Cia Calabria, l’emergenza si allarga. Agricoltori esasperati – .

Per l’ennesima volta siamo costretti a intervenire, come Cia-Agricoltori Italiani di Calabria, sui consistenti e continui danni che gli allevatori, esasperati, sono costretti a subire a causa della proliferazione sfrenata della fauna selvatica e in particolare dei cinghiali, in quasi tutte le aree del territorio rurale calabrese e non solo.

Dal Pollino allo Stretto arrivano segnalazioni di agricoltori, sindaci e comuni cittadini che assistono con rabbia, senza poter fare nulla, alla distruzione quotidiana dei raccolti e di tutto ciò che è piantato nel terreno, anche per produzioni amatoriali per la propria famiglia, fauna compresa. che nidifica sul terreno. L’altissimo numero di cinghiali presenti nel territorio calabrese sta invadendo anche le pochissime aree agricole non ancora “contaminate” dalla loro presenza.

L’agricoltura calabrese è soggetta ad incursioni notturne con distruzione dei raccolti da parte di questi ungulati, incursioni che avvengono anche nei centri abitati, mettendo a repentaglio l’incolumità delle persone, degli animali non autoctoni che all’epoca venivano liberati al solo scopo di caccia, avendo grandi dimensioni e prolificità. Ciò è avvenuto senza alcun controllo anche in territori dove il cinghiale non è mai esistito, con una gestione assente o del tutto inefficace.

Parte del territorio della Provincia di Reggio Calabria è stato colpito dalla PSA (Peste Suina Africana), ad oggi non sono previsti interventi di eradicazione di questa specie nella zona infetta, nonostante il Piano di Eradicazione della PSA emanato dal Commissario alla Sanità della Regione Calabria . In quelle zone la cultura millenaria dell’allevamento dei suini per uso familiare è ormai scomparsa.

Come nei territori colpiti dalla tubercolosi bovina, anche gli ungulati potrebbero rappresentare un veicolo di diffusione della malattia, che peraltro è ancora più pericolosa della PSA in quanto trasmissibile all’uomo.

Parchi e Aree Protette, dove è vietata la caccia, sono aree che diventano rifugi per gli ungulati. Non è un caso che le zone più colpite dai danni siano quelle vicine e interne ai Parchi e alle Aree Protette.

La soluzione al problema dei cinghiali deve essere affidata a chi può risolverlo; i cacciatori, nonostante i proclami di solidarietà verso il mondo agricolo, presenti nei territori, non mostrano alcun interesse ad eliminare la presenza di questa specie aliena.

Finora abbiamo assistito all’emanazione di piani e ordinanze di abbattimento che in gran parte del territorio regionale restano solo sulla carta perché da un lato l’elevato numero di cinghiali e dall’altro il disinteresse da parte di parte il mondo venatorio nell’eliminare la presenza di questa specie non porta a risultati efficaci. Apprendiamo che ieri il Consiglio regionale ha approvato le “Linee guida per la redazione del piano regionale straordinario quinquennale sulla gestione e il contenimento della fauna selvatica e delle specie di cinghiale (sus scrofa), di cui prendiamo atto ma non conosciamo le testo ci riserviamo di esprimere successivamente un giudizio di merito.

E quindi Cia-Agricoltori Italiani chiede l’immediata attuazione nei territori, anche avvalendosi di personale non appartenente al mondo venatorio, di quanto previsto dalla normativa faunistica, in particolare dell’ultimo “Decreto Agricoltura” recentemente emanato dal Consiglio dei Ministri , delle modifiche all’articolo 19 della legge nazionale 157/92 e delle Ordinanze del Commissario del PSA.

 
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