la parabola del manager che ha commesso un errore sui conti dei Giochi – .

la parabola del manager che ha commesso un errore sui conti dei Giochi – .
la parabola del manager che ha commesso un errore sui conti dei Giochi – .

Ciò che è costato a Vincenzo Novari la leadership delle Olimpiadi invernali del 2026 è stato, alla fine, il più banale dei motivi: il denaro. Nel 2022, quando questo abile e affascinante manager era ormai da tre anni alla guida della Fondazione organizzatrice, i presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, si fecero portare i conti. E scoprirono che delle sponsorizzazioni che avrebbero dovuto tenere in ordine i conti finanziari dei Giochi, Novari ne aveva portato a casa solo una piccola parte. Sul budget complessivo dell’evento, pari a un miliardo e mezzo, i privati ​​si erano impegnati a sborsare una cifra ben lungi dal garantire – al netto del contributo del CIO – il pareggio di bilancio. E poiché saranno le due Regioni, se alla fine i conti non tornano, a dover risarcire il buco, Novari è stato licenziato.

È stato l’unico inciampo, prima dell’avviso di garanzia consegnatogli ieri, in una carriera pienamente compiuta nel complesso e duro mondo delle telecomunicazioni. Quando Novari fu chiamato alla guida della Fondazione nel 2019, aveva da poco lasciato 3Italia, la compagnia telefonica che aveva seguito fin dalla nascita, che si era fusa con Wind. Nei lunghi anni alla guida di 3Italia il manager ligure ha maturato una solida reputazione di efficienza e anche un’immagine di familiarità con l’alta società e con la politica. Di casa a Courmayeur, matrimonio spettacolare con l’ex Miss Italia Daniela Ferolla, oggi conduttrice di Unomattina su Rai 1, Novari ha gestito con diligenza ed equilibrio anche i rapporti con le parti, facendo attenzione a evitare etichette permanenti. Quando gli chiesero quale fosse la sua donna ideale, rispose che era Giustina Destro, allora sindaco di Padova, molto vicina a Claudio Scajola. Poi è arrivata l’onda renziana, e Novari si è esibito sul palco della Leopolda: «Il tuo dovere, Matteo, è dimostrare alla gente che l’impossibile non esiste, che questo è il Paese più bello del mondo, e che può farcela» . Un discorso in cui era facile ritrovare l’eco dell’accorata lettera aperta che nel 2009, dalle colonne de Il Giornale, aveva inviato al figlio Giulio, «il tuo futuro è qui, nel tuo Paese».

Amore per l’Italia: questa, in fondo, è probabilmente la chiave per comprendere Novari, e anche per interpretare le sue oscillanti passioni politiche: perché ciò che conta non è il colore, ma il bene del Paese. Così, smaltita la sbornia renziana, si ritrova a dialogare con il Movimento 5 Stelle: il suo contatto con i grillini è il PR napoletano Domenico De Maio, che allaccia rapporti con il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Fu proprio Spadafora, nel 2019, a suggellare la sua nomina ai vertici della Fondazione (ndr: alla Fondazione venne assunto anche De Maio, e mantenne l’incarico anche dopo il licenziamento di Novari). Ma alla Fondazione Novari scopre che se i telefoni sono complicati, un carrozzone come i Giochi lo è ancora di più. Nella primavera del 2022 le voci su un suo imminente licenziamento si fanno insistenti, ad aprile parla il presidente del Coni Giovanni Malagò: «Siamo preoccupati per la situazione degli impianti».

Quel giorno Novari capisce che è ora di cercare un altro posto.

 
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