L’AQUILA – Con la prefazione di Moni Ovadia, edito dalle Edizioni Helicon, è uscito nelle librerie il secondo libro dell’aquilana Sabrina Prioli, dal titolo ‘Non finisce mai – stupro dopo stupro’.
Cooperando in Sud Sudan, nel 2016 Sabrina è stata violentata e torturata da un gruppo di soldati. Sopravvissuta miracolosamente alle atroci violenze subite, ha combattuto da sola, per 6 lunghi anni, un’estenuante battaglia umana e legale al termine della quale ha ottenuto un risarcimento da parte dello Stato del Sud Sudan.
Oggi Sabrina Prioli fa la coach e aiuta le donne che, come lei, hanno subito violenza. Una violenza che non finisce mai perché, come spiega nel suo secondo libro, una vittima di violenza sessuale è segnata per tutta la vita.
“Dopo lo stupro e la tortura lo stigma è perenne. Un segno distintivo che da un lato ti legittima come sopravvissuto nella lotta per la giustizia e la riparazione, dall’altro ti rende una vittima.
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Un essere vulnerabile, facile da giudicare e condannare, insultare e che merita indifferenza o disapprovazione. “Non finisce mai” riguarda le donne.
Di quanto sia difficile e precaria la vita in alcuni paesi del mondo. Quanta forza occorre, sempre e ovunque, per affrontare interrogatori e processi, cercando di resistere. Osare andare avanti. Sabrina Prioli parla per sé, ma parla anche da un punto di vista più universale e sociologico, rispondendo alle domande che le sono state poste sugli sviluppi e su cosa è successo dopo.
Parla di perdono, tempo e impegno. Parla dei muri, del silenzio dei media e delle istituzioni, e racconta il suo caso: sette anni di lotta, quasi sempre da solo, contro un intero governo (quello del Sud Sudan), un primo libro autopubblicato, migliaia di ore e decine di decine di migliaia di euro spesi, e in ogni pagina si avverte lo stigma: il peso di un evento indelebile che, se ti lascia in vita, non finisce mai”.