ricostruisci il dissalatore ed ecco tutte le nuove fonti d’acqua da cui attingere – .

La riduzione dell’acqua negli ultimi mesi è stata di circa il 35%. Per fermarlo subito, ed è già iniziato a Sciacca, l’Aica si affida ai camionisti, facendoli anche regolarizzare. Sono registrati e l’effetto è doppio: da un lato il camionista viene regolarizzato, dall’altro il cittadino ha la certezza che l’acqua portata da Aica è buona e controllata. All’incontro di questa mattina erano presenti anche i sindaci di Agrigento, Favara e Licata. “Le reti idriche ci sono e restano – ha spiegato il prefetto – ma noi, in qualche modo, dobbiamo portare quella parte ridotta. Da dove lo prendiamo? Da risorse aggiuntive e che l’acqua non può essere immessa in rete”.

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Ricostruisci il dissalatore

Le autocisterne da un lato, per attingere a quelle fonti alternative che non sono collegate, né possono essere collegate, alla rete idrica principale. E poi la ricostruzione dell’ Dissalatore Porto Empedocle, grazie ai fondi di coesione del governo nazionale. “Per fortuna tutte le tubazioni ci sono ancora, ma il cuore è stato tolto – ha spiegato il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, nel corso della conferenza stampa -. Il dissalatore di oggi non è quello di ieri. Esistono due modi per ottenere acqua desalinizzata. Uno è tramite bollitura, serpentino, raffreddamento ed esce acqua distillata alla quale bisogna aggiungere sali perché l’acqua distillata non è potabile e quindi ha un costo molto alto: energia, sali e pompaggi. Resta solo il costo del pompaggio se si passa ai dissalatori di ultima generazione, dò per scontato che saranno quelli, ma so dalla Regione che l’idea è quella di utilizzare i dissalatori a membrana lasciano già parte dei sali presenti in il mare. E questo porta ad un aumento dei costi, ma più contenuto”. Il prefetto ha fatto il paragone con gli impianti di rifiuti che i cittadini non vogliono che vengano costruiti e il costo della Tari: “Ci sono resistenze sia nella politica che nelle associazioni per gli impianti di rifiuti. Sono scelte e dobbiamo assumercene la responsabilità di fronte alle scelte. Se vogliamo l’acqua anche quando c’è la siccità, dobbiamo trovarla dove è possibile. E i dissalatori hanno i loro costi – ha sottolineato la massima autorità governativa -. non verrà utilizzata l’acqua del dissalatore. Il dissalatore serve nei momenti di crisi, ma questo spetta alla politica e non al prefetto o ai tecnici qui presenti – ha chiarito Romano – spalmare i costi negli anni, dovranno pur uscire da qualche parte”.

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Le nuove fonti d’acqua a cui attingere

Le nuove fonti a cui intendiamo attingere – indicate nel decreto di emergenza, firmato dal capo del dipartimento della Protezione civile – possono essere raggiunte solo con autocisterne. Il 35% di acqua che manca, Aica e Comuni cercheranno di compensarlo grazie a queste fonti e alla consegna a domicilio. Ecco di cosa si parla nel dettaglio: nuova primavera a Cammarata, cioè potenziamento del gruppo primaverile Chirumbo Tricca 1 e 2 (serviranno 167.300 euro); realizzazione di un nuovo pozzo, adiacente al pozzo Grattavole, di cui sarà gemello a Sciacca (costo 602.400 euro); revamping pozzi a Ribera, ovvero riattivazione di due pozzi comunali nei pressi del gasdotto Favara di Burgio nel quartiere Castello (80mila euro); stessa cosa a San Giovanni Gemini, ovvero riattivazione di 3 pozzi comunali nel quartiere Edera-Santa Lucia; Circonvallazione e interconnessioni tra le reti a San Giovanni Gemini. In questo caso l’intervento prevede la realizzazione di una condotta di collegamento che consenta l’interconnessione tra i due versanti dell’acquedotto rurale “Serracanale”, alimentato da fonti proprie (pozzi) e Ficuzza alimentato da una rete idrica proveniente dal bacino di Fanaco e consegnata da Siciliacque allo spartiacque del Bosco nei pressi dell’abitato di Mussomeli, così da poter rifornire d’acqua dalle proprie fonti il ​​versante di Ficuzza, che è quello più carente, liberando così risorse del bacino di Fanaco utilizzabili per acqua potabile. Spesa prevista in questo caso di 150mila euro. E anche il revamping del pozzo Grattavole 4, realizzazione di una condotta di collegamento al campo pozzi già gestito dall’Aica – costo 400mila euro – a Sciacca.

Naturalmente interventi di questo identico tipo sono previsti anche nelle province immediatamente adiacenti ad Agrigento. Nuovo pozzo accanto al Callini – spesi 289.250 euro – a Caltabellotta; ma anche al pozzo “E” di Favara di Burgio per un costo di 189.150 euro. Si tratta di nuove risorse rispettivamente da 30 e 50 l/s. Nel primo caso si tratta del recupero di un pozzo colpito da una frana nel 2023 ed è un pozzo interconnesso con il sistema Favara di Burgi, quindi rappresenta un’integrazione di risorse a favore del territorio agrigentino. Nel secondo caso, grazie agli studi idrogeologici, è stato possibile valutare che la falda acquifera di Favara di Burgio ha ancora un potenziale di sfruttamento. L’intervento prevede la perforazione di un nuovo pozzo da inserire nel sistema Fav da convogliare al polo di Agigento e attraverso altri interventi inviare la risorsa verso l’acquedotto Gela-Aragona.

L’acqua che non può essere utilizzata per scopi umani verrà utilizzata per l’irrigazione

“Laddove abbiamo trovato sorgenti che hanno un limite di solfati superiore a quello imposto dalla legge, abbiamo studiato con le autorità sanitarie la possibilità di diluizione. L’acqua che non può essere utilizzata per l’uso umano verrà utilizzata per scopi irrigui – ha spiegato il prefetto Filippo Romano – L’Enel ci ha offerto verbalmente la possibilità di utilizzare l’acqua del dissalatore di Porto Empedocle, l’unico dissalatore che abbiamo. È acqua che per legge non è potabile, ma in realtà risulta utilizzabile, non è distillata, ma è utilizzabile. Quell’acqua contiene sali e la faremo valutare periodicamente dall’Asp.

Nel breve-medio periodo supereremo le difficoltà legate alla questione agricola, che riguarda l’area del Nord. Chiuderemo – ha spiegato il prefetto – il ritiro della turbina dalla stazione di pompaggio sulla diga di Castello e trasferiremo tutte le acque alla diga di Gammauta per l’agricoltura. Soluzioni simili per Bivona che per 40 anni ha potuto irrigare gratuitamente i campi da pesca, oggi non è più possibile e bisogna andare incontro alle esigenze dei contadini e al fatto che l’acqua deve essere pagata”.

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