“Sanzioni certe e più severe per chi non rispetta i ciclisti. E nelle scuole serve educazione civica”. I pensieri dell’ex campione del mondo Maurizio Fondriest

“Sanzioni certe e più severe per chi non rispetta i ciclisti. E nelle scuole serve educazione civica”. I pensieri dell’ex campione del mondo Maurizio Fondriest
“Sanzioni certe e più severe per chi non rispetta i ciclisti. E nelle scuole serve educazione civica”. I pensieri dell’ex campione del mondo Maurizio Fondriest

TRENTO. Un’altra tragedia stradale sfiorata. Con protagonisti, ancora una volta, i ciclisti.

Cosa è successo domenica alle Sportful Dolomiti Racecon tre partecipanti alla Granfondo bellunese finiti in ospedale (tra cui il roveretano Filippo CalliariARTICOLO QUI) a causa dell’impatto con un’autovettura, che dopo aver saltato tre “blocchi stradali” (“Sono in ritardo per la messa” è stata l’incredibile spiegazione della donna al volante della Peugeot 206 a provocare l’incidente), in curva travolse gli atleti, ripropone il tema della sicurezza su strada per gli appassionati delle due ruote.

A maggio il mondo delle due ruote (e non solo) è stato sconvolto dalla morte del giovane Matteo Lorenzi (ARTICOLO QUI), che aveva perso la vita in un incidente stradale durante l’allenamento. Ora lo scontro di tre atleti durante una gara di Granfondo dove, teoricamente, la sicurezza avrebbe dovuto essere “totale”: al di là degli aspetti specifici, il problema della convivenza su strada eL’atteggiamento degli automobilisti nei confronti dei ciclisti rappresenta un problema enorme, come ribadito – ancora una volta – dall’ex campione del mondo Maurizio Fondriestche ormai da anni chiede regole e sanzioni più severe e un intervento immediato.

“Cos’è successo alla Sportful Dolomiti Race – esordisce Fondriest – è sicuramente un caso “borderline”, ma in generale la situazione dei ciclisti è preoccupante. Quello che è certo è che chi ha commesso quel gesto, indipendentemente dall’età, dovrà vedersi tolta la patente per sempre. È stato un comportamento imprudente: domenica tutto era molto ben segnalato e ben gestito dall’organizzazione e, da quanto ho letto, è stato fatto di tutto e di più per bloccare l’auto che poi ha causato l’incidente. Il fatto è molto grave e, vista la dinamica dell’incidente, anche i ciclisti coinvolti sono stati fortunati, perché oggi potremmo essere qui a parlare di tragedia. Ai tre ragazzi va tutta la mia solidarietà e gli auguri di pronta guarigione, uno dei quali – Cecchini – lo conosco personalmente, visto che qualche settimana fa era presente ad una cena alla quale partecipavo anche io”.

Quello che è certo è che, se non si è più sicuri nemmeno partecipando ad una gara, con la strada chiusa e tutte le misure di sicurezza necessarie, come si può pensare di andare in bicicletta su una strada normale?

“Ribadisco che la situazione è arrivata a un punto quasi di non ritorno e bisogna intervenire. Consiglio sempre ai ragazzi che partecipano a gare di questo tipo di tenersi sulla destra, perché non si sa mai cosa può succedere. Mi spiego: ci sono prove il cui percorso è “blindato” dal primo all’ultimo chilometro, altre dove magari qualcuno sbuca da una strada secondaria del percorso, difficilmente controllabile. Per questo bisogna avere un occhio in più e cercare di prevenire eventuali situazioni impreviste e pericolose”.

In generale, le strade sono diventate sempre più pericolose per i ciclisti e, ogni volta che si verifica o si avvicina una tragedia, la questione si ripropone. Quindi che si fa?

“L’intervento deve essere duplice. Recentemente ho parlato con un membro del Governo, al quale ho detto che bisogna tornare a insegnare l’educazione civica a scuola. Cosa c’entra tutto questo con l’educazione alla sicurezza stradale? Così tanto. Rispettare le regole significa farlo sempre, anche quando si è al volante o alla guida di un qualsiasi veicolo che può circolare su strada. Dobbiamo far capire ai ragazzi che prima dei diritti vengono i doveri, tra i quali devono esserci anche quelli legati alla prudenza e al rispetto delle persone. , limiti di velocità e distanze, ecc. ecc. Mi rendo conto che è un processo lungo e complesso, ma se mai cominciassimo non arriveremo mai da nessuna parte e la situazione non cambierà di una virgola. E questo vale ovviamente anche per chi va in bicicletta, che ha lo stesso obbligo di rispettare le regole, con la differenza che un impatto per chi è su due ruote è infinitamente più pericoloso”.

Ma non può bastare. Il processo, come hai detto, è lungo. E immediatamente?

“Sanzioni certe e più severe. Perché Austria e Germania sono più ligi al rispetto delle regole? Semplice, perché se trasgredisci paghi. Profumatamente e rischi anche di perdere la patente per molto tempo. Ecco allora che – forse – anche in Italia le cose cambierebbero di fronte a sanzioni che colpiscono portafoglio e abitudini. Colpisci un ciclista perché volevi superarlo in un punto in cui non potevi? Multa e sospensione della patente per un mese, anche se l’incidente non ha avuto conseguenze. Bisogna cambiare la mentalità di un Paese, perché qui si parla della vita delle persone”.

 
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