il presente è stato scelto” – .

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Quando si scoprì che Giulio Regeni era stato torturato e ucciso, molti dissero alla famiglia di dimenticarlo, che non sarebbero andati da nessuna parte: e spesso erano le autorità stesse a farlo. Eppure, il desiderio di verità e giustizia per Giulio non ha mai fatto vacillare nemmeno per un istante i suoi genitori Paola e Claudio. Una volontà sostenuta dall’affetto di persone che hanno formato un grande movimento collettivo e hanno dato vita a tante iniziative, come la panchina gialla posizionata sull’isola della Certosa di Venezia, di fronte al punto in cui mare e laguna si incontrano nel ricordo dell’acqua che Giulio amava.

L’associazione Articolo 21

Voluta da Articolo 21, l’associazione che da subito ha fatto da scorta mediatica alla famiglia per smontare le falsità costruite e raccontate su Giulio, la panchina gialla della Certosa si affianca a tante altre panchine, ma riporta anche il logo della stazione della metropolitana di Dokki al Cairo, dove il ricercatore è stato visto un’ultima volta, un modo per contribuire al racconto della sua storia. «La scorta mediatica diventa allora una scorta emotiva insieme a quella di tante persone che ci sostengono», ha detto Paola Regeni. “All’inizio parlavamo di un popolo che ha dimostrato solidarietà, oggi parliamo di un popolo che ha assunto un impegno civile enorme”.

Articolo 21 Venezia e la voga Settemari, con Claudio e Paola Regeni, Ottavia Piccolo (presidente Associazione Articolo 21 Venezia), Luciana Milani, mamma di Valeria Solesin

“Chiarezza su quanto emerso nel Report”

I genitori hanno sottolineato come l’idea della panchina si riferisca al presente, all’azione, a un processo in atto e sostituisca, almeno per ora, la proposta di una lapide o di una strada. “Siamo noi oggi che facciamo la storia, siamo noi che adesso operiamo e contribuiamo ad una memoria attiva e quindi uno striscione, un braccialetto, una panchina sono il segno di un impegno civile attuale e fattivo” hanno ribadito i genitori . E fa parte del presente anche la richiesta dell’articolo 21 avanzata dal presidente Beppe Giulietti che da Venezia chiede a gran voce al governo di fare chiarezza su quanto emerso Rapporti che ha dimostrato che lo Stato era a conoscenza del caso Giulio prima della comunicazione ufficiale della sua scomparsa, avvenuta a fine gennaio 2016, quando vi fu Matteo Renzi premier.

Il sollevamento del vogatore Settemari per Giulio

Alcuni passaggi del libro Giulio fa delle cose di Feltrinelli, letto da Ottavia Piccolo, attrice e presidente di Articolo 21 Venezia, ha accompagnato la cerimonia di inaugurazione, alla presenza anche di Valeria Solesinala ragazza uccisa nell’attentato al Bataclan di Parigi, Luciana Milani che ha abbracciato la famiglia. Una ventina di membri del canottaggio Settemari onorò Giulio con gli alzaremi, gesto d’onore che viene compiuto solo in nome di personalità di grande rilievo. La famiglia, arrivata insieme all’avvocato Alessandra Ballerini, ha ricordato che la prossima udienza si terrà il 19 giugno nell’aula bunker di Rebibbia. “La panchina è un luogo per stare insieme, per parlare e per aprire un dialogo che anche Giulio cercava costruendo un ponte tra le culture, ma non gli hanno permesso di farlo” hanno detto i genitori, aggiungendo che la panchina è per tutti e tutti i Giulio e Giulia del mondo.

“Aspettiamo la sentenza vera e giusta”

Ballerini ha ricordato che l’iter del processo è stato ed è tuttora tortuoso, ma anche fondamentale per la famiglia e per chi vuole verità e giustizia: «Se in una sentenza si scrive che in Egitto la tortura è praticata sistematicamente, forse sarà meno è facile stringere la mano insanguinata ai dittatori”.

 
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