Salerno, la Rivista dice “no” alla sospensione di Enrico Coscioni dall’Agenas – .

Salerno, la Rivista dice “no” alla sospensione di Enrico Coscioni dall’Agenas – .
Salerno, la Rivista dice “no” alla sospensione di Enrico Coscioni dall’Agenas – .

I giudici di Revisione respingere il ricorso del pubblico ministero avverso la decisione del giudice istruttore del tribunale di Salerno Piero Indinnimeo di non sospendere, come richiesto dall’autorità inquirente, Enrico Coscioni dal suo ruolo di presidente diAgenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Coscioni, ricordiamo, è già interdetto da un anno – insieme ai medici della sua équipe – dall’esercizio della professione medica a causa della morte di un paziente nelle cui arterie è stata ritrovata una garza dimenticata in sala operatoria. Una decisione, quella dei giudici del Riesame, che stride con quella assunta solo la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Salute Orazio Schillaci, di sospendere l’ex primario dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona dal prestigioso incarico, ritenendo che i fatti contestatigli sono «di tale gravità da avere indubbie ricadute anche sul ruolo da lui svolto come presidente degli Agena”. L’ordinanza del Riesame, al momento, resta riservata in attesa delle parti, difensori (avvocati penalisti Agostino De Caro e Gaetano Pastore), e la Procura della Repubblica di Salerno (diretta dall’avv procuratore capo Giuseppe Borrelli) leggere le motivazioni. Una volta esaminati gli atti, la Procura non esclude di ricorrere in appello contro questa decisione. I giudici salernitani, infatti, avrebbero fatto proprie le considerazioni del gip secondo il quale “l’assenza di pericolo di inquinamento probatorio non sembra incidere sull’esercizio del ruolo di presidente dell’organismo”.

L’ITER

La decisione del Consiglio dei Ministri dovrà essere ratificata nel corso della prossima riunione del Consiglio dei Ministri Conferenza Stato-Regioni che dovrebbe avvenire tra qualche settimana. Un atto che, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbe essere solo formale. Pertanto, una volta ratificato diventerà esecutivo. Tuttavia, per quanto riguarda la decisione giudiziaria, questa avrà peso solo nel contesto del procedimento che segue.

L’INVESTIGAZIONE

Il “conteggio” delle garze non quadrava ma dalle indagini strumentali effettuate non è emerso nulla. Infatti, anche durante l’autopsia effettuata sette mesi dopo la morte dell’il’imprenditore Umberto Maddolonon è stato facile ritrovare la garza “dimenticata” nel corpo di 62enne di Montecorvino Rovella, morto poco dopo un intervento al cuore. Solo con l’esame degli organi è stato possibile ritrovare la garza. Ammesso a San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona a causa di problemi cardiaci, Maddolo è stato sottoposto a due by pass e durante l’intervento gli sarebbe stata sostituita anche una valvola aortica dall’équipe del primario Enrico Coscioni, direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia cardiaca. Nel corso delle indagini, il sostituto procuratore Lidia Vivaldi, a vederci chiaro, avendo il sospetto che qualcosa fosse andato storto sia dalla visione della cartella clinica che dagli accertamenti effettuati subito dopo l’intervento a sostegno della denuncia prodotta dai familiari della vittima (moglie e figli, parte lesa), ha disposto la riesumazione della salma per l’autopsia: nel corpo dell’uomo è stata rinvenuta una garza di circa 15 centimetri che avrebbe costituito una concausa della morte dell’anziano. Fu così che la Procura chiuse il cerchio e chiese al gip di Salerno di adottare misure interdittive sia nei confronti dell’ex direttore che della sua squadra, ritenendo che questi avrebbe agito, nonostante la previsione dell’evento di morte, con «colpevolezza cosciente da parte violando le regole dell’ars medica e falsificando la cartella clinica”.

Insieme a Coscioni sono stati squalificati anche i medici della sua squadra: nove mesi per Gerardo Del Negro (cardiochirurgo) e Pietro Toigo (anestesista); sei mesi per Francesco Pirozzi (cardiochirurgo) e Aniello Puca (chirurgo vascolare). Il gip nella sua ordinanza ha usato parole molto forti per definire Coscioni in particolare per la sua personalità in quanto «anteponeva ogni attività utile a salvare il paziente l’esigenza di non mettere a repentaglio se stesso e la sua carriera». Una tendenza che il gip definisce “delinquenziale”.

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