Settantamila chilometri in 8 anni attraverso 46 Paesi. La storia di Mina, la ragazza che gira il mondo in bicicletta – .

Pedala, mangia, dormi. La vita è semplice: andare in bicicletta, mangiare, dormire. E ci si può davvero credere se lo dice una ragazza che ha scelto l’avventura in solitaria 365 giorni all’anno e fa sembrare minuscolo il mondo di chiunque, a qualunque latitudine vivi e qualunque cosa faccia. Lei che – a 33 anni, che non li dimostra neanche lontanamente pur vivendo praticamente ogni notte accampata nel sacco a pelo tra passi alpini, parchi cittadini e il giardino di chiunque le offra spazio per la sua piccola tenda – ha iniziato a viaggiare nel 2016 e da allora non si è fermata: oltre 70mila chilometri percorsi attraversando – letteralmente – 46 Paesi.

Mina con la maglia regalatale da Fausto Coppi al Colle della Maddalena, tra Cuneo e la Francia, venerdì 25 maggio 2024

Ma i numeri non sono niente per chi ha ribattezzato la sua bicicletta con il nome Peanutbuttercup e vuole solo esplorare posti nuovi, fare lavori stagionali qua e là per mantenersi, dormire quasi sempre sotto le stelle per dimostrare che, semplicemente, “se vuoi te può farlo”. Anche a pedali, senza alcuna comodità, su una mountain bike vecchio stile – 18 chili senza contare i bagagli, made in Germany come lei – scelta come “casa, fidanzato, migliore amica di sempre”. Gli appunti su una piccola moleskine, qualche uscita sui social per aggiornare di tanto in tanto gli ormai innumerevoli amici, le foto su un’economica microcamera per non consumare la memoria del cellulare che resta spento nello zaino per la maggior parte del tempo. :«Nonostante la mia età, non vivo connesso. A casa sanno dove sono e cosa faccio e rispettano la mia scelta. Ogni tanto i miei genitori e mia sorella mi raggiungono da qualche parte e trascorriamo qualche giorno insieme. Cosa sta succedendo nel mondo? So qualcosa, scopro molto dopo che è successo. Ieri ho visto una signora sbuffare mentre leggeva il giornale, era davvero preoccupata, perché arrabbiarsi così? Un giorno un amico scioccato mi chiama per dirmi che, settimane prima, la regina Elisabetta era morta. Ovviamente non lo sapevo”.



Sotto i portici di Demonte, in valle Stura

Ovviamente ha un profilo Instagram. Che si aggiorna con i suoi tempi: l’ultima foto che la ritrae è di aprile e la mostra infagottata in un piumone arancione, con le mani che avvolgono una lattina di tè caldo sotto un rifugio di fortuna nella neve di un piccolo villaggio della Spagna (!?). La primavera può aspettare, Mina no. Dal Nord Africa, dove era partita a gennaio per un “mese folle, in Marocco, pieno di emozioni”, è tornata in Europa e da lì ha attraversato i Pirenei, il sud della Francia, ha pedalato in Liguria sull’Aurelia fino a Genova da dove , in treno, ha raggiunto Fossano, provincia Granda, ultima tappa prima di affrontare sabato le Alpi: il Colle della Maddalena tra due ali di neve in direzione dell’Alta Savoia a Chamonix.

A Cuneo, città delle biciclette, la sua tappa non è passata inosservata. Venerdì qualche ora in biblioteca, una sosta al sole in viale Angeli, poi via a Festiona: «Sono stupita di quante persone si siano fermate a parlare con me e mi abbiano notato». E ai ciclisti non poteva mancare la spinta per ritornare, magari nel fine settimana del 30 giugno quando la città sarà tutta di biciclette per una delle granfondo italiane più belle e storiche, la Fausto Coppi. Gli organizzatori l’hanno invitata ufficialmente regalandole la maglia della gara 2023. Con orgoglio, Mina lo indossò per scalare la valle Stura. A metà giugno conta di tornare a Torino. Chissà, magari potrebbe davvero accettare di scrivere un nuovo capitolo della sua storia, che intanto ha riassunto sul sito dove è possibile seguire le sue avventure pedalando (https://minatravelstheworld.wordpress.com).

Una storia avvincente, idee chiare, una forza d’animo impressionante: «Ho finito la scuola nel 2010 e ho iniziato l’università solo nell’ottobre del 2011. Ho sfruttato l’anno sabbatico per lavorare a tempo pieno per alcuni mesi guadagnando un po’ di soldi e poi viaggiare in Canada per cinque mesi dove ho fatto un po’ di “wwoofing” (World Wide Opportunities on Organic Farms, un’organizzazione che sta cambiando la prospettiva del volontariato e del mondo viaggiare attraverso il concetto di libero scambio). Ho lavorato in molte aziende agricole viaggiando dalla costa occidentale alla costa orientale. È stata un’esperienza incredibile”.

Terminati gli studi triennali nell’ottobre 2014 ha lavorato per circa un anno e mezzo. Facendo cosa? «Il poliziotto – ride quasi per giustificarsi -, ma non ero io». «I was wear a costume», sibila in un inglese vivido e senza inflessioni, aprendo una riflessione profonda: indossava un costume, un’uniforme, una maschera che ha abbandonato per inseguire il suo sogno on the road. Quindi proprio all’inizio: «Per il mio viaggio intorno al mondo mi sono state concesse due anni di ferie non retribuite. L’idea della bicicletta è nata poco a poco mentre pianificavo l’itinerario: mi è sempre piaciuto fare sport, amavo andare in bicicletta e non volevo dipendere dai trasporti pubblici e dai loro percorsi.”



E così, in sella. Come non sono molte, ma nemmeno poche le donne – basta scorrere internet per imbattersi in decine di storie di “ciclismo solitario al femminile” – che hanno scelto le due ruote per esplorare il mondo, almeno per un po’. E come farlo: «Chiedi ospitalità o ti accampa dove puoi. Meglio nella natura, meglio nel silenzio.” E dormire? «Dormo benissimo. La mia tenda non ha bisogno di molto spazio e ho un sacco a pelo molto pesante, sto bene anche con temperature sotto zero”: hai mai avuto paura? «Una volta di cane randagio, mai di persone». Notiamo un coltellino, un opinel verde, che taglia il nostro pane. “Lo uso solo per quello, non mi sognerei mai di provare a difendermi estraendo un’arma: qualcuno potrebbe prenderlo e usarlo contro di me.” La saggezza di Explorer o l’eredità dell’addestramento della polizia? Meglio avere lo spray al peperoncino, sempre in borsa, se necessario. Ma non servirà a niente: se hai passato centinaia di notti in tenda dormendo in giardino o in casa di perfetti sconosciuti, il bagaglio che porti con te non è solo quello della bicicletta. E Mina lo sa.

Il racconto è affascinante: «Sono tornato a casa dal mio primo viaggio nel 2018, erano passati solo due anni ma ero cambiato». Due anni di avventure, nuove esperienze, conoscenze speciali e luoghi meravigliosi. Tutto in diretta, senza filtri. Un piatto offerto, un’acqua da apprezzare anche dove c’è (9-10 litri al giorno necessari per bere, lavarsi, “fare il bucato” e stenderla sulla camera d’aria della bici e accontentarsi di ritrovarla se manca (“ Una risorsa limitata, dobbiamo diventare tutti più consapevoli”). Una vita senza previsioni né protezioni: aria gelida o calda oltre il manubrio che tieni tra le mani, al 100%.



Hai mai pensato di tornare alla vita di tutti i giorni, quella che vivono tante persone là fuori? «Sarebbe difficile per me, oggi non ho questo pensiero, non è ancora il momento. Mia madre una volta lo disse bene: con tutto quello che hai visto e vissuto, ogni posto sarà sempre piccolo per te”.

Così Mina, a fine 2018, lascia definitivamente il lavoro e riprende a girare. Si riparte ad aprile 2019. «Nel mio viaggio di due anni intorno al mondo ho conosciuto tantissime persone e la maggior parte di loro aveva visto più paesi europei di me, questo mi ha fatto pensare. L’Europa ha molto da offrire quindi questa volta ho deciso di iniziare a pedalare da casa. Nel mio ultimo viaggio ho preso molti voli. Questa volta intendo viaggiare in modo un po’ più rispettoso dell’ambiente: niente aerei, solo treni, autobus, barche e qualche viaggio in macchina”.

Se il punto di partenza è sempre Hannover, nel nord della Germania, questa volta il capolinea è la Georgia (attraversando nuovamente l’Italia nei prossimi mesi per imbarcarsi ad Ancona verso la Croazia e ripercorrere l’Europa fino alla Turchia). Il motto non è mai cambiato: «Non sognare la tua vita, vivi il tuo sogno!» (Non sognare la tua vita, vivi il tuo sogno!). «Perché rimandare sempre l’idea, perché avere paura che succeda qualcosa, perché aspettare di invecchiare e magari non poter più viaggiare? Lasciati ispirare e inizia a esplorare il tuo pianeta. Voglio vedere qualcosa di speciale ogni giorno.” Per scoprire infine che, forse, “qualcosa di speciale” sei proprio tu.

L’elenco dei paesi visitati da Mina durante il suo viaggio:

Italia, Danimarca, Austria, Croazia, Spagna, Francia, Norvegia, Islanda, Repubblica Ceca, Irlanda, USA, Canada, Svizzera, Olanda, Argentina, Cile, Costa Rica, Nicaragua, Fiji, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Malesia, Tailandia , Cambogia, Vietnam, Laos, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia, Portogallo, Albania, Montenegro, Grecia, Bulgaria, Kirghizistan, Kazakistan, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia, Italia, Marocco.



La pagina web a supporto del tuo viaggio: https://minatravelstheworld.wordpress.com/sponsors

 
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