Salerno, Vicolo della Neve riapre piatti tipici e tradizione sulle note di Era de Maggio – .

Salerno, Vicolo della Neve riapre piatti tipici e tradizione sulle note di Era de Maggio – .
Salerno, Vicolo della Neve riapre piatti tipici e tradizione sulle note di Era de Maggio – .

È la parola tradizione che risuona tra le pareti appena tinteggiate del Vicolo della neve. Ma identità e appartenenza sono anche parole spesso rievocate nel corso di una mattinata che segna la riapertura al pubblico dopo tre anni della storica sede salernitana e che è soprattutto una giornata di festa. Ci sono le note di Era de maggio nella versione del parcheggio, i ricordi, le testimonianze, i travestimenti di un artista vestito da pappagallo che sembra sceso da dipinto di Clemente Tafuri e un diavolo che vaga tra i tavoli a simboleggiare il fuoco della cucina. E il presidente De Luca i primi a fare in modo che, quando incontrata, venga rispettata la tradizione culinaria che ha reso famoso il luogo nonna Maria, signora Maria Caputo, nonna dello chef e gestore Marco Laudato. «Per favore, niente pasticci, vorrei ammazzare quelli che fanno la pastiera pastiera…» dice il governatore a nonna Maria che intanto lo rassicura che il menù è rimasto invariato, con i peperoni mattutini, la parmigiana di melanzane, la pasta e fagioli, ciambotta, ragù, polpette di pomodoro, milza.

L’ATMOSFERA

All’interno è quasi tutto uguale, stesso pavimento, stessa disposizione dei tavoli, stesso frigorifero in legno, un angolo dedicato Alfonso Gatto che amava quel posto e cantò in una poesia il vicolo che dà il nome al ristorante. I gestori, però, sono nuovi. «Da salernitano, sento l’adrenalina di riaprire un posto come questo – racconta Fiorenzo Benvenuto, uno dei gestori – Questo non era un semplice ristorante ma un luogo di incontro che vogliamo far rivivere con quelle caratteristiche. Spero solo di essere all’altezza”. «Sentiamo una grande responsabilità – aggiunge Gerardo Ferrari, un altro dei manager – Durante i sei-sette mesi di lavoro tante persone si sono fermate a chiederci del ristorante, tanti avevano ricordi da raccontarci, per lo più legati ai loro genitori che non c’erano più». «È una giornata molto piacevole – dice Il sindaco Enzo Napoli – Una città è fatta anche di sensazioni e di ricordi, qui c’è un genius loci che si sente. Riaprire un luogo come questo è stata una sfida grazie alla quale si restituisce un luogo a una comunità e si rende un servizio alla città”. «Come salernitani ci troviamo in un luogo che ci fa ritrovare – dice il presidente della Regione De Luca – La chiusura è stata una ferita anche perché il Vicolo è andato avanti in tempi difficili poi ha chiuso quando è iniziato il boom turistico. Quando era chiuso e i turisti chiedevano se ci fosse un locale tradizionale, era un po’ imbarazzante dire che non c’era, tipo a Napoli c’è Mimì alla Ferrovia. Ci sono tanti posti belli ma non con queste caratteristiche. Mi sono assicurato che non facessero esperimenti di nouvelle Cuisine, avevamo la garanzia della tradizione. Adesso dobbiamo essere bravi a offrire un servizio di accoglienza, gentilezza, un rapporto qualità prezzo onesto ed evitare l’idiozia di posizionare casse con musica ad alto volume che porta solo confusione. Cerchiamo di avere un centro storico sereno, gradevole, attraente”.

GLI OSPITI

Poi le testimonianze di tanti salernitani veri in un ristorante trasformato in un palcoscenico dove ai tavoli siedono gli ospiti dei gestori, compresii Luisa Cardella nipote di Alfonso Fasano che per primo ebbe l’idea di trasformare una cantina in un ristorante. «I nuovi proprietari sono ipovedenti – racconta l’attore Yari Gugliucci – Aprono dove spesso chiude, in una città dove purtroppo ci sono tante chiusure dannosee l’Astra, la Mini, la Capitoli, la San Genesio. Spero continui ad essere un luogo di pensiero, dove si scambiano idee, il cinema spesso nasce a tavola”. «Va bene il senso della tradizione senza impigliarsi nella nostalgia – dice lo scrittore Corrado De Rosa – Questi ragazzi sanno anche guardare avanti».

Si concentra anche sul concetto di tradizione e identità ma anche di sguardo al futuro il professor Alfonso Amendola mentre Ciro Caravano di Neri per Caso scava nei ricordi personali: «Venindo qui mi sentivo come se fossi parte di uno spettacolo teatrale». Lo scrittore Ciro Romano ricorda come “i salernitani facciano fatica ad amarsi” per cui è gradito un richiamo identitario. «La nostra prima mostra, su foto di Pasolini di Dino Pedriali è nata qui – ricorda Marco Russo presidente di Tempi Moderni – Spero che questo spazio possa ospitare ancora tante idee.” E allora ci siamo: da oggi il Vicolo della Neve è pronto ad ospitare i suoi clienti dalle 12 a mezzanotte, sette giorni su sette.

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La mattina

 
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