GIZZERIA (CZ) – “Questo Scuola di istruzione superiore è un sogno diventato realtà quello di Giovanni Falcone, dovunque sia è a lui che dedichiamo questo, perché ha affermato in varie interviste e nelle sue memorie di sognare una scuola di alta formazione per i sindacati, avendo evidentemente già capito in metà degli anni Ottanta come le mafie fossero già infiltrate nel settore economico e produttivo della nostra società”.
Lo ha detto Federica Angeli, giornalista, sotto scorta da 11 anni per minacce ricevute dalla mafia romanaparlando a Gizzeria, in Calabria, al primo corso antimafia promosso dalla Uil. “Falcone ha invitato, come prima barriera della società civile – ha aggiunto Angeli – sindacalisti per fermare l’invasione della mafia a livello aziendale e l’abbandono delle buone norme della società civile sul posto di lavoro, cose come il lavoro nero, che, ovviamente, era all’ordine del giorno per i mafiosi. Ora tutti pensiamo erroneamente che questa migrazione della ‘ndrangheta verso nord si sia sviluppata a partire dagli anni 2000 ma in realtà questo processo è già avvenuto con i primi obblighi di soggiorno, si pensi agli arresti domiciliari di boss eccellenti a Pavia o nelle città del Veneto, Lombardia e Liguria”.
“Qualsiasi governo, devo dire la verità – ha detto Angeli – parla poco di mafia, perché evidentemente è un problema che riguarda solo chi subisce un attentato e chi ne è vittima. Non capendo invece che si tratta di un’inversione dell’ordine democratico, avendolo ormai accettato, non dico il 50% ma mi sento di dire almeno un ben il 30-35% dell’imprenditoria italiana è ormai in mano alle cosche“.
Angeli ha parlato anche della sua vita ‘blindata’. “Vivo così dal 2013 – ha raccontato – ed è una vita molto dura, molto pesante anche se viene vista dai non addetti ai lavori come un privilegio. In realtà è una privazione della propria privacy, della propria libertà e lo capirete anche a livello professionale per chi ha fatto giornalismo d’inchiesta. Non ci si abitua mai, almeno personalmente non riesco ad abituarmi a una vita senza libertà.”
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