Era seduto sulla panchina più precaria dell’ultima Serie A: il Napoli post-Spalletti del vulcanico De Laurentiis. Prima, dopo e mentre c’era e…
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Gianluca Segarelli, sensazioni?
“Siamo tutti emozionati perché non capita tutti i giorni di giocare in un campionato europeo e per molti, me compreso, è forse un’esperienza irripetibile.”
Ti sei qualificato in un girone difficile, con il Portogallo di Cr7 e Leao e l’Islanda. Come sta la squadra adesso?
«Tutto procede liscio. Il lavoro è rivolto alla condizione fisica dei ragazzi perché alcuni hanno giocato tante partite e altri poche o provengono da infortuni”.
Obiettivo reale?
“Fare una buona impressione. Anche solo passare il girone significherebbe tantissimo, dei 24 finalisti siamo 21esimi in classifica e, a dire il vero, molti avrebbero fatto a gara per incontrarci. Abbiamo un girone difficile dove Belgio e Ucraina sono superiori sulla carta ma, come sempre, l’ultima parola spetta al campo”.
Nella tua squadra hai gente come Lobotka e Škriniar ma chi sono i tuoi giovani in ascesa?
«Suslov ha fatto una buona stagione al Verona e ha grandi margini. Poi Leo Sauer: esterno offensivo nel 2005. Gioca nel Feyenoord, è uno dei nostri giovani migliori”.
Tra i giocatori che hai visto da vicino in questa intensa stagione, chi ti ha sorpreso di più?
«Due, entrambi al Barcellona, hanno affrontato il Napoli in Champions: Pau Cubarsi e Lamine Yamal, a 17 anni hanno giocato un ottavo come se fossero dei veterani. Impressionante per qualità e personalità.”
Come gioca la Slovacchia?
«Abbiamo cercato di portare un calcio proattivo e veloce. Stiamo cercando di rilanciare l’intero movimento rinnovandolo perché persone come Kuckha e Pekarik, purtroppo, non sono eterne. L’Europeo è un grande risultato, quando siamo arrivati alla Nations League loro avevano perso due volte contro il Kazakistan ed erano in crisi. Il campionato slovacco non è di altissimo livello, bisogna trovare giocatori piccoli e intravedere le loro qualità e qualità”.
Qual è il suo compito?
«Seguo i ragazzi in tutte le partite della stagione per capire se sono in buona condizione, se sono in crescita o sono in difficoltà in vista della convocazione. Studio anche ogni singolo giocatore avversario per conoscere i punti di forza e di debolezza di ognuno”.
E se capitasse di sfidare l’Italia?
«Sarebbe un incubo. Scherzi a parte, sarebbe affascinante: da un lato sarei felice perché significherebbe che avremmo superato il gruppo entrambi, dall’altro preferirei di no. Sia perché dovrei necessariamente tifare per la mia Patria, sia perché ci troveremmo di fronte ad una squadra molto forte”.
Vivi a Pesaro da oltre 25 anni. Hai avuto l’opportunità di prenderti qualche giorno di pausa tra Napoli e l’Europeo?
«Solo tre giorni. La prima cosa che ho fatto è stata abbracciare mia moglie e le mie due figlie, le ho viste tre volte in tre mesi e mezzo e mi sono mancate tantissimo. Poi, una pizza con gli amici di Piazzale 1° Maggio. So che faranno il tifo per me”.
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Corriere Adriatico
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