Lido Taranto, il Comune chiede di renderlo balneabile – .

Lido Taranto, il Comune chiede di renderlo balneabile – .
Lido Taranto, il Comune chiede di renderlo balneabile – .

Un tratto di mare e spiaggia in città. Oggi già accessibile per prendere il sole, domani (ma non subito, sia chiaro) adatto anche per fare il bagno.

È il Lido Taranto, la zona situata all’inizio del lungomare sotto il Nautilus, all’altezza di Via Cavallotti e Via Nitti. Il Comune si prepara a presentare istanza alla Regione Puglia per chiedere la balneazione in questo tratto, attualmente vietato, anche se sono già molte le persone che fanno il bagno in mare con l’arrivo dell’estate.

Ma il viaggio per arrivare alla meta non sarà breve, né facile. Speriamo di poterne parlare nell’estate del 2025. E non è da escludere che possa essere l’altro, nel 2026.

La richiesta

«C’è stato un problema con il drenaggio delle tubazioni dell’Acquedotto Pugliese, che però Aqp ha risolto – ha detto a Quotidiano Stefania Fornaro, assessore comunale all’Ambiente -. Intendiamoci: le acque lì non avranno mai la caratteristica dell’eccellenza, probabilmente scarseggeranno, questo lo vedremo meglio con le analisi, ma sono comunque balneabili. Ed è un passo avanti. Forse l’unica cosa che potrebbe accadere è quello che talvolta accade temporaneamente a Bari, per la spiaggia Pane e Pomodoro, o i casi in cui, per un numero limitato di giorni, viene impedita la balneazione a causa di accumuli nella condotta Aqp, ma l’Acquedotto assicura che ha risolto il problema. La conduttura è stata potenziata, non c’è più il punto di smaltimento dei rifiuti in mare e la qualità dell’acqua è migliorata. Lido Taranto sarebbe comunale e poi verrebbe dato in concessione”, prosegue il consigliere comunale.

Fornaro ha annunciato che il Comune è in procinto di presentare un’istanza per il Lido Taranto nel corso di una tavola rotonda al recente Tef (Taranto Eco Forum) dove si è parlato dell’acqua come di una “risorsa preziosa da tutelare”, cogliendo l’occasione della presenza di Nicola Ungaro, direttore dell’Arpa Puglia, l’agenzia ambientale della Regione.

Fornaro ha chiesto attenzione sulla pratica, ma Ungaro non ha preso impegni. Ricorda invece che la Puglia, lungo i suoi 940 chilometri di lungomare, monitorati dall’Arpa, ha una qualità delle acque quasi totalmente “ottima”.

La Puglia attualmente ha percentuali molto vicine al 100 su 100 (i parametri di valutazione sono “scarso”, “sufficiente”, “buono” e “ottimo”) e vuole difendere questo primato.

La prima risposta

«Parliamo di qualità della balneazione certificata con analisi – ha detto Ungaro – perché il riconoscimento della Bandiera Blu è tutt’altra cosa».

«In sostanza – è la risposta di Ungaro a Fornaro – se Taranto presenta una situazione al di sotto dello standard già raggiunto dalla Puglia, c’è il rischio di abbassare, anche se bisognerà vedere di quanto, quel dato di qualità che oggi, però, è quasi totalitario. Ed è considerato un punto di forza dalla Regione”.

«Infatti – conferma Fornaro – la Regione Puglia, per mantenere questo dato elevato, tende ad escludere dalla balneazione zone come la nostra».

Ci sarebbe anche un precedente recente: ci ha provato Molfetta, ma ha trovato il semaforo rosso, anche se, a quanto pare, l’esito delle analisi non è stato sfavorevole. «Ma noi come Comune – prosegue Fornaro – vogliamo andare avanti. Devono dimostrarci scientificamente che il Lido Taranto non è adatto alla balneazione. Adesso intanto, sulla base delle norme derivanti da una direttiva comunitaria, faremo richiesta alla Regione per individuare i punti di prelievo sul territorio. Una volta individuati i punti, i campionamenti delle acque inizieranno da aprile del prossimo anno fino alla fine di settembre. Non possiamo farlo quest’estate. Potrebbe essere l’anno prossimo”.

La procedura

Il primo passo riguarda quindi la balneabilità, con campionamenti da aprile a settembre e analisi sull’eventuale presenza di scarichi fognari. Poi le verifiche dell’Arpa proseguono nei tre anni successivi e tendono a inquadrare la qualità dell’acqua nei quattro profili sopra citati.

La questione Lido Taranto non è nuova per Arpa Puglia. Era stato proposto all’Agenzia un anno fa, ma poi il Comune non ha prodotto alcun documento concreto per avviare l’iter autorizzativo. Dicevamo che la strada per rendere il Lido Taranto balneabile non è semplice. Innanzitutto la prima cosa da fare riguarda l’allontanamento del tratto di mare dall’area portuale.

Il Comune intende avviare un tavolo di dialogo con la Marina Militare, la Guardia Costiera e l’Azienda Sanitaria Locale, quest’ultima già coinvolta. È probabile che dovranno essere attivate anche competenze ministeriali (Ambiente) o centrali (Corpo della Capitaneria o Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, da cui dipende il Corpo). Perché se Lido Taranto resta una zona portuale, è quasi impossibile che sia balneabile.

Un altro passo è ottenere dalla Regione l’aggiornamento della delibera (si fa ogni anno) relativa al campionamento dei punti di balneazione inserendo Lido Taranto. Se ciò non avviene Arpa Puglia non potrà mai effettuare alcun campionamento. Perché è la Regione a inviare all’Arpa la mappa dei punti da analizzare. Occorre infine valutare se la Regione intende accettare l’inserimento di un punto che già in partenza sa essere non eccellente e quindi invalidare quella cifra vicina al 100 su 100. Ma questo, si nota, è un problema che si verificherebbe solo tre anni dopo l’ulteriore fase di verifica. Entro un anno dovrà essere verificata solo l’idoneità alla balneazione. E poi, va evidenziato, Emilia Romagna e Toscana, per fare due esempi, non hanno certo gli stessi numeri di eccellenza che può vantare la Puglia, hanno percentuali più basse, e non si può certo dire che in queste Regioni il turismo, anche marittimo , non c’è nessuno.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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Giornale pugliese

 
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