raffica di parti civili – .

Chiesero soldi per mantenere i prigionieri in prigione. Uno, in passato, era ritenuto dagli inquirenti un personaggio di spicco di Cosa Nostra Nissena, l’altro imprenditore che, qualche anno fa, era già coinvolto in indagini su truffe. Entrambi sono ora chiamati a testimoniare insieme a una schiera di parti civili che hanno chiesto di comparire, tra cui anche il Comune.

Sotto accusa è il cinquantasettenne Giuseppe Dell’Astapersona ritenuta dai magistrati legata alla mafia e già in passato condannata a quattro anni continuativi per mafia, e il cinquantaquattrenne Vincitore Giovambattista (assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Dino Milazzo e Davide Anzalone) a carico dei quali pendono le accuse di estorsione aggravata con metodi mafiosi e di autoriciclaggio aggravato in concorrenza.

È con il procedimento abbreviato, condizionandolo ad una perizia su un’intercettazione in particolare tra quelle raccolte nel corso delle indagini dei Carabinieri, che la difesa ha chiesto il rinvio del giudizio davanti al gup Emanuele Carrabotta. E i pm che sosterranno l’accusa, Maurizio Bonaccorso e Stefano Strino, hanno espresso parere favorevole in questo senso. Intercettazioni, in particolare, raccolte dagli investigatori grazie a un trojan inviato sul cellulare di Dell’Asta. E in questo senso l’incarico è stato affidato all’esperto Matteo Terzo, mentre la difesa di Dell’Asta ha nominato un proprio consulente per le operazioni in questione, Rita Schifano. E il Comune (avvocatesse Daniela Sollima e Roberta Giordano), l’imprenditore edile presumibilmente estorto e suo fratello (l’avvocato Renata Accardi) e l’associazione Rete per la Legalità Sicilia aps hanno chiesto di costituirsi parte civile contro i due imputati – associazioni e fondazioni contro il racket e l’usura (avv. Luigi Cuba). Secondo il resoconto tracciato da polizia e magistrati, l’imprenditore “schiacciato” in circa quindici mesi ha versato qualcosa come oltre settantacinquemila euro nelle mani dei presunti estorsori con bonifici a favore di Vincitore, amministratore della “Clis srl” . Soldi che, in teoria, sarebbero stati giustificati come forniture di materiale che, in realtà, sarebbero state fantomatiche. Poi, secondo gli inquirenti, quei soldi sarebbero stati prelevati e divisi tra i due imputati.

 
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