I pestaggi, le gomme squarciate e gli appostamenti. Chi è Marco Manfrinati, il killer di Varese – .

I pestaggi, le gomme squarciate e gli appostamenti. Chi è Marco Manfrinati, il killer di Varese – .
I pestaggi, le gomme squarciate e gli appostamenti. Chi è Marco Manfrinati, il killer di Varese – .

Era presente Marco Manfrinati, il 40enne che ha ucciso per strada a Varese il suocero Fabio Limido, geologo 71enne, e ha colpito al volto l’ex moglie Lavinia Limido processo per atti persecutori nei confronti del 37enne e della madre di quest’ultimo. È quanto emerge all’indomani della tragedia avvenuta ieri pomeriggio, poco dopo l’ora di pranzo, in via Ciro Menotti, nel quartiere Casbeno di Varese. L’uomo, che ora si trova in carcere con l’accusa di omicidio e lesioni gravi, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip durante l’interrogatorio di rito.

Il processo per stalking e il divieto di avvicinarsi all’ex

Laurea in giurisprudenza e discreta esperienza come avvocato divorzista. Marco Manfrinati si era autosospeso dall’Ordine degli Avvocati di Busto Arsizio prima che fosse avviato un procedimento disciplinare nei suoi confronti a seguito delle accuse di stalking, gli erano stati attribuiti alcuni atti vandalici quali il taglio di pneumatici dell’auto, la rottura del lunotto posteriore e il danneggiamento del cancello di casa Limido. Per questi stessi fatti il ​​40enne era già stato rinviato a giudizio, con udienza fissata per il prossimo giugno. Inoltre, lo scorso 19 giugno, sempre nell’ambito del processo per atti persecutori, il gip del Tribunale di Varese aveva imposto all’uomo il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dall’ex moglie e dagli ex suoceri.

“Queste persone vogliono togliermi il fiato”

Come anticipa -, la causa del separazione Tra Manfrinati e Lavinia, che ora è ricoverata all’ospedale di Varese, è stata piuttosto burrascosa. Tanto che lei, spinta dalla madre e dal padre, alla fine è stata costretta a denunciarlo per stalking. Da qui l’iter giudiziario che aveva tolto all’ex avvocato ogni possibilità di incontrare il figlioletto e, forse, le ragioni dell’odio cieco che aveva sviluppato nei confronti dell’intera famiglia Limido. “Questi vogliono togliermi il fiato“, ha detto a quei pochi amici che gli hanno chiesto della sua situazione familiare.

Sotto sorveglianza in carcere

Manfrinati stava vivendo un periodo particolarmente tormentato, gravato da problemi economici e, probabilmente, dalla voglia di vendetta nei confronti della sua ex. I conoscenti lo descrivono come un ragazzo abituale e con un’alta stima di sé, almeno in pubblico. Gli inquirenti non escludono che il 40enne possa commettere atti di autolesionismo, motivo per cui è sotto stretto monitoraggio da parte degli psichiatri del carcere.

Intanto gli investigatori sono a caccia di elementi che possano ricostruire gli ultimi movimenti dell’uomo prima del terribile agguato di ieri pomeriggio.

 
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