Si conclude il ciclo di spettacoli aperti al pubblico nel carcere di Lecce il 21 e 27 giugno – .

Si conclude il ciclo di spettacoli aperti al pubblico nel carcere di Lecce il 21 e 27 giugno – .
Si conclude il ciclo di spettacoli aperti al pubblico nel carcere di Lecce il 21 e 27 giugno – .

LECCE – DENTRO IL TEATRO, il ciclo di spettacoli aperti al pubblico esterno promosso dall’Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce e dal Carcere di Lecce, è giunto alla conclusione.

Venerdì 21 giugno alle 17.00 va in scena Commedia d’oro di e con Flavio Albaneseuno spettacolo sulla storia della Commedia Italiana: un viaggio a ritroso nel tempo che parte dalle vignette di Bruno Bozzetto e accompagna lo spettatore attraverso la storia politica, sociale e culturale dell’Italia, fino agli albori della Commedia dell’Arte.

Facendo salti indietro nel tempo, Flavio Albanese analizza per ogni secolo uno stile e un attore in particolare: il Novecento è dedicato al Varietà e a Petrolini; l’Ottocento è il secolo delle famiglie napoletane, a cominciare da Antonio Petito, il famosissimo Pulcinella, fino a Eduardo; il Settecento è il secolo di Goldoni e della sua riforma; infine il Seicento, con la Commedia dell’Arte, ci permette di scoprire abitudini e tecniche di comici come Francesco Andreini (il famoso Capitano Spaventa) e di raccontare il mondo delle maschere e delle compagnie comiche.

Grande attesa per il debutto dello spettacolo A MORTEcon gli studenti-attori di Teatro del papillonla compagnia formata dai detenuti del carcere di Lecce che hanno frequentato il laboratorio teatrale permanente promosso dal 2019 da AMA-Accademia Mediterranea dell’Attore.

Lo spettacolo è vagamente basato su Le intermittenze della morte di Josè Saramago che parte da una domanda: cosa accadrebbe se la morte volesse prendersi una pausa? E se, a un certo punto, si avvicinasse troppo all’umano?

Le intermittenze della morte è una fiaba contemporanea dai toni grotteschi, altra brillante opera dello scrittore premio Nobel José Saramago, che racconta con ironia le debolezze e le contraddizioni della società contemporanea. Lo spettacolo, nato all’interno, ripropone le sue atmosfere: in bilico tra il tragico e il comico, come è sempre stata l’esistenza umana. Il romanzo di Saramago costituiva un “pretesto” per gli studenti attori, una fonte a cui attingere per nutrire l’ispirazione e creare quadri, cucire poesie, immagini, suoni e musiche derivati ​​dai legami intimi delle loro vite.

La costruzione dei dipinti coreografici è il risultato di una ricerca sulle musiche e sui riti popolari del Sud Italia, in particolare del Salento: dalla moroloja e canti in griko alle danze di scherma e pizzica, fino alla parodia di riti funebri. Ciò che emerge è una trama di fili annodati tra loro: quella di sentimenti ed esperienze personali e, inevitabilmente, universali, ma anche un inno all’arte e al suo potere di assottigliare e dissolvere i confini tra vita e morte.

Sul palco: Francesco Alfonzetti, Luigi Antonaci, Oreste Broglio, Angelo Cassano, Angelo Fago, Giovanni Lupoli, Cosimo Grimaldi, Domenico Manzi, Alessandro Morra, Mario Pagani, Francesco Vitale, Giovanni Volpe.

Regia, drammaturgia e concept: Carmen Ines Tarantino

Coreografie e ricerca musicale: Veronica Mele

Costumi: realizzati in prigione

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