#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Progetto del liceo “Filolao” di Crotone per il CNDDU – .

La mattina del 16 giugno 1982 si verificò uno degli episodi più drammatici di cronaca nera con vittime tra le forze dell’ordine: sulla tangenziale di Palermo, alle ore 10, ci fu un’imboscata, ordita da Cosa Nostra, per eliminare il boss catanese. , è stato arrestato Alfio Ferlito, ex braccio destro del clan Calderone, nel corso del quale sono morti l’autista civile Giuseppe Di Lavore, tre carabinieri Silvano Franzolin, Salvatore Raiti e Luigi Di Barca. Sono i primi mesi di Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo.
I giovani carabinieri avevano il compito di scortare durante un trasferimento dal carcere di Enna a quello di Trapani, Ferlito. Si è trattato di un vero e proprio commando e in breve tempo i killer hanno eliminato a colpi di fuoco tutti quelli che erano a bordo dell’auto. Si era capito che l’azione di Cosa Nostra era finalizzata a coprire definitivamente la bocca del boss che in quel momento collaborava con gli inquirenti; tempo prima, infatti, a Catania era stato assassinato anche il boss Giuseppe Calderone. Il processo sulla strage iniziò nel 1982 e si concluse con la sentenza definitiva emessa dalla Corte d’Assise d’Appello con la quale Raffaele Ganci, Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese furono condannati all’ergastolo. Le vittime della strage furono insignite di Medaglia d’Oro al Valor Civile.
La giovane studentessa Ilaria Galea della classe I sezione. D del liceo scientifico “Filolao” di Crotone ricorda la strage con queste parole:
“Il boss Alfio Ferlito fu il bersaglio della strage mafiosa che ricordiamo come la “strage della tangenziale”. Avvenuta a Palermo, la strage fu un “favore” da parte di Totò Rina a Nitto Santapaola, il mafioso catanese a capo della nuova cosca ritenuta mandante della strage. I conflitti tra Ferlito e Santapaola per il dominio del territorio andavano avanti ormai da due anni; così il 16/06/82 i sicari, armati di kalashnikov, posero fine all’accaduto sparando contro l’auto che trasportava Ferlito da Enna a Trapani, uccidendo anche i tre carabinieri che lo scortavano: Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Barca, nonché l’autista ventisettenne Giuseppe di Lavore. La strage fu solo una delle tante avvenute a Palermo che coinvolsero ancora una volta persone innocenti; nonostante ciò, i cittadini rispettabili continuano a lottare per la legalità e sognano un domani migliore. Anche noi studenti auspichiamo “il fresco profumo della libertà”.
Gli studenti di oggi saranno i cittadini di domani. È quindi importante sensibilizzare i giovani sui meccanismi che hanno alimentato le faide tra clan e sulle attuali evoluzioni delle organizzazioni nel sistema nazionale e internazionale. Il controllo del territorio, il disagio sociale, l’abbandono scolastico, il degrado ambientale, il ricatto economico contribuiscono ad alimentare il predominio della criminalità nella società. Una maggiore partecipazione degli studenti alla gestione della cosa pubblica attraverso l’esercizio del diritto di voto, il volontariato, lo studio, la presenza attiva alle riunioni dei consigli comunali e l’ingresso in politica può avviare un percorso di cambiamento positivo.
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie ed episodi davvero straordinari per il loro valore educativo.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

 
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