E Cuffaro alla fine è rimasto senza lista e senza candidati… – .

Sembrava un po’ la trama di quel film, “Totò cerca casa” (regia di Mario Monicelli, 1949). Il protagonista, sfollato, cerca un posto dove restare, tra mille vicissitudini. Ma, alla fine, una casa, il nostro Totò, che in questo caso non è il principe della risata, ma di cognome fa Cuffaro, semplicemente non riusciva a trovarlo.

È crollata anche l’ultima trattativa all’ultimo minuto con Matteo Renzi e la lista per gli Stati Uniti d’Europa con Emma Bonino, e Cuffaro è rimasto con la scopa in mano al gran ballo delle prossime elezioni europee. Nessuno vuole fare coppia con lui. E pensare che lo cercavano tutti. E pensare che, nel segreto dei desideri più intimi dei leader, tutti lo volevano. Meglio ancora: tutti volevano i suoi voti. Ma non lui. Troppo gravoso il suo passato, quella condanna per favoreggiamento aggravato mafioso è già stata espiata ma che per lui resta uno stigma.


Cuffaro, da buon banditore, aveva messo in mostra la merce: «Con le ultime elezioni regionali, due anni fa, abbiamo raccolto in Sicilia centoquarantamila elettori. Possiamo arrivare a duecentocinquantamila”. Egli ha detto. Insomma, chi si è schierato con lui, lì “Nuova DC”, aveva un vantaggio. Erano pronti all’accordo in tanti, ma con tutti i se e i ma che hanno mortificato l’ex presidente della Regione Siciliana, che invece avrebbe voluto il simbolo sulla scheda elettorale, con pari dignità degli altri alleati.

È stato tutto come vorrei ma non posso. Da Forza Italia, dove il presidente della Regione siciliana Renato Schifani ha chiuso le porte – per evitare che l’ingombrante alleato rompesse i delicatissimi equilibri interni al suo partito – fino a Matteo Renzi, passando per l’altro Matteo, Salvini e la Lega. Là Fatto l’accordo, il candidato della nuova Dc troverebbe il suo posto al fianco di Roberto Vannacci e socise non fosse che il grande regista dell’operazione è stato Luca Sammartino, vicepresidente della Regione Siciliana e grande amico di Cuffaro, che poi ha perso tutto dopo essere stato colpito dall’avviso di garanzia per una vicenda di corruzione elettorale che lo ha messo momentaneamente in stand-by.

Dai collaboratori di Cuffaro emerge che il no definitivo all’accordo con la lista degli Stati Uniti d’Europa è arrivato da PiùEuropa, il partito di Emma Boninoconvinto che l’apporto di voti di Cuffaro e dei suoi uomini non avrebbe compensato la possibile fuga degli elettori – in un contesto in cui però Bonino, Renzi e soci, dopo gli ultimi sondaggi, guardano con ottimismo al voto di giugno, convinti di superare lo sbarramento anche senza i voti della Nuova Dc.

E pensare che Cuffaro, quello trascorse cinque anni nel carcere di Rebibbia, e non dimenticò mai di denunciare le condizioni di vita dei detenuti, contava proprio nella galassia radicale per un appoggio nelle sue battaglie. La leader degli Stati Uniti d’Europa in Sicilia è una storica radicale, Rita Bernardini, impegnata nel campo della giustizia e dello stato di diritto nelle carceri. Ma non era abbastanza. Infatti, una volta stilate le liste, Palmira Mancuso, coordinatrice regionale di PiùEuropa, che ha seguito passo dopo passo la formazione della lista, va oltre: «La lista degli Stati Uniti d’Europa nel collegio Isole è stata sottratta ad ogni tentativo, tutto siciliano, di utilizzare il momento elettorale come prova di forza per i dominatori locali di preferenze. non potremmo legittimare una storia che riguarda il sistema di potere che ha governato, e in parte governa ancora, la Sicilia”. Più rilassate le parole di Matteo Renzi, sabato a Palermo nella nuova Marina costruita con i fondi stanziati dal suo governo: «Proprio perché non c’è l’accordo con la Dc e non avremo i loro voti – Egli ha detto – Posso dire che un certo sistema di giustizia ad personam deve finire”.

Totò “Vasa Vasa” – chiamato così per il suo modo iperaffettuoso e molto siciliano di baciare tutti, amici e conoscenti – è abituato a porgere cristianamente l’altra guancia. Ma le guance sono solo due, e invece gli schiaffi ricevuti, alla fine, sono stati tre: Forza Italia, Lega e Lista europeista.

Quindi la nuova DC non ci sarà. Al massimo, dice il partito, ci sarà un “supporto esterno”. Insomma, nel frattempo si faranno trattative minori e sotterranee, nella speranza che i colonnelli del partito non si accordino per affari loro.

Saranno dieci le liste, e ottanta i candidati, che concorreranno per gli otto seggi a disposizione della circoscrizione Isole (Sicilia e Sardegna) alle prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Cuffaro non ci sarà e la lista di Michele Santoro è in dubbio “Pace, terra e dignità” che ha raccolto le quindicimila firme necessarie per presentarsi, ma con alcune imperfezioni formali che potrebbero portare ad una bocciatura. Santoro e i suoi colleghi hanno girato la Sicilia in lungo e in largo per raccogliere queste benedette firme, e nel momento di difficoltà è arrivato per loro l’aiuto più impensabile. Sempre lui: Cuffaro. Il suo partito si era detto pronto ad aiutare il nemico a raccogliere le firme necessarie, inviando militanti a firmare i moduli necessari per firmare la lista con incredibile apertura da parte di Santoro (“Non possiamo impedire a nessuno di aiutarci”.) e la risposta sdegnosa della cosiddetta base: “Il nostro cammino non sarà offuscato dai membri della vecchia classe politica”.

Del resto, a parte i candidati ovunque – Vannacci, Meloni, Renzi, ecc. – in Sicilia è partita la caccia ai testimonial antimafia. Forza Italia ha rubato al Pd Caterina Chinnici: la figlia del magistrato Rocco, ucciso dalla mafia, e candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione, ora ha fatto il salto e si ritrova ricandidata, a Bruxelles, ma in azzurro e anche lei in testa alla lista. I Cinquestelle di Giuseppe Conte rispondono con Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi sotto scorta dopo le minacce subite dalla “mafia dei pascoli”. L’azione di Carlo Calenda ha poi tirato fuori dal ponte Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano, giornalista messinese ucciso dalla mafia. L’aggregazione di simboli racchiusa sotto il nome della Lista Libertà, di Cateno De Luca, poi, ha giocato la carta di Piera Aiello, testimone di giustizia, e del Capitano Ultimo, l’uomo che ha arrestato Totò Riina.

È proprio sul fronte di Cateno De Luca, sindaco di Taormina che con il suo movimento “Sud chiama Nord” è stato la sorpresa alle ultime elezioni Regionali, che si registrano le maggiori apprensioni. Nonostante abbia inglobato diciannove sigle, comprendendo tutto e il contrario di tutto, dai No Vax ai pensionati, la lista, forte in Sicilia, rischia di essere bloccata su base nazionale. A fare la differenza è “Scateno” De Luca, protagonista di comizi e dirette Facebook sempre molto seguite. Ma qualche giorno fa, durante un comizio in piazza, si è ammalato. Ricoverato d’urgenza all’ospedale di Messina, gli è stata diagnosticata una polmonite acuta. Per lui è prevista una lunga degenza in ospedale, anche perché, nell’ottobre del 2022, dopo la frenetica campagna elettorale per le regionali, è stato colpito da un attacco ischemico. Con De Luca ai box la corsa della lista Libertà si fa davvero difficile.

Tornando al grande emarginato – Cuffaro – però, alla fine c’è una piccola ma grande consolazione. Perché nei momenti di conflitto, finalmente, c’è la pace. Una delle tante Dc che rivendicano l’eredità della gloriosa Democrazia Cristiana: dal 2010 a oggi sono nati almeno dieci partiti che portano nel loro simbolo la sigla Dc. Ora, dopo anni di avvertimenti, denunce, sentenze della Corte Suprema, ricorsi, polemiche, i delegati delle varie segreterie si sono incontrati e hanno firmato un accordo, con una road map che, se tutto andrà bene, potrebbe portarli a un congresso di riunificazione in ottobre. . Così Totò avrà finalmente trovato casa.

 
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