Lotta serrata fino all’ultimo voto consumando le scarpe nei quartieri – .

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Perugia, 16 giugno 2024 – Mai duello è stato più tale. Quello in mezzo Margherita Scoccia E Vittoria Ferdinandi diventare il primo sindaco di Perugia è più di uno scheda elettorale: è il faccia a faccia di programmi e di idee, lo scontro frontale, la sfida uno contro uno senza intermediari e confronti. Perché nel capoluogo umbro, dal girone d’andata, la partita si gioca solo tra centrosinistra e centrodestra. Non c’è spazio per vie di mezzo o protagonisti alternativi: nel turno dell’8 e 9 giugno gli altri tre candidati sindaco (il new entry Baiocco, l’ex comunista Caponi e il redivivo Monni) non hanno messo insieme nemmeno il 3 per cento dei voti. i voti. Quindi: o Ferdinandi o Scoccia, o di qua o di là. Ed è questo che sta scaldando come non mai la città, almeno nelle ultime sfide per conquistare Palazzo dei Priori. I perugini lo hanno avvertito fin dal primo momento: il tutto esaurito era la regola per le presentazioni e i comizi dei due candidati, dalle sale dei ‘Capitini’ all’auditorium di San Francesco al Prato fino al Barton Park e Piazza IV Novembre. E per il ballottaggio Scoccia e Ferdinandi ripartono dai quartieri. È iniziato ieri il tour che porterà i due giovani contendenti in giro per Perugia, per incontrare i residenti, per ascoltare e promettere.

La situazione il pre-playoff lo è quasi parità. Vittoria Ferdinandi, sostenuta dall’ampio centrosinistra, va al ballottaggio con 40.922 voti (49,01%). Margherita Scoccia, del centrodestra, risponde con 40.324 preferenze, pari al 48,29%. C’è un gap di 598 segni nell’urna, una sciocchezza. La battaglia finale è aperta, molto aperta. Anche per questo i due candidati hanno ripreso il viaggio in città. Ci sono spazi da conquistare: le schede bianche e nulle, al primo turno, hanno superato le duemila e cioè il primo bacino di indecisi e insoddisfatti a cui attingere. Poi astensionismo: il 65,08% dei perugini ha votato per le elezioni comunali dell’8 e 9 giugno, con un calo di 4,5 punti percentuali rispetto allo stesso turno del 2019. Chi riuscirà a coinvolgere più residenti tra coloro che hanno rifiutato la scheda nella prima round avranno quasi sicuramente la vittoria in tasca.

Detto questo, l’aria a Perugia è bella e frizzante. Il centrosinistra sente profumo di vendetta dopo dieci anni di dominio dello schieramento opposto. Ferdinandi scalda la piazza quando dice: “Voglio una città dei diritti, dei sorrisi, della speranza. Voglio una città che cresca di nuovo senza paura, che superi la stanchezza e l’odio, che parli di lavoro, identità, umanità e rispetto”. Scoccia, invece, tiene duro e spinge sul lavoro fatto nel decennio del governo Romizi: “C’è un lavoro da portare avanti, da consolidare. Il futuro non si ferma. Contro la Perugia del no che blocca lo sviluppo con politiche incerte c’è la nostra Perugia del sì, con proposte e idee concrete che migliorano la vita di tutti”. Da un fronte all’altro piovono frecciatine sull’estremismo vero o presunto dei candidati, sugli accordi dietro le quinte (ma con chi, alla fine?), sulle promesse elettorali fin troppo sorprendenti. Lunedì 24 si saprà la verità, ma in questo clima di duelli una cosa è certa: per la prima volta nella sua storia Perugia non avrà “il sindaco”, ma “il sindaco”.

 
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