«Le università come ponte tra Israele e Palestina» – .

Voglio iniziare dicendo due cose: la prima è questa Parlo a nome mio. Voglio sottolinearlo così come voglio sottolineare il fatto che, oltre ad essere italiano ho lo status di rifugiato palestinese con cittadinanza giordanada quando mio padre, insieme a tutti i suoi parenti, si rifugiò in Giordania quando buona parte del I villaggi palestinesi furono sfollati in seguito alla nascita dello Stato di Israele 76 anni fa.

Vorrei anche dire che mi sento aimmensa gratitudine per chi, da settimane, ha fatto come priorità personale portare avanti una causa che altrimenti sarebbe rimasta sepolta sotto titoli e notizie completamente sbilanciate a favore di una sola parte, non quella palestinese.

Provo anche ammirazione e un po’ di invidia per la tenacia e l’assolutezza con cui gli studenti avanzano le loro richieste. Ho trascorso la mia adolescenza in Giordania, in un campo profughi palestineseStudiavo in una scuola dell’UNRWA. Erano gli anni dell’Intifada, e quando a scuola fu organizzata qualche manifestazione a sostegno dei parenti rimasti nei territori occupati lanciando sassi, mio ​​padre mi impedì di partecipare; troppo pericoloso, mi ha detto. Non capivo e mi arrabbiavo finché non notavo come il giorno dopo le manifestazioni buona parte di coloro che avevano partecipato sparissero per un certo periodo e che quando ricomparissero certi argomenti diventassero tabù.

occupazione per la Palestina

«L’Università si schiera» Associazione dei dottorandi contro la guerra a Gaza

Silvio Puccio

15 giugno 2024

Oggi vivo nel mio paese natale, l’Italia, dove c’è libertà di espressione e di manifestazione. Non sono più un’adolescente ed esprimo le mie battaglie con la penna. Vedendo gli studenti nel cortile Volta mi sono chiesto quali richieste avessero fatto e che il rettore non avesse accolto. Ho letto la petizione del 29 maggio 2024. In questo documento, Gioventù per la Palestina chiede all’università di assumere una chiara posizione di condanna riguardo alla perpetrazione di violazioni dei diritti umani da parte del governo israeliano contro la popolazione civile in Palestina e, in particolare, a Gaza.

Protesta all’Università per la Palestina «Le nostre richieste sono rimaste inascoltate»

Silvio Puccio

21 maggio 2024

Quello che penso è che se tanti giovani hanno un’opinione chiara riguardo a questi fatti questo non può che darci la speranza che il futuro possa essere migliore, almeno del presente. Cerchiamo di essere chiari: fino al 7 ottobre la questione palestinese non è stata più discussa. Forse nei libri di storia contemporanea un capitolo era dedicato alla nascita dello Stato di Israele, ma per saperne di più dovevi essere davvero appassionato o avere qualche amico palestinese che potesse mostrarti anche l’altra faccia della medaglia.

la dimostrazione

Protesta in Strada Nuova. I giovani per la Palestina protestano contro il ministro

Silvio Puccio

08 giugno 2024

In pochi mesi, questi giovani hanno sviluppato una cultura e un’opinione chiare, guidate da una semplice equazione: ci avete insegnato a ripudiare la violenza e a condannare gli orrori del passato, a essere paladini della libertà e della pace. Quindi, così come abbiamo condannato Hamas per le violenze del 7 ottobre, condanniamo la violenza e la violazione dei diritti umani da parte di Israele che è continuata da allora e che ha prodotto le cifre disumane che tutti conosciamo.

Ma Perché è importante l’intervento dell’Università? Secondo me è importante innanzitutto per la coerenza umana, civile e intellettuale, per l’equazione di cui sopra. Inoltre, poiché, alla vista di università rase al suolo, di scuole attaccate con centinaia di profughi, donne e bambini all’interno, di professori e insegnanti uccisi, ma anche di tanti giovani e bambini rimasti orfani o mutilati o tutto insieme, è Dovere degli accademici alzare la mano e dire: basta!

Gli studenti rispondono alla mail del rettore «Lo stop agli accordi con Israele è legittimo»

Blitz filo-palestinese «Impegnarsi rapidamente contro l’invasione»

Sì P

07 giugno 2024

In terzo luogo, e qui Non sono d’accordo con la richiesta degli studenti: se è vero che la cultura ci rende migliori, allora è così dovere delle università di farsi avanti. Non per boicottare, ma per fare da ponte, coinvolgendo istituti e intellettuali sia palestinesi che israeliani. Perché ci sono intellettuali israeliani che ripudiano ciò che accade in Palestina, e non da oggi. Da diversi anni il nostro Ateneo ha intrapreso alcuni progetti condivisi con l’Università di Betlemme, così come il Comune di Pavia è gemellato con il Comune della città di Betlemme. I rapporti con la Terra Santa non sono una novità per noi pavesi. Perché non pensare alla nostra università come a una sola leader di altri che vogliono aprire un dialogo con l’obiettivo di esercitare una pressione costruttiva affinché questo orrore finisca e affinché i giovani di quei territori possano ricominciare a sperare.

Dopo la seduta di chiusura del Senato accademico, alcuni professori hanno accettato l’invito nel Cortile Volta. «Fai sentire la tua voce»

Lavoro all’Università per la Palestina In assemblea i docenti ascoltano gli studenti

Silvio Puccio

30 maggio 2024

Sono consapevole che la parola “dialogo” in questo periodo storico può sembrare anacronistica. Oggi c’è molta rabbia, odio, disperazione e morte. Tuttavia, è proprio in queste circostanze oscure che dobbiamo agire con maggiore chiarezza e lungimiranza per raggiungere un cessate il fuoco permanente. Invito pertanto il rettore e tutte le istituzioni accademiche ad assumere una posizione coraggiosa e a farsi promotori di un ponte tra i popoli. Solo così possiamo sperare in un futuro in cui i giovani di quei territori possano riprendere a studiare e a vivere una vita dignitosa e serena. La pace deve partire dalle università che hanno il dovere di essere in prima linea in questa battaglia di civiltà.

*Sara Mustafa è una scrittrice italo-palestinese di Pavia

Una scuola fatta di pneumatici in Palestina rischia la demolizione

23 ottobre 2011

 
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