Il DNA inquadra il killer mafioso della famiglia Fioretto ucciso a Vicenza nel ’91 – .

Il DNA inquadra il killer mafioso della famiglia Fioretto ucciso a Vicenza nel ’91 – .
Il DNA inquadra il killer mafioso della famiglia Fioretto ucciso a Vicenza nel ’91 – .

Notizia

Di Ivano Tolettini 12 giugno 2024

Un presunto assassino già condannato per attività mafiosa. Nello specifico della ‘Ndrangheta. Begnozzi uccise l’avvocato d’affari Pierangelo Fioretto e sua moglie Mafalda, detta Dina, il 25 febbraio di una fredda sera di 33 anni fa a Vicenza, suscitando uno scalpore che durò a lungo nella opulenta provincia veneta, soprattutto viste le modalità della mafia tipo con il colpo di grazia sparato ad entrambi i moribondi nel cortile del condominio in cui vivevano, sarebbe stato il calabrese Umberto Pietrolungo, 58enne affiliato al clan Muto di Cetraro. Ieri gli è stata consegnata l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Vicenza nel carcere di Cosenza, dove si trova per un altro procedimento della Procura di Castrovillari. È stato il procuratore capo di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, ad annunciarlo ieri mattina in conferenza stampa a conclusione di un’indagine che ha visto la clamorosa e inaspettata svolta quando il Servizio di polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine ha evidenziato la corrispondenza tra il DNA isolato su un guanto abbandonato da uno degli assassini dei coniugi Fioretto subito dopo il duplice omicidio, e il profilo genetico isolato l’8 gennaio 2022 nell’Hotel San Daniele a Cirella di Diamante in provincia di Cosenza, dove si trovava ferito a colpi di arma da fuoco Roberto Martini.
“Non mi sorprende che il presunto assassino sia legato alla criminalità organizzata – afferma l’antiquario Gianpaolo Fioretto, fratello della vittima, fiorentino -, l’ho sempre detto e l’ho ripetuto anche recentemente a L’entità perché Pierangelo era noto per la sua rettitudine morale. Si occupò delle principali crisi aziendali non solo del vicentino per conto dei tribunali veneziani, che lo nominarono liquidatore o liquidatore, e disse no ai tentativi di infiltrazione mafiosa. Mi è venuta subito questa idea leggendo le carte. Ringrazio la magistratura e le forze dell’ordine per questo risultato significativo anche se ci sono voluti tanti anni”.
Ancora una volta è l’evoluzione delle tecniche investigative a consentire la soluzione di un “cold case”, un mistero apparso inestricabile per decenni. Il primo passo che ha portato alla svolta nell’ottenimento di una concordanza positiva di “primo livello” tra i profili genetici isolati sul guanto di pelle trasmessi nel 2012 dalla Questura di Vicenza all’ufficio interregionale di polizia scientifica di Padova, e quindi all’Anti-Centrale Crimine di Roma, e quello isolato nel 2022 in Calabria, sono avvenuti quando la tecnica di genetica forense si è evoluta tanto da identificare il DNA su tre esemplari prelevati dal guanto di pelle rinvenuto in Contra Porta Santa Lucia a Vicenza, a poche centinaia di metri dalla il luogo del delitto. Su quel guanto gli specialisti della polizia hanno individuato una massiccia presenza di particelle di piombo, bario e antimonio come sui due cadaveri. Che si trattasse di un probabile delitto di mafia fu il fatto che i sicari, che quel giorno avevano aspettato per ore Fioretto fuori dalla casa di Contra Torretti, usarono due pistole giocattolo “Nuova Molgara” modificate per sparare proiettili calibro 7,65 e dotate di silenziatore. Le armi all’epoca erano usate dai sicari della criminalità organizzata. Non solo, gli assassini avevano agito a volto scoperto, contando sull’impunità. E gli identikit realizzati grazie ai numerosi testimoni che hanno guardato in faccia gli assassini corrispondono alle foto segnaletiche di Pietrolungo del 1991. In quegli anni avrebbe operato al Nord e sarebbe stato fermato il 15 dicembre 1991 a Genova – dove risiedeva a Gogoleto dal 1982 al 2010 – per rapimento e rapina a mano armata ai danni di un gioielliere. Il 7 luglio di quell’anno venne controllato a Milano insieme a due esponenti del clan Muto, dimostrando, per gli inquirenti, che Pietrolongo avrebbe fatto parte della ‘Ndrangheta. Ci sarebbe anche un pentito che lo chiama in causa. “È un risultato importante – spiega il procuratore Bruno, che ha coordinato l’inchiesta diretta dal sostituto Hans Roderich Blattner – che corona anni di pazienti indagini e che ora attende il vaglio dei giudici”.


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