Cremona Sera – Parole, parole, parole e problemi restano fuori dalla campagna elettorale ma esplodono nelle coalizioni – .

Colore Habet, vera alterazione sostanziale. La campagna elettorale di Cremona, pur enfatica, manca di sostanza. È un gioco di prestigio. Di illusionisti di second’ordine. Mancano i Copperfield e gli Houdini. Al loro posto gli interpreti di Per favore, non toccare le vecchie signorema la scelta del nuovo governo della Repubblica di Marubino è troppo importante per ridurla a un film di intrattenimento.

Ciò non ci impedisce di giudicare il film proiettato in città nelle ultime settimane. Due stelle e via.

Su un treno in movimento, su binari senza scambi, a prescindere dalle emergenze, il viaggio elettorale non prevede deviazioni o fermate.

Non prevede soste dovute a imprevisti. Per il Cesio 137. Per il «vasca di raccolta per 28.000 ton/anno di liquami a 50 metri dalle case di Gerre Borghi e al confine di Gerre de’ Caprioli» (Serata cremonese20 maggio): dal tanto citato e universale Shitstorm al nuovissimo e nostrano Shitsea.

Non è cosa da poco: «Viviamo a Gerre Borghi, frazione del comune di Cremona, senza rete fognaria e senza metano ma con l’incubo di un serbatoio liquame da 30mila tonnellate l’anno per il biometano». (Serata cremonese25 maggio).

Non prevede pause di riflessione sulla qualità dell’aria. Sull’incidenza superiore alla media di alcuni tumori.

Non comprende rallentamenti dovuti alle discussioni sulla nomina del consiglio di amministrazione del Centro Padane.

Lanciato intorno all’8 e al 9 giugno, il Frecciarossa elettorale rischia di schiantarsi contro il muro dell’indifferenza e della disaffezione. Di astensione. Che importa. Niente cambia più di tanto. Del sono tutti uguali.

La trama pasticciata non alimenta le speranze di un blockbuster,

La sceneggiatura ammuffita, costruita su schemi superati, ha nella fusione il suo tallone d’Achille. I protagonisti e i comprimari, raffazzonati e poco definiti nei loro ruoli, privilegiano la possibilità che un seguace metta in ombra il leader designato.

Il mainstream della liquidità e dei fluidi confina la politica a una sottoscala. Nel minestrone insapore. Nella pendenza. Nell’arca di Noè. Tutti insieme con passione e poi dividiamo equamente i posti nelle filiali e nelle istituzioni.

Modeste polemiche segnano un dibattito elettorale prevedibile e noioso, polarizzato tra due coalizioni. La legge del più forte costringe le altre squadre a boccheggiare nel limbo dell’anonimato. I lillipuziani potrebbero mescolare le cose, ma mescolare le cose è rischioso per i Godzilla che tengono il mazzo.

Il dibattito e la discussione si riducono ad argent de poche, una paghetta inadeguata per spostare i voti degli indecisi.

Le dichiarazioni dei candidati, monotone, contorte, impersonali, piatte, scontate, prive di fantasia, mettono in risalto le parti intime maschili. Targhe e omologazioni sono equamente distribuite tra le parti.

Le interviste trasmesse dall’informazione di regime, i comunicati stampa intervallati da domande, evocano le veline del Galeazzo Ciano.

Il centrosinistra – il Pd e la sua galassia – sta pagando un peccato originale. Un malinteso fondamentale. Un malinteso alimentato dai masochisti spin-doctor della coalizione, incapaci di suggerire una comunicazione più lineare e intelligibile. Meno confusione.

Un’ambivalenza di nome Luciano Pizzetti, ex parlamentare piddino, il top gun Maverick. Non un ciarlatano qualsiasi. Ma un uomo di peso. Può fare la differenza. Sia positivo che negativo. Riconosciuto da tutti come un politico di spicco, protagonista della campagna elettorale e valore aggiunto per la coalizione di cui fa parte. Allo stesso tempo può essere l’ombra che eclissa l’immagine di Andrea Virgilio, il suo candidato sindaco. E la sua non è una coincidenza.

Virgilio è il suo allievo. Il suo allievo. Il suo protetto. Il suo stagista.

Virgilio, il giovane cresciuto con cura e impostosi alla guida della coalizione di centrosinistra e di un Pd senza segretario-steward. Di un comandante capace di governare con successo la nave nel bel mezzo della campagna elettorale senza schiantarsi sugli scogli.

Un Pd che paga il prezzo di un segretario provinciale assente. Apparentemente estraneo alla concorrenza. Preso fuori contesto, Alice nel Paese delle Meraviglie.

Virgilio è il jackpot.

Leader di una squadra pro Virgilio, Maverick si è messo in luce. I media dell’establishment pubblicano senza risparmio dichiarazioni, interviste e foto che lo riguardano.

È un Pizzetti a tutto campo, una rappresentazione dell’uomo del destinotitolo di una commedia di Bernard Shawcon Napoleone come protagonista.

Ed è proprio Virgilio ad alimentare questa percezione. «Il suo (di Pizzetti, ndr) esperienza – spiega – del governo e le sue relazioni di alto livello saranno molto utili per una Cremona che vuole connettersi con le grandi direttrici dello sviluppo» (La Provincia23 maggio).

Sottolineare la centralità dell’ex parlamentare è un giusto e corretto riconoscimento delle competenze e dell’impegno del proprio mentore.

Ma è funzionale ad un gioco di squadra? È una strategia che paga? Se i comunicatori di Virgilio lo adottassero, probabilmente sì. Ma la scelta non evita due domande. «Perché Pizzetti non si è candidato sindaco e delegato Virgilio?». «Se vince Virgilio, chi governa? Lui o Pizzetti?”.

C’è poi la continuità-discontinuità relativa alla partecipazione dello studente di Maverick all’attuale amministrazione. Dieci anni durante i quali Virgilio non è mai uscito dal tempo. Conformista in flanella, si sarebbe detto una volta, ha sempre condiviso e difeso le scelte del sindaco Gianluca Galimbertidi cui è tuttora deputato.

Nota dolente, il problema della continuità-discontinuità non può essere risolto dall’interessato con una spiegazione in gergo politico (La Provincia23 maggio).

Cancellare la storia con la promessa che, se eletto sindaco, giocherà un’altra partitura e Dimentichiamoci del passato è un compito difficile, anche per un aspirante top gun.

«E la ragazza una sera andò lì. Ed è stato un gioco da ragazzi rimanere incinta». Al contrario, non basta un op-là perché Virgilio torni ad essere un Virgilio campestre. Presentarsi agli elettori come verginale. In senso politico. E ancor meno gli servono i pellegrinaggi mattutini ai bar per la colazione e lo scambio di opinioni con i cittadini (Virgilio, inizia il tour dei bar cremonesi, Cremonaoggi, 17 maggio).

Ma non è uno sforzo inutile, anzi può essere meritorio: lo sdoganamento politica da bar, così detestato e ridicolizzato da atleti e martelli. Quelli delle degustazioni, delle giacche di tweed, dei conventi intellettuali, del rosso fucsia meno impattante del rosso comunista.

Anche la coalizione di centrodestra ha i suoi problemi. Non è tutto oro quello che luccica. Parlare di tombe imbiancate sarebbe ingiusto. Scrivere di normale dialettica politica sarebbe un’eccessiva condiscendenza.

Più è indisciplinato Marcello Ventura, coordinatore provinciale e consigliere regionale di Fratelli d’Italia. Fisico massiccio e atteggiamento da paracadutista della Folgore, non esita ad entrare a gamba tesa in opposizione agli alleati. E così è stato con la nomina del consiglio di amministrazione di Padania Acque. Si schierò con Pizzetti e, insieme a lui, ne uscì sconfitto. Quasi come un cappotto.

Non c’è tempo per leccarsi le ferite che il film si è violentemente ripetuto per la nomina del consiglio di amministrazione del Centro Padane. Ventura si è scontrato con i suoi alleati di centrodestra e con alcuni suoi compagni di partito. Ha vinto, ma volano gli stracci: «Rivolta contro i Signoroni in Provincia” (Vittorianozanolli.it, 23 maggio). Ventura ha difeso la sua scelta (La Provincia 23 maggio). La tempesta non si è calmata. «Influenza tra Pd e parte di FdI: favori e retroscena” (vittorianozanolli.it, 25 maggio). Non è escluso un altro episodio.

Suicidio politico durante la campagna elettorale. Lanciarsi con il paracadute senza prima verificarne l’efficienza. Annuncio Calci nelle palle Alessandro Portesani, candidato sindaco del centrodestra. Un risultato eccellente

Colore Habet, vera alterazione sostanziale. Sembra in un modo, ma la sostanza è un’altra. Ma la sostanza c’è? Le occasioni non mancano. Il nuovo ospedale, il biometano, l’autostrada Cremona Mantova. Non mancano i giocatori d’azzardo e i cavalieri solitari: Paola Tacchini, Maria Vittoria Ceraso, Ferruccio Giovetti, Angelo Frigoli. Non colpiranno, ma meritano gli applausi. Per coraggio. E potrebbero essere il granello di sabbia che rompe gli ingranaggi del sistema. Perché non votarli? Un’alternativa all’astensione.

 
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