tra conquista della libertà e diritti del lavoro – .

tra conquista della libertà e diritti del lavoro – .
tra conquista della libertà e diritti del lavoro – .

Esiste un fil rouge che costituisce un legame indissolubile tra le due date del 25 aprile e del 1° maggio: la conquista della libertà e della democrazia con la sconfitta del nazifascismo non può prescindere dall’ulteriore percorso che dovrà essere intrapreso per la piena attuazione del diritto lavorare, come sancito anche dalla nostra carta costituzionale. La nostra Costituzione è figlia dei valori della Resistenza: è l’attuazione di quei valori come fonte di diritto e come tale rappresenta come logica conseguenza tutto ciò che da essa scaturisce. Affermare la democrazia e il diritto alla libertà significa promuovere tutte le condizioni per una vita dignitosa e queste condizioni si fondano sul diritto allo studio e al lavoro: questo significa promuovere la cultura, la dignità e il benessere. L’essenza stessa della nostra Repubblica trova il suo fondamento nel lavoro, come sancito dal capo I dell’art. 1 dei PRINCIPI FONDAMENTALI, mentre il diritto al lavoro è sancito nel capo I dell’art. 4 negli stessi PRINCIPI e sul valore sociale del lavoro nel capo II dello stesso articolo. Nel TITOLO III della nostra Carta Costituzionale, con quanto disposto dall’art. 35 nei capi I e II, la Repubblica si impegna alla tutela del lavoro e alla promozione della formazione professionale, mentre nei successivi articoli 36 e 37 il diritto ad un’equa remunerazione, alla garanzia di condizioni di lavoro dignitose, nonché alla tutela della parità di diritti tra uomini e donne in ambito lavorativo e professionale.
Può forse sembrare un mero esercizio di pedanteria aver richiamato qui specifici articoli della nostra Costituzione, ma non mi stancherò mai di ripetere che essa va letta e riletta, perché i più sembrano aver dimenticato il suo vero spirito e i suoi veri contenuti e questo Succede spesso tra chi si riempie la bocca di riferimenti alla Costituzione, ma in pratica fa ben poco per farla conoscere e affermarne i principi. Degli articoli sopra citati, ad esempio, quanto possiamo dire oggi che sia stato pienamente attuato? Quanto è stato fatto nel nostro Paese per affermare il diritto al lavoro di tutti? E quanto è stato effettivamente fatto per garantire condizioni di dignità, sicurezza e protezione ai lavoratori? E quanto ancora è stato fatto per garantire la parità di diritti tra uomini e donne? Non starò certo qui a descrivere la situazione attuale del nostro Paese, perché è sotto gli occhi di tutti: siamo in una società che ha dimostrato chiaramente l’incapacità (e forse anche la mancanza di volontà) di saper attuare e attuare in modo soddisfacente i nostri valori costituzionali. Detto questo, proprio nello spirito di quel fil rouge che è il legame tra il 25 aprile e il 1° maggio, legame indissolubile tra valori antifascisti e visione di progresso e realizzazione dei valori umani attraverso lo strumento del lavoro , intendo affrontare le questioni che seguiranno all’associazione R/Esistenzain qualità di promotore delle iniziative svoltesi in occasione della celebrazione del 25 aprile presso il Dopolavoro Ferroviario di Velletri.

Nella vostra associazione ognuno di voi è attivamente impegnato sul fronte politico e sociale del territorio veliterno. Ognuno di voi potrebbe descrivere brevemente che tipo di realtà locale ha incontrato, quali difficoltà ha incontrato nel cercare di coinvolgere le persone nelle sue iniziative e con quale mentalità diffusa si è trovato a dover fare i conti?

La comunità di Veliterna ha delle potenzialità a nostro avviso ancora molto inespresse; Città di più di 60.000 abitanti, costruita sul tessuto artigiano-contadino, conta ormai molte anime che la popolano, dalla numerosa popolazione studentesca alle seconde generazioni di migranti, pendolari, nuovi arrivati ​​dalle città vicine; non si può parlare di una mentalità diffusa, diremmo piuttosto che ce n’è una dominante, che vuole vedere Velletri come una città dormitorio di Roma, dove la gente vive, ma dove non vive; che si ostina a ignorare l’esistenza delle altre anime e i loro bisogni. Se a questo si aggiunge il fatto di vivere in un Paese dove è incredibilmente più facile ostacolare che promuovere, purtroppo, spesso vince il non fare; ma non molliamo e non molliamo; siamo convinti che Velletri debba vivere con orgoglio il suo essere provincia e non dormitorio, e su questo basiamo molte delle nostre attività.

La realtà urbanistica e ambientale di Velletri non è certo delle migliori: il disordinato sviluppo urbano, la proliferazione dei “fast food” e dei centri commerciali a scapito delle tradizionali attività artigianali e commerciali, non avrebbero contribuito alla disgregazione e all’indebolimento del tessuto urbano. il tessuto sociale della città ? Quali iniziative si potrebbero promuovere per coinvolgere almeno una parte dei cittadini su temi di interesse sociale, culturale (ad esempio, la riscoperta della storia e delle tradizioni del territorio) e ambientale?

Ancora, se si pensa a Velletri come una città dormitorio, dove si parcheggia, si fa la spesa e si dorme, si capisce che le necessità sono parcheggi, supermercati, strade ed edifici: manca una progettazione ma anche una visione di molti anni, una male che non affligge Velletri, ha portato la nostra città a subire, anziché guidare, lo sviluppo e il mercato, che ha imposto le sue comodità e i suoi interessi prima di quelli collettivi. Tessuto sociale: i giovani infatti lasciano Velletri, la mattina per andare all’università, la sera per divertirsi, e infine per lavorare tutti insieme. L’età media della città è di 50 anni, per così dire. Per invertire questa tendenza, Velletri deve riscoprire la sua anima produttiva, ovviamente moderna, e diventare un luogo da vivere ogni giorno; solo così sarà possibile suscitare un reale interesse. Sia il turismo che l’enogastronomia vanno promossi come un progetto organico, non con iniziative sporadiche; abbiamo alcune idee per questo; uno su tutti, valorizzare la Francigena.

La situazione del verde pubblico a Velletri non è delle migliori: i parchi pubblici cittadini non sono certo aree di notevoli dimensioni; Non si sa più nulla di un parco che doveva sorgere sull’ex area 167, nonostante la precedente Giunta Pocci ne avesse proclamato la piena fattibilità e l’imminente realizzazione. Il valore di un parco urbano è, oltre che quello di indispensabile polmone verde, anche il ruolo che può assumere come luogo di incontro e punto di riferimento e di ascolto per tanti cittadini. Quali sono le vostre posizioni in merito e qual è il vostro impegno su questo fronte?

I parchi di Velletri sono numerosi e piccoli; nei piccoli parchi non è possibile limitare la pressione antropica e quindi sostenere la biodiversità, e allo stesso tempo la manutenzione è costosa; d’altro canto ciascuno di questi “grandi cortili di quartiere” consente un accesso diffuso al verde; perché non provare a valorizzare queste potenzialità affidandone la gestione a piccoli gruppi di cittadini? Liberando risorse si può pensare alla realizzazione di un grande parco cittadino e alla tutela del parco regionale, che è invece indispensabile per ospitare strutture e funzioni davvero di grande dimensione, come piste ciclabili, aree attrezzate per il fitness, laboratori, ospitando eventi e concerti, dispongono di piccoli spazi di biodiversità. Siamo stati protagonisti di diverse iniziative di Guerrilla-Gardening, per poi aderire ai progetti di Riforestazione, che si basano su una gestione del verde più sostenibile, con specie autoctone e tecniche corrette; concetti a volte nuovi, ma che devono essere reintrodotti nella progettazione green.

Le ultime elezioni amministrative che hanno visto l’affermazione del consiglio comunale Cascella hanno dimostrato una tendenza a destra che non si limita alla scala locale, ma si riflette anche su scala nazionale; in questo fenomeno si leggono anche tutte le debolezze e le divisioni interne alla sinistra. A Velletri abbiamo visto come personalismi, particolarismi e giochi sottobanco abbiano portato al fallimento della precedente Giunta che, con un programma non sufficientemente convincente, non è riuscita a riconfermare il proprio ruolo alla guida dell’amministrazione cittadina. Quali sono le sue idee a questo proposito per riaffermare il ruolo politico della sinistra? A livello proattivo, quali iniziative potreste proporre sul fronte politico e civico locale?

I dati nazionali ci dicono che tutti gli schieramenti perdono voti, ma alcuni più velocemente di altri, grazie a tante delusioni e promesse non mantenute, dal mondo del lavoro all’economia di guerra e al rinnovamento della politica, dalla tutela dell’ambiente ai diritti delle minoranze (ma anche di la maggioranza, che nel corso degli anni ha perso i diritti collettivi). Molti, soprattutto i giovani, sospettano che il potere si sia ben riparato dai risultati del voto e che, a parte qualche scaramuccia specifica rivolta sempre ai più deboli, non si permettano i veri cambiamenti e le risposte necessarie ad una società in declino. Nessuno. Cresce l’astensione, ma non crescono la militanza e l’impegno sociale quotidiano; e ritirandosi nelle proprie stanze, scelta che a volte comprendiamo, non si cambia certo né il mondo né la propria società o città.

Ci impegniamo da anni in questo senso, per realizzare insieme ciò che da soli non potremmo fare e che altri non farebbero. Abbiamo recuperato e restituito ai cittadini un luogo di incontro, di cultura e di svago accessibile a tutti, Abbiamo creato una palestra popolare come base per riportare lo sport locale ai livelli che merita, un’aula studio per i tanti studenti che ne avevano bisogno, Una tappa sulla Francigena per salvaguardare il nostro patrimonio ambientale, e ospitiamo e promuoviamo centinaia di altre iniziative, ogni settimana potrete trovare realtà diverse. L’associazionismo e il volontariato sono fiorenti e numerosi in Italia più che in qualsiasi Paese d’Europa, segno che la volontà popolare c’è, ma da anni la politica ha deciso di ostacolare, sfruttare o monopolizzare, anziché sostenere, perdendo così molte opportunità. Le iniziative che promuoviamo sono quelle che facciamo, e più forze abbiamo, più faremo.

Intervista di:

Lucio Allegretti

 
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