«Bisogna pianificare» – .

«Bisogna pianificare» – .
«Bisogna pianificare» – .

Veduta del Castello Estense di Ferrara

Il grattacielo che lo scrittore ferrarese Giorgio Bassani definì “ignobile casone” è il nuovo simbolo di Ferrara. Su 30 piani del quartiere popolare di Gad, popolato da migranti e sinonimo di ghetto, sui pianerottoli due donne sono morte di overdose in due anni mentre il vicino giardino pubblico dove spacciavano gli stranieri veniva recintato e ristrutturato. Partiamo da qui per trovare speranze e contraddizioni di una città che da anni associa immigrazione e insicurezza, ma ignora il problema dell’aumento del consumo di droga in Italia.

Ferrara è all’ultimo posto per stranieri residenti in Emilia Romagna. Tuttavia, con l’economia ferma e il bilancio demografico in negativo, i migranti servirebbero a rilanciare l’agricoltura e il turismo. A dominare ancora la città è il polo chimico, per Fellini una “preziosa astronave posta al centro dell’Emilia” dove Natta inventò la Moplen, oggi divisa in più aziende. Il vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara Paolo Govoni: il rilancio passa attraverso la rinnovata industria chimica. «Lo sviluppo deve basarsi sulla ricerca, ad esempio – sostiene – per la produzione di plastica green. Il 2 maggio è stato firmato un protocollo d’intesa tra governo e istituzioni locali. L’ateneo ha sviluppato un progetto di efficienza energetica e transizione ecologica con il riutilizzo dell’acqua per ridurre i prelievi dal Po fino al 53%”.

La rinascita passa anche dal coordinamento tra le diverse aziende dell’hub per il presidente delle Acli ferraresi e vicepresidente delle regionali Paolo Pastorello. «Ad esempio nella ricerca da cui nasce buona occupazione – afferma – che serve a rilanciare il territorio collegando Ravenna e Marghera. Serve un progetto comune in cui le istituzioni collaborino insieme”. Invece il clima politico, non solo in vista delle elezioni amministrative di giugno, è incandescente dal 2016, quando gli abitanti di Gorino alzarono le barricate per impedire l’accesso a 12 profughe africane, una incinta e le altre con bambini, che avevano lasciato il territorio libico campi di concentramento. Lì è decollata la carriera politica dell’organizzatore dei blocchi stradali, il controverso vicesindaco uscente leghista Nicola “Naomo” Lodi che nel 2019 con l’elezione a sindaco di Alan Fabbri, fece conquistare al centrodestra Palazzo Ducale puntando sulla frazioni staccate dal centro e intercettando lo stato d’animo di una città delusa da 73 anni di governo di sinistra e arrabbiata con il Partito Democratico, in particolare con il governo Renzi, per non aver risarcito le vittime del crollo della Cassa di Risparmio di Ferrara nel 2015. A fine 2023 sono arrivati ​​i risarcimenti fino al 40% delle somme perdute. L’edilizia sociale è stata oggetto del tentativo di varare una nuova normativa basata sulle residenze storiche per escludere gli immigrati. Ma la giunta è stata sconfitta in tribunale. Per questo Fabbri ha attaccato lo scorso gennaio l’arcivescovo Giancarlo Perego – reo di aver commentato che povertà e stato di bisogno prevalgono sulla cittadinanza nei sistemi italiani – invitandolo ad accogliere i migranti a casa sua.

Visto che i colpi di scena non mancano, il mese scorso nella lista della Lega Nord si è candidata l’ex presidente della comunità nigeriana Evelyn Aghom. Ma “Cittadini del mondo” avverte che qui «gli immigrati vengono trattati male nelle strade e negli uffici comunali». L’associazione monitora la stampa locale con il sito “Watch out for the media” che da 14 anni porta avanti una rassegna curata da Robert Elliot, inglese, 72 anni, con un gruppo di giovani immigrati o di seconda generazione che collaborano al reportage di la Carta di Roma della Fnsi sulle questioni migratorie nei media italiani. «Quelli di Ferrara alimentano il razzismo creando una situazione di insicurezza inesistente – spiega -. Nel nostro studio “Sono solo parole” evidenziamo come il 70% degli articoli sui migranti riguardano criminalità e sicurezza, le uniche fonti sono la polizia. I migranti non sono mai protagonisti di storie positive”.

La comunicazione è una questione molto delicata. Fabbri ha denunciato il direttore del quotidiano online Estense.com Marco Zavagli che aveva definito “propaganda” la comunicazione istituzionale per la quale erano stati spesi 400mila euro all’anno in due anni. Caso seguito da “Ossigeno per informazione”. Ma l’uso improprio della comunicazione istituzionale a fini di propaganda con soldi pubblici sul quotidiano online del Comune e sul suo profilo Facebook è costato venerdì una condanna all’Agcom al sindaco.
Concorrente accanito è il candidato a campo largo del centrosinistra Fabio Anselmo, noto avvocato nei casi di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e del calciatore Denis Bergamini e compagno di Ilaria Cucchi. «Oltre – spiega Anselmo – ad aver avuto problemi a reperire spazi per comizi e manifesti, abbiamo portato in tribunale i responsabili della pagina Facebook “Penguini Estensi”, in ambito leghista, per diffamazione di numerosi cittadini critici. Mi sono candidato perché c’è un sistema di potere opaco che non ha a cuore gli interessi della città, voglio smascherare la narrazione finalizzata alla propaganda di cattivo gusto. Ferrara è ferma. Siamo al 101° posto su 107 tra le città italiane più antiche. Ma la priorità del centrodestra è difendersi, non è chiaro da chi». Con lui si è mobilitata parte della società civile. Patrizio Fergnani, pacifista che vive in periferia, ex sindacalista e presidente dell’associazione famiglie numerose, fu all’epoca oggetto delle antipatiche “attenzioni” dei “Pinguini” e poi si candidò nella lista civica” Ferrara bene comune” con Anselmo.. «Non c’è nessun progetto, la città offre solo concerti e spritz ai giovani. Il clima è pesante”.

Uno dei fondatori della lista civica, Dario Maresca, ex leader dell’Azione cattolica provinciale e nazionale, dopo due mandati difficili, non si ricandiderà e stanzia un bilancio pesante. «La giunta ha bloccato per cinque anni la spesa sociale mentre la povertà cresceva. Non ha un piano di rilancio. I giovani se ne vanno, noi in Emilia siamo sempre stati in prima linea, ora siamo in declino”. Un’altra candidata della lista civica di Anselmo Claudia Zamorani, portavoce dell’associazione “Finamente 2024″, vuole una città felice. «Puntiamo a ridisegnare la mobilità. Le auto con questo accoppiamento circolano ovunque”. Ambiente e integrazione dei migranti sono il punto di forza di Anna Zonari, psicologa, fondatrice della squadra di terra Mediterranea e candidata sindaco della lista di sinistra “Comune di Ferrara”. «Per ripartire dobbiamo promuovere la transizione energetica e le comunità energetiche e serve un piano di mobilità sostenibile che renda gratuiti i trasporti pubblici. E mentre la Caritas e i volontari cattolici confermano l’aumento della povertà, manca un osservatorio per quantificarlo”. L’altro candidato sindaco è l’imprenditore centrista Daniele Botti di “Ferrara Futura”. «In questa città – afferma – non ci sono figli. Il tema è la disoccupazione giovanile e il problema legato alla desertificazione industriale e commerciale. Vogliamo ripartire dal quoziente familiare nell’Isee per ridurre le tasse comunali”.

Presentando la lista civica di sostegno a imprenditori e commercianti, il sindaco Alan Fabbri rivendica 140 milioni di euro raccolti dal Pnrr che dovranno essere finalizzati. In sicurezza si accende. «Rispetto al 2019 abbiamo tolto diverse aree dal degrado, la battaglia continua. Abbiamo dato una visione diversa della città grazie alla polizia locale e statale. Oggi Gad è un’altra cosa”. Sui tagli alla spesa sociale? «Non ho visto tutti questi problemi, abbiamo provato a investire sulle famiglie e sugli anziani e siamo certi di vincere» taglia corto. Quanto al mercato immobiliare saturato da 18mila universitari fuori sede, spiega che il Comune vuole creare residenze studentesche. Quanto ai costi di comunicazione, «ho uno staff con diversi collaboratori», conclude, «forse dà fastidio il rapporto diretto con le persone». In attesa del voto di giugno della città con le sue 11 frazioni per creare nuovi equilibri nel centrodestra o nel centrosinistra per tornare in Comune, la società civile guarda avanti e in alto.

Il presidente della Fism, Biagio Missanelli, è impegnato a salvare dalla chiusura i 52 asili nido cattolici di Ferrara con un nuovo modello. «Siamo passati dalle gestioni parrocchiali alle cooperative sociali». La scuola di Palazzo Cini per la formazione politica della diocesi, invece, affronta con i suoi 64 studenti nuovi temi, dall’ecologia alla comunicazione politica, all’ospitalità per creare una nuova classe dirigente attraverso l’associazionismo, allargando gli orizzonti. Terminiamo a Casa Betania, dove la Caritas diocesana accoglie 36 donne e 14 minori – famiglie femminili monoparentali che il vescovo ha portato “a casa” – e dove, almeno qui, sono nati nove bambini.

L’arcivescovo di Ferrara Perego: «Crescente disconnessione»

Arcivescovo di Ferrara dal 2017 e presidente della Fondazione CEI Migrantes, monsignor Giancarlo Perego ha una visione chiara del futuro della città di Este che parte dall’apertura. Con lui, che per la Domenica delle Palme ha finalmente riaperto la cattedrale colpita dal terremoto del 2012, si parla di sviluppo e rilancio. «Temi come la viabilità e il Parco del Delta, i collegamenti del polo chimico con il porto di Marghera e Ravenna o il credito riguardano il governo nazionale e regionale, il Comune può agevolare e partecipare. Ma altri temi richiedono una maggiore coesione sociale e una maggiore collaborazione tra gli enti locali. Vedo infatti uno scollamento che rende difficile il raggiungimento degli obiettivi comuni, a prescindere dalle parti”.

Quali sono le criticità?

La città è sempre stata penalizzata dalla sua posizione geografica rispetto alla via Emilia e dalla sua particolare conformazione che distanzia il centro e la periferia. Il turismo in città, in ripresa ovunque, è in calo a causa dei beni culturali chiusi perché ancora colpiti dal sisma, tra cui numerose chiese. Abbiamo riaperto la cattedrale, ad esempio, ma ci vorranno ancora anni per completare il restauro esterno. L’università con quasi 30mila studenti, di cui due terzi fuori sede, è un patrimonio, ma in città inevitabilmente mancano alloggi in affitto per le giovani coppie. Puntiamo sulla costruzione di residenze studentesche, ma senza buone prospettive occupazionali, i giovani se ne vanno e Ferrara è una delle città più antiche d’Italia dal punto di vista demografico. Servirebbe manodopera straniera anche per l’agricoltura, ad esempio i profughi nei nostri centri trovano subito lavoro anche se per lo più stagionale e non tutti raggiungono la cifra minima necessaria per l’autonomia (6mila euro) e i contadini chiedono il triplo altrettanto. Ma è questa la città che attira meno immigrati dell’Emilia Romagna. E poi l’agricoltura, che qui vanta eccellenze come la frutta, sta perdendo le piccole imprese che vendono alle grandi aziende. Si ricreano così il latifondo che la riforma di 70 anni fa abolì mentre il granchio azzurro distrusse l’economia della pesca di 1.400 famiglie di allevatori di cozze che oggi sono costrette a cercare lavoro ai Lidi, dove il turismo, soprattutto straniero, è molto diffuso. in forte espansione con due milioni di partecipanti. Ma mancano programmi a lungo termine per i giovani, vedo solo eventi come concerti in città, ma i problemi restano. Prendiamo il fenomeno della droga, se ogni anno i sequestri di droga raddoppiano è segno che il problema è in crescita.

Quanto è ancora importante la chimica?

È strategico, il nuovo progetto dell’ateneo prevede la riduzione della metà del prelievo di acqua dal Po che sarà utilizzata per l’agricoltura. Si tratta di un progetto importante e pilota per la cura del Creato, nonché di progetti innovativi per il riciclo della plastica.

Secondo te come può avvenire la sua rigenerazione?

Solo attraverso l’apertura a nuove famiglie e nuove persone che devono integrarsi nella nostra realtà. Altrimenti città e territori sono destinati a morire. Ad esempio, non possiamo più coltivare da soli la nostra terra o seguire i turisti con i servizi essenziali. Senza apertura siamo destinati all’impoverimento. La pianificazione dovrebbe essere l’obiettivo di chi vuole il bene comune.

 
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