26 maggio, festa di San Filippo Neri, compatrono di Manfredonia – .

26 maggio, festa di San Filippo Neri, compatrono di Manfredonia

Manfredonia – OGGI voglio parlarvi della nostra compatrona di Manfredonia.

Qui nella nostra città siamo abituati alla disattenzione; delle cose che hanno fatto i corsi della vita, non ne ho mai visto nessuno, e quasi nessuno ne parla nella memoria che merita, si tratta proprio di San Filippo Neri, al secolo Filippo Romolo Neri.

Nato a Firenze il 21 luglio 1515, battezzato nella piccola chiesa di San Pier Grottino, morì a Roma il 26 maggio.

Di famiglia benestante, il padre infatti lavorava come notaio, Filippo perse la madre quando era molto giovane. Filippo cominciò a frequentare il convento di San Marco Evangelista a Firenze, sotto la direzione del frate domenicano Girolamo Savonarola.

Durante gli studi in convento, il giovane Neri si appassionò a due testi che avrebbero rafforzato il suo successivo apostolato, questi sono: le laudi di Jacopone da Todi che poi musicò, di cui amava la spensieratezza gioviale ma accompagnate da una grande consapevolezza per l’umanità, un’altra opera era di un certo prete fiorentino, il libro si intitolava “Faceria del Pievano Arlotto, uno scritto molto sarcastico per l’epoca”.

Tra le sue motivazioni quotidiane c’è la figura dell’autobiografia di Santa Camilla da Varano, per il suo pensiero Neri la considerava una vera maestra. La copia dell’opera, infatti, è conservata ancora oggi nella Biblioteca Vallicelliana, con sopra note scritte autografe.

Giunto a Roma, visse come un eremita, tra le strade della città… dormendo sotto i portici delle chiese. Filippo è considerato senza ombra di dubbio “il Santo della gioia” o se vogliamo anche in senso serafico: il giullare di Dio.

In quegli anni in cui Neri viveva a Roma, c’era un altro santo nell’area romana: si chiamava “Felice da Cantalice”, un frate cappuccino, dal buon carattere, ma sempre accompagnato dal suo grande sarcasmo.

Dopo grandi ed innumerevoli sforzi disumani, Filippo insieme a “Persico Rosa” è riuscito a mettere in piedi una struttura di enorme speranza, questo era un “Oratorio”, il suo sogno di sempre.

Questo oratorio riuniva tutti i bambini abbandonati e disadattati, senza casa, che vivevano all’ombra di una vita marcia, al limite dell’emarginazione definitiva. Neri amava passare ore ad osservare i romani passeggiare dal terrazzo della sua stanza. Prima di morire ricevette la visita del suo caro amico di anni fa San Carlo Borromeo.

Pochi giorni dopo, a causa di una forte emorragia, morì con lo sguardo rivolto verso l’alto e un sorriso sano sulla bocca, come se fosse vivo. I gabbiani del nostro cielo Manfredonese, oggi gli fanno i capricci con i loro festosi voli – per aver espresso il suo nome – dall’acqua all’aria proprio come un tuffatore.

“Statua di San Filippo Neri. Nel duomo di Manfredonia dove sono conservate le sue reliquie: il ‘berretto’ e una parte del cuore” – foto del corteo che amò la cittadina.

di Claudio Castriotta

 
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