L’Italia spenderà altri 840 milioni di euro per la difesa militare dei combustibili fossili – .

L’Italia spenderà altri 840 milioni di euro per la difesa militare dei combustibili fossili – .
L’Italia spenderà altri 840 milioni di euro per la difesa militare dei combustibili fossili – .

Nonostante l’aggravarsi della crisi climatica e il gravissimo inasprimento dei conflitti internazionali, con il voto di oggi la Camera si prepara ad approvare tutte le operazioni militari italiane a tutela delle rotte del gas e del petrolio avviate negli ultimi anni, dopo aver lanciato la nuova operazione European Aspides in primi di marzo. Secondo i calcoli di Greenpeace Italia, nel 2024 l’Italia spenderà circa 840 milioni di euro per proteggere militarmente le attività di ricerca, estrazione e importazione di combustibili fossili: in pratica, il 60% dell’intero budget destinato alle missioni militari è destinato a operazioni che hanno anche questo compito . Una spesa che in termini assoluti è in costante crescita dal 2019, contrariamente a quanto dovrebbe accadere per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica.

«Da anni Greenpeace denuncia l’uso delle Forze Armate per tutelare gli interessi delle compagnie petrolifere e del gas: una scelta che aggrava il disastro climatico e aumenta le tensioni in aree già instabili», dice Sofia Basso, ricercatrice per la Pace e il Disarmo presso Greenpeace Italia. «La crescita della spesa per missioni militari “fossili” conferma il fallimento della transizione ecologica del nostro Paese: invece di puntare sulle rinnovabili, il governo continua a investire in gas e petrolio».

In particolare, il rapporto governativo sulle missioni internazionali – approvato dal Consiglio dei ministri il 26 febbraio 2024 e al voto oggi – collega inequivocabilmente la nuova missione militare europea Aspides al nostro approvvigionamento energetico, mettendo in relazione il ruolo prioritario assunto dal «tema dell’energia sicurezza» con le «minacce alla sicurezza della navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden». In pratica, come denunciato da Greenpeace Italia già a gennaio, l’impegno militare italiano nel Mar Rosso mira soprattutto a difendere le nostre importazioni di gas e petrolio.

Greenpeace Italia chiede al governo italiano di fermare la protezione militare dei combustibili fossili e di tutelare la sicurezza energetica dei cittadini investendo nelle fonti rinnovabili.

 
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