Cremona, Festival Monteverdi 2024 – L’Orfeo – Collegato all’Opera – .

Sunt lacrimae rerum. Osservando l’immagine scelta dal 41esimo viene in mente il celebre verso virgiliano Festival Monteverdiano di Cremona per L’Orfeo inaugurale, diretto dal francese Olivier Fredj. Questa è una foto di Jean Lecointre che riecheggia la poetica surrealista di Antonin Artaud e Man Ray: una donna che versa copiose lacrime in due bicchieri. Un’immagine che promette molto di lei, anche per il suo indiscutibile potere evocativo. Le brevi note del regista divagano sul tema dello sguardo, arrivando addirittura ad accennare al “paradosso del gatto di Schrödinger” che, detto in tutta sincerità, lo scrittore – pur avendo all’epoca frequentato il liceo scientifico – in realtà non sapeva ricorda cos’era. . Aiutato da una rapida consultazione in linea, mi sarei aspettato chissà quali riferimenti nella messa in scena. Che invece finisce per essere uno spettacolo complessivamente innocuo, con alcune scelte francamente poco chiare e altre improntate ad un pacato convenzionalismo. Il bianco e nero dell’immagine guida rimane nelle scene semplici di Tommaso Lauretcon ali che si alzano e si abbassano a questo scopo, mentre sullo sfondo si proiettano immagini surrealiste dove talvolta ritorna il tema dell’occhio e dello sguardo (Jean Lecointre è il creatore di contenuti visiviMentre Julien Mayer e il videomaker). I costumi, firmati dal regista insieme a Camilla Maselli E Frédéric Llinarès, si collocano tra gli inizi del Novecento e l’epoca di Monteverdi. Per il resto, anche i cantanti, quando sono in gruppo, sono ben mossi (ferma restando la poca chiarezza del disegno complessivo); quando agiscono da soli o in coppia sembrano abbandonati a se stessi (e quindi poco performanti).

Fortunatamente, il lato musicale è di prim’ordine. E qui l’esecuzione è capace di dare sostanza e verità a quei versi virgiliani, dove la sublime musica di Monteverdi “tocca davvero il cuore” di chi ascolta e lo spinge a commuoversi davanti a una storia che incarna l’anelito dell’amore e del rimpianto. E poco importa se la “correttezza politica” dell’epoca, apprezzata dalla corte di Mantova, imponeva illieto fine: sappiamo bene che dalla morte non c’è ritorno e che nemmeno la musica, la più magica delle arti, ha il potere di resuscitare i morti.

Francesco Cortial clavicembalo e alla guida di Pomodoro, dipana la superba partitura all’insegna di una superiore libertà espressiva, addolcendo il disegno ritmico e melodico, ricco di colori, arioso nel fraseggio. Il mondo rurale e quello soprannaturale risultano così ben differenziati grazie al linguaggio raffinato della squadra e all’attenta regia. Al centro resta sempre la parola, come è giusto che sia per questo capolavoro degli albori dell’opera in forma di “recitar cantando”.

Un ringraziamento anche agli interpreti, nel complesso all’altezza dell’arduo compito, molti dei quali vincitori o semifinalisti del Concorso I Concorso Cavalli Monteverdi. Come il protagonista Marco Saccardino, Orfeo è perfetto non solo per la presenza scenica e l’eleganza nell’interpretazione della melodia, ma anche perché è un musicista “completo”: diplomato in chitarra classica, imbraccia la tiorba a fine spettacolo per condividere la gioia del ritrovato felicità con tutti. Il suo canto è forte e dotato di un pregevole spessore drammatico nelle pagine più tese, mentre in quelle più liriche le bruciature vocali sono addolcite da un accento sempre vibrante. Jin Jiayunel duplice ruolo di Euridice e Musica, esibisce un timbro luminoso e sottile, espresso in un verso capace di una più che discreta variazione di accenti, Margherita Sala è un messaggero dalla voce chiara e dall’emissione solida, PaolaValentina Molinari E Rocco Lia Sono una Proserpina e un Plutone dalla presenza austera e dall’accento agile. La Speranza di è di notevole spessore espressivo Laura Orueta e il Caronte di Alessandro Ravasio. Molto bravo, anche se poco preciso nell’agilità, Giacomo Nanni nel triplice ruolo di Apollo, Pastore e Spirito, come furono apprezzati tutti gli altri interpreti: Emilia Bertolini (Ninfa), Roberto Rilievi (Pastore/Spirito), Matteo Straffi (Pastore/Spirito), Sandro Rossi (Pastore). Il Monteverdi Festival Choir – Cremona Antiqua era diretto da Diego Maccagnola.
Grande successo per tutti. 4059786657.jpgc2e2e2b397.jpg5db0525d51.jpg

Festival Monteverdiano 2024
L’ORFEO
Favola in musica in un prologo e cinque atti
Libretto di Alessandro Striggio
Musica di Claudio Monteverdi

Orfeo Marco Saccardino*
Musica/Euridice Jin Jiayu*
Messaggero Margherita Sala
Proserpina PaolaValentina Molinari
Speranza Laura Orueta*
Ninfa Emilia Bertolini*
Caronte Alessandro Ravasio*
Plutone Rocco Lia*
Apollo/Pastore 4/Spirito 3 Giacomo Nanni**
Pastore 1/Spirito 1 Roberto Rilievi
Pastore 2/Spirito 2 Matteo Straffi
Pastore 3 Sandro Rossi**
*vincitore del 1° Concorso Cavalli Monteverdi, 2023
**semifinalista 1° Concorso Cavalli Monteverdi, 2023

Pomodoro
Coro Monteverdi Festival – Cremona Antiqua
Maestro del clavicembalo Francesco Corti
Direttore del coro Diego Maccagnola
Direzione Olivier Fredj
Scene Tommaso Lauret
Costumi Camilla Maselli, Frédéric Llinarès
Progettista della luce Nathalie Perrier
Creatore di contenuti visivi Jean Lecointre
Creatore di video Julien Mayer
Assistente direttore Chiara Raguso

Nuova produzione – Costituzione della Fondazione
Teatro Amilcare Ponchielli – Festival Monteverdi
Cremona, 14 giugno 2024

Foto: Studio B12

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