «Attenta-mente» con una dotazione di 2 milioni di euro che porta così il totale delle risorse stanziate dal 2022 a oggi a 11 milioni di euro. Si tratta di un bando che si rivolge a una vasta rete di soggetti, tra cui il no-profit, enti privati ​​e pubblici, come il terzo settore, servizi di neuropsichiatria, scuole e altri soggetti della comunità. I soggetti interessati possono presentare la propria domanda entro il 2 luglio 2024. L’obiettivo del bando è agire per invertire la tendenza e quindi individuare tempestivamente situazioni di disagio emergenti o nascoste e rafforzare la capacità dei territori nel fornire tempestivamente sostegno e assistenza ai minori e ai minori. famiglie. I progetti avviati con i precedenti bandi si sono concentrati sull’individuazione di situazioni di sofferenza emotiva e psicologica, spesso nascoste, utilizzando strumenti digitali come app, numeri verdi, canali WhatsApp e profili Instagram dedicati, nonché interventi di prossimità nei contesti della vita quotidiana delle persone. giovane. Per le problematiche già evidenti sono stati proposti percorsi terapeutici integrati con interventi sociali, educativi e psicologici. Inoltre, sono state previste attività di formazione e sensibilizzazione rivolte agli adulti di riferimento, quali genitori, insegnanti, istruttori sportivi, pediatri e medici di medicina generale, al fine di aiutarli a riconoscere e gestire segnali di difficoltà e disturbi.

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