La storia della Baronessa Bianca Maria Hubner nell’ultimo numero dei “Quaderni del Nastro Azzurro” – .

La storia della Baronessa Bianca Maria Hubner nell’ultimo numero dei “Quaderni del Nastro Azzurro” – .
La storia della Baronessa Bianca Maria Hubner nell’ultimo numero dei “Quaderni del Nastro Azzurro” – .

Viterbo – Il colonnello Biribicchi: “Dalle interviste e dalle ricerche condotte da Silvio Cappelli emergono aspetti decisamente interessanti, che meritano di essere approfonditi, relativi alla storia locale e nazionale in uno dei periodi più drammatici del nostro Paese”


Bianca Maria Hubner al Teatro alla Scala di Milano il 7 dicembre 1953 (foto tratta dal libro La Baronessa Volante)

Baronessa Bianca Maria Hubner

Viterbo – (pc) – La storia della baronessa Bianca Maria Hubner, che nel ventennio a cavallo tra la seconda guerra mondiale (1940-1960) fu protagonista della trasformazione dell’azienda agricola Arcione di Viterbo in Castel d’Asso, pubblicizzata nel rivista nazionale “Quaderni del Nastro Azzurro”, numero unico del primo trimestre 2024, che fa parte dell’Istituto del Nastro Azzurro tra i combattenti decorati al Valor Militare.

A lei è stato dedicato un articolo di tre pagine, a firma del colonnello Osvaldo Biribicchi, nell’ambito delle “Rapporti di Libro” a seguito della recente pubblicazione di Silvio Cappelli dal titolo: “La baronessa volante. Dal Teatro alla Scala di Milano alla necropoli di Castel d’Asso a Viterbo. L’opera di trasformazione del territorio portata avanti da Bianca Maria Hübner”. Un lavoro pregevole – si legge nell’articolo della rivista – che “ha permesso di riportare alla luce documenti decisamente interessanti, conservati presso l’Archivio di Stato di Viterbo”.

“Dalle interviste e dalle ricerche condotte da Silvio Cappelli – scrive il colonnello Biribicchi – emergono aspetti decisamente interessanti, che meritano di essere approfonditi, relativi alla storia locale e nazionale in uno dei periodi più drammatici del nostro Paese. La maggior parte delle persone intervistate ha parlato dettagliatamente della profonda e particolare amicizia che la baronessa aveva con Galeazzo Ciano, potente gerarca fascista e ministro degli Esteri. Inoltre, tra il settembre 1943 e il giugno 1944 (periodo in cui Viterbo fece parte della Repubblica Sociale Italiana), sembra che Bianca Maria Hübner incontrò più volte Albert Kesselring, comandante supremo, a partire dall’estate del 1943, di tutte le forze tedesche in Italia.

Il sodalizio con l’alta società e con importanti politici, la partecipazione alla vita sociale del suo tempo e ad iniziative culturali – ha continuato Biribicchi – furono un’abitudine per la nostra nobildonna prima, durante e dopo la guerra.

In questo contesto, stringe e mantiene amicizie con persone a cui talvolta è costretta a rivolgersi per velocizzare i macchinosi iter burocratici delle pratiche amministrative. È un’imprenditrice illuminata, sensibile alle condizioni di vita dei suoi dipendenti. All’interno dell’azienda agricola Arcione, oltre ad uffici, magazzini e laboratori, realizza case e una scuola frequentata dai figli dei suoi dipendenti e degli operai analfabeti.

La scuola è dotata di docce, acqua calda, riscaldamento, un’ampia cucina e anche un appartamento per gli insegnanti. Bianca Maria Hubner istituì anche una biblioteca itinerante, un servizio di pullman per trasportare le donne che lavoravano al Centro Tabacchi da e per le loro case”.

Un prezioso contributo culturale, quindi, per la conoscenza della storia viterbese che per circa un ventennio si intreccia con quella di questa donna speciale (1940 – 1960), di origini piemontesi, che iniziò la sua carriera come attrice di film muti e che nel 1958 ottenne l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, prima di allora erano state solo tre donne in Italia ad aver ottenuto un simile riconoscimento, per il suo impegno nell’azienda agricola viterbese.

17 giugno 2024

 
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