«Da noi un fermo no» – .

REGGIO CALABRIA Un solo punto all’ordine del giorno: “Ponte sullo Stretto – Prospettive e implicazioni per Reggio Calabria e la sua Città Metropolitana”. Quasi quattro ore di discussione. Il comune di Reggio Calabria ha aperto le porte a cittadini, associazioni e movimenti politici per discutere del progetto durante un consiglio comunale aperto. Convocata inizialmente nella centrale Piazza Italia, la seduta è stata poi spostata nell’aula consiliare di Battaglia. Le sedute riservate al pubblico erano tutte occupate, quelle dei consiglieri comunali erano semivuote.

L’opposizione abbandona la seduta

I rapporti tra maggioranza e opposizione sono più tesi del solito alla luce di quanto emerso a seguito dell’indagine “Ducale” della Dda di Reggio Calabria che vede indagati anche il sindaco Giuseppe Falcomatà e il consigliere comunale del Pd Giuseppe Francesco Sera. Sono questi i motivi – spiegano Forza Italia e Lega in una nota – che avrebbero portato l’opposizione ad disertare quasi del tutto la seduta, infatti, oltre alla maggioranza, erano presenti solo i consiglieri comunali Massimo Ripepi, Angela Marcianò e Saverio Pazzano. .

“Non ha senso parlare di Ponte in un momento così delicato per la nostra realtà. Le indagini in corso nei confronti di alcuni esponenti del Partito che da anni governa Reggio, nonché del sindaco, non possono lasciare indifferenti, e non devono lasciare indifferenti nemmeno gli altri membri del Consiglio Comunale di Reggio. Per questi motivi Forza Italia ha deciso a priori di non presentarsi alla seduta consiliare, soprattutto in segno di rispetto verso i cittadini reggini”, hanno detto i consiglieri comunali reggini di Forza Italia, Federico Milia, Antonino Maiolino e Roberto Vizzari , anticipando la loro condotta. Stessa decisione quella dei consiglieri leghisti, che hanno comunque fatto leggere in Aula un messaggio al presidente del Consiglio Marra per ribadire l’inevitabile “sì” all’opera, voluta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché leader della Lega Nord. , Matteo Salvini.

Gli interventi

Al centro dei lavori gli interventi di associazioni, comitati e movimenti politici che hanno espresso il loro parere sui lavori. Più “no” che “sì”: i dati da registrare. Gli interventi sono stati quindici. Nell’ordine: Giuseppe Marra (Usb Calabria), Vincenzo Musolino (Circolo Pd Villa San Giovanni), Francesco Manti (CSOA “Cartella”), Giovanni Cordova (Rete No Ponte – Calabria), Daniele Cartisano (Legambiente Reggio Calabria), Pino Siclari ( Partito Comunista Operaio), Sandro Vitale (AMPA venticinqueaprile), Giuseppe De Felice (CGIL Area Metropolitana RC), Maria Letizia Romeo (Università Popolare Pace), Rossella Bulsei (Comitato Civ. Titengostretto Villa San Giovanni), Franco Ambrogio (Associazione Territorio e Progresso ”), Patrizia D’Aguì (Gruppo Civico “Noi Siamo Arghillà”), Gerardo Pontecorvo (Europa Verde).
“Si tratta di un lavoro che non ha nulla di strategico”, ha esordito Giuseppe Marra, rappresentante dell’USB Calabria, evidenziando la necessità di “ammodernare e rendere più efficiente la nostra rete di trasporti, strade e ferrovie, con interventi – ha spiegato – che sicuramente avrebbero dato una risposta molto più concreta”. “Che futuro sarebbe garantito a questi territori? Avviare un cantiere che probabilmente non finirebbe mai significherebbe cancellarne il futuro, ha rimarcato Marra, definendo il Ponte “un’opera che devasterà lo Stretto”.

“Siamo arrivati ​​a un punto di non ritorno, i consigli comunali devono esprimersi con chiarezza”, ha affermato Vincenzo Musolino, segretario del circolo PD Villa San Giovanni, aggiungendo: “Ci sono allegati illeggibili, materiale non ideale, studi mancanti, il progetto non funziona, lo hanno detto chiaramente anche il comitato scientifico e poi la Commissione Via e Vas del Ministero dell’Ambiente. È tutta una pantomima organizzata dalla Lega”.
“Il ponte non c’è ma c’è già”, ha detto Giovanni Cordova, della rete No Ponte Calabria, sottolineando che: “Importanti fondi destinati al Sud sono stati rubati e dirottati sull’opera. Chiediamo a questo Consiglio comunale di bloccare una volta per tutte quest’opera anacronistica. Le priorità – ha aggiunto Cordova – con la sanità, i trasporti, il dissesto idrogeologico. È giunto il momento di avere il coraggio di fare una scelta che guardi al futuro e blocchi i meccanismi che spogliano i nostri territori della loro bellezza”.
Di “opportunità turistiche ed economiche per l’area dello Stretto” hanno invece parlato Maria Letizia Romeo (Università della Pace Popolare) e Patrizia D’Aguì (Gruppo Civico Noi Sono Arghillà). “Contestare l’opera è solo una presa di posizione ideologica”, ha sottolineato.
Il dibattito tra rappresentanti di associazioni, sindacati e movimenti politici ha poi lasciato il posto a quello politico e agli interventi dei consiglieri comunali che hanno parlato dell’opera, delle criticità ma anche delle “opportunità che essa potrebbe portare al territorio, a patto che poiché non rappresenta una cattedrale nel deserto”.

I sindaci di Campo Calabro e Villa San Giovanni

Al consiglio comunale hanno preso parte, oltre al sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, anche i primi cittadini di Campo Calabro Sandro Repaci e di Villa San Giovanni Giusi Caminiti. “La procedura impostata è estremamente fragile, nessuno ci spiega come avviene il tutto. Non possiamo accettare di restare in una situazione di incertezza. Chiediamo risposte”, ha detto Repaci. Lo stesso pensiero è stato espresso dal sindaco Caminiti che si è detto “preoccupato per la mancanza di documentazione” e “stupito per la mancanza di un progetto edilizio”. “La città di Villa San Giovanni – (i cui cittadini subiranno l’esproprio delle loro case ed) – ha un’idea diversa di sviluppo che non passa dal Ponte”, ha detto Caminiti.

Le mozioni di Pazzano e Ripepi

Con una mozione, il consigliere comunale Saverio Pazzano ha invitato l’amministrazione e il sindaco a “intervenire in tutte le sedi opportune, anche attraverso l’ANCI, sia regionale che nazionale, affinché – in attesa dei riscontri che dovranno essere rappresentati con il Progetto Esecutivo del Ponte sullo Stretto – sospendere ogni attività e/o iniziativa complementare o preparatoria intesa ad intervenire nell’interesse dei privati ​​e dell’intero territorio”. Nel documento illustrato alla Camera, Pazzano sottolinea la necessità di “chiedere formalmente al Governo la costituzione di un tavolo di consultazione con la presenza dei sindaci dell’area dello Stretto dove possano essere rappresentati gli interessi delle comunità locali e indicate le esigenze reali e esigenze oggettive del territorio, per un utilizzo funzionale e strategico delle risorse pubbliche” e di “promuovere ogni iniziativa istituzionale per la tutela dei diritti della comunità reggiana”.
Massimo Ripepi, al contrario, nella mozione presentata, ha chiesto di “dare mandato al Sindaco di concerto con la Città Metropolitana di Messina e il Comune di Villa San Giovanni di esprimere al Governo la volontà di procedere celermente e in modo coordinato”. modo verso l’obiettivo di annullare la distanza tra Scilla e Cariddi affinché venga valutata l’inclusione della costruzione del Ponte sullo Stretto come priorità urgente considerando che il progetto del ponte è stato approvato ed è pronto per la costruzione”.

Falcomatà: «I territori esclusi dal dibattito»

“Quello che chiediamo è un protagonismo dei territori, quello che hanno chiesto i Comuni è il coinvolgimento in tutte le dinamiche di confronto, nessuno meglio di un’amministrazione comunale può sedersi ad un tavolo (che oggi non esiste) e dire cosa è meglio per un territorio, noi siamo stati esclusi da questo dibattito”, ha detto nel corso del suo intervento il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che ha spiegato come il confronto con i territori venga “molto prima degli approcci ideologici e tecnici” . “Noi – ha rimarcato – non possiamo subire ciò che fanno gli altri. Per questo abbiamo dei dubbi”. Il sindaco ha parlato di tre fattori: le difficoltà tecniche, il mancato coinvolgimento dei territori e la sottrazione di risorse fondamentali per i territori: “Non solo le risorse non ci sono, ma quelle che ci sono sono state tolte ai territori. Parliamo di due miliardi e 300 milioni di fondi di coesione. Se ci vengono tolte queste risorse non possiamo pensare ai bisogni primari. Come istituzioni – ha concluso Falcomatà – tuteliamo i bisogni e gli interessi dei cittadini, non diremo mai che siamo indipendenti da un’infrastruttura, ma in questo caso diciamo un deciso no a queste modalità”. ([email protected])

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