A Velletri “Coronart” con la mostra “Vibrazioni tra cielo e terra” – .

A Velletri “Coronart” con la mostra “Vibrazioni tra cielo e terra” – .
A Velletri “Coronart” con la mostra “Vibrazioni tra cielo e terra” – .

Sabato 22 giugno prende il via la mostra “Coronart” all’interno della Chiesa della Coroncina e in Largo Mons. Giuseppe Centra con la mostra di Lucrezia Rubini “Vibrazioni tra cielo e terra”.

La presente esposizione, allestita tra i ruderi della chiesa settecentesca, originariamente affidata alla Congregazione della Coroncina, porta con sé la storia, le vicissitudini, le distruzioni che hanno infierito nel tempo sull’edificio, sia umane – i bombardamenti dell’ultima guerra -, entrambi naturali – un temporale nel 1969 e un incendio nel 1976. Il recupero qui attuato, proprio in nome dell’arte, strumento eminentemente salvifico per l’uomo d’oggi, credo possa dare un contributo diverso, di tipo simbolico, di reinterpretazione, riscoperta, riconoscimento, riesumazione delle stratificazioni di un’esperienza, di cui le pietre rimaste sono testimonianza. Il luogo è estremamente suggestivo, carico di vibrazioni, e quelle rovine, quei resti, diventano reliquie e come tali si riattivano, grazie ai “catalizzatori dell’opera d’arte”, che in questo luogo, rivivendo, rivelano dimensioni stratificate nel tempo.

La rottura della volta apre realisticamente al Cielo, non più illusorio inganna l’occhio di cieli seicenteschi abitati da angeli e santi, ma con una minacciosa aria plumbea e inquinante, mettendo così l’uomo di fronte alle sue responsabilità.

A terra, il pavimento squarciato ha permesso alle erbe di emergere, testimonianza della forza rinnovatrice e riemergente della Natura, in contrasto con la furia distruttiva da parte dell’uomo, della sua stessa azione. Pertanto tra Terra e Cielo, l’uomo, sospeso, fragile, ormai privo di punti di riferimento, attraverso l’arte può trovare strumenti di ricordo, riflessione, riconoscimento di sé, per un nuovo percorso di riorientamento. L’opera d’arte stessa diventa luogo di incontro ideale, trait d’union tra l’individuale e l’universale. L’uomo, in quanto riconosce sé stesso nel Tutto attraverso l’opera d’arte, attiva questa consapevolezza, che non è razionale, ma intuitiva ed emotiva.

Le mura perimetrali creano una connessione privilegiata tra Terra e Cielo, in cui l’uomo diventa prima fulcro centripeto, e poi centrifugo, di vibrazioni e forze represse dell’inconscio collettivo. E così l’opera d’arte diventa luogo della memoria, di un’esperienza ritrovata, per quanto modificata, ristrutturata, frammentata e precaria, perché quella riscoperta, parzialmente ricostruita, è destinata a perdersi nuovamente, lasciando però un segno, una traccia, un punto. di leva finanziaria per un successivo “incontro”.

Le opere d’arte realizzate da artisti con espressioni tecnico-artistiche di tipo plastico, figurativo o con installazioni specifico del sito hanno saputo cogliere il inclinare, la discresia del triangolo Uomo/Terra/Cielo, una triade non più in armonia. L’uomo antropometrico ha perso il senso della misura, diventando pericolosamente antropofago e antropocratico. L’arte potrà prospettare nuovi percorsi di riarmonizzazione e riconciliazione delle coppie uomo-Natura, ambiente costruito dall’uomo, uomo-Terra, uomo-Cielo, uomo-uomo.

Le opere d’arte diventeranno allora “porte reali” capaci di aprire varchi spazio-temporali tra Cielo e Terra, per la ricostruzione, attraverso l’attivazione di infiniti circuiti virtuosi, di un nuovo Cosmo e di una nuova Cosmogonia, sospesi in uno spazio ineffabile, tra la materialità umanamente delimitata della Terra e la spiritualità infinita del Cielo; sospesi, ancora, tra passato e futuro, nel tempo senza tempo della contemplazione, per approdare ad una nuova antropometria, in armonia con gli elementi della Natura, dell’Umanità, del sé, finalmente ritrovati.

Lucrezia Rubini

Critico d ‘arte

 
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