Abbiamo richiesto un incontro urgente con la direzione regionale dell’Emilia-Romagna su alcune questioni importanti.
Questo il testo della richiesta:
La sottoscritta organizzazione sindacale, come concordato nell’ultima riunione del 17 aprile, chiede un incontro urgente per capire perché tredici domande di mobilità presentate nell’ambito dell’accordo regionale sulla mobilità sono state respinte per particolari motivi.
Nel corso dell’incontro vorremmo anche capire perché la promessa di trasferire i vincitori regionali interni del concorso prima della conclusione della procedura, in modo da liberare sette posti in graduatoria, utili agli idonei non vincitori, non si è poi concretizzata .
Per quanto riguarda i criteri di assegnazione degli incarichi ai neo assunti, vogliamo esprimere tutta la nostra contrarietà sia alla scelta di alcuni criteri, sia alla trasparenza della comunicazione inviata ai neo assunti.
Non siamo d’accordo con la scelta di utilizzare il criterio della residenza in Emilia-Romagna, innanzitutto perché contrariamente alla normativa vigente che obbliga l’amministrazione ad utilizzare il criterio del posizionamento in graduatoria e anche perché l’informativa sindacale non indica la data a partire dalla quale la residenza è stata riconosciuta valida, perché una cosa è averla dalla nascita e un’altra cosa averla acquisita recentemente. Non si capisce nemmeno perché, in un’ottica di minimizzazione degli spostamenti pendolari, non siano state considerate anche le residenze delle regioni limitrofe a quelle dell’Emilia-Romagna, perché come già accaduto in passato un lavoratore residente in Veneto ma distante solo 8 km dal la sede di Ferrara venne assunta a Modena. Questo criterio si presta facilmente alla creazione di residenze fittizie e quindi per tutto ciò chiediamo che non venga utilizzato.
C’è poi il criterio di incompatibilità che non ha consentito a 20 candidati di ottenere la sede prescelta anche se fossero stati tra i primi in graduatoria ed avessero risieduto in regione. L’incompatibilità viene rilevata in coloro che hanno esercitato come avvocato o commercialista fino al momento dell’assunzione, anche presso altri studi professionali titolari di partita IVA, mentre se fossero stati lavoratori dipendenti l’incompatibilità non sussisterebbe (a patto di aver compreso le informazioni sindacali). Ma capita spesso che nel mondo del lavoro privato, se vuoi lavorare in uno studio professionale come dipendente devi aprire la partita IVA. Un modo per cancellare i diritti acquisiti dei lavoratori e far sostenere loro i costi di malattie, ferie, maternità e così via. Purtroppo in Italia questo fenomeno è molto frequente e ben noto all’Agenzia delle Entrate. Siamo il Paese europeo con il maggior numero di partite IVA.
A parte questo, non si capisce a quale norma si faccia riferimento per utilizzare l’incompatibilità come esclusione della provincia in cui è stata svolta l’attività; infatti né la legge 165/2001 né il codice deontologico interno prevedono questo tipo di determinazione, ma indicano chiaramente come comportarsi nel caso in cui una pratica affidata possa creare un conflitto di interessi.
Chiediamo pertanto di rispettare l’ordine di collocazione in graduatoria ed eliminare eccezioni di incompatibilità.
Sulla comunicazione inviata ai vincitori del concorso, “stranamente” non c’è traccia dell’aver dato priorità ai residenti nella regione, né dei motivi di esclusione per presunta incompatibilità. Infatti, se leggiamo la lettera di invito inviata ad un lavoratore tra i primi in graduatoria, residente nella provincia richiesta come prima scelta e respinta dall’Amministrazione, leggiamo solo: “…dopo aver valutato le preferenze da Lei espresse riguardo al luogo di incarico, della posizione in graduatoria e delle esigenze funzionali ed operative delle strutture dell’Agenzia delle Entrate, comunico che è stato assegnato alla Direzione Provinciale del…”
Siamo in attesa di conoscere la data dell’incontro richiesto.
USB PI Agenzie Fiscali Emilia-Romagna
