“I medici scappano da S. Croce? In un anno ho nominato 10 primari” – .

“I medici scappano da S. Croce? In un anno ho nominato 10 primari” – .
“I medici scappano da S. Croce? In un anno ho nominato 10 primari” – .

Dieci primari nominati, in un anno di presenza ai vertici dell’Azienda sanitaria dell’ospedale Santa Croce e Carle, dal direttore generale, Livio Tranchida. Le new entry: Massimo Chiarpenello nella struttura complessa di Dermatologia e Domenico Vitale in Anestesia Vascolare Cardiotoracica e Terapia intensiva.

Direttore Tranchida, tempo fa si diceva che dal Santa Croce di Cuneo fosse in atto una “fuga” di medici primari verso centri più attrattivi.

«In un anno, il primo del mio mandato, ho nominato 10 direttori di strutture complesse e un direttore di dipartimento. Il nostro ospedale è molto attrattivo, anche rispetto al passato”.

C’è però chi lascia l’ospedale di Cuneo.

«Diversa la situazione per il turnover del personale medico e infermieristico. I professionisti cresciuti a pane e Santa Croce e che aspettano un percorso manageriale o di gestione della carriera possono guardare altrove, perché oltre l’attuale numero di primari il nostro presidio non può aumentare. Ma questo ha anche un lato positivo”.

Cosa sarebbe?

«Esportiamo negli ospedali vicini, come Mondovì, Savigliano o Verduno, figure professionali cresciute con il nostro sistema di valori e competenze. Anche un modo per rafforzare il legame territoriale tra gli ospedali hub e quelli raggio, con rapporti tra professionisti. Non molto tempo fa, ad esempio, il dottor Aldo Manca è andato in pensione dopo 40 anni trascorsi a S. Croce. Tutta una carriera qui, ma ora il modello è cambiato. Ma questo è un discorso diverso da quello dell’attrattiva”.

C’è stata partecipazione ai concorsi della scuola primaria?

“SÌ. Alle selezioni hanno partecipato sia medici con carriere interne che figure provenienti da fuori regione. Non è un caso che dal 1° maggio sia in servizio a Cuneo il dottor Riccardo Bonomi, senologo ed ex primario della Breast Unit degli Ospedali Riuniti di Sussex di Londra”.

Un professionista che attrae i pazienti, immaginiamo.

«In aumento gli accessi al Cas, il centro di accoglienza e servizi della rete oncologica. Segno che, dove arrivano professionisti del settore, cresce anche il senso di sicurezza di chi ha bisogno di essere curato nei confronti di una struttura. E che Santa Croce lo meriti lo dimostra anche un altro numero”.

Che cosa intende?

«La nostra iperproduzione, pari al 105% del 2019. Cioè l’intera attività svolta, dalle cure ambulatoriali complesse agli interventi chirurgici, che è superiore al periodo pre-pandemia. Vuol dire che la macchina funziona e soddisfa le esigenze sanitarie. I nostri professionisti hanno un carico di lavoro importante, ma c’è un clima di grande cambiamento e rinnovamento”.

E le liste d’attesa?

“S. Croce ha iniziato da tempo ad ampliare alcuni ambulatori il venerdì fino alle 23 e il sabato fino a mezzanotte. E continuerà. Ma è una battaglia di sistema, non limitata a Cuneo o alla Regione. Venerdì abbiamo avuto un incontro a Torino con tutti i direttori generali, per analizzare i dati e valutare i percorsi”.

Hai coperto tutte le posizioni aperte a S. Croce?

«Tutto pieno. Il bisogno più grande resta quello infermieristico, con Regione e Azienda Zero stiamo lavorando per risolvere quello che è un bisogno oggettivo per l’intero Paese. Stiamo lavorando per rafforzare l’organico attuale nelle aree di Neurologia, dove presto inseriremo alcune figure, e Dermatologia. Con difficoltà sistemiche nel reperire professionisti specializzati. E questo di fatto allunga i tempi”.

 
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