Cinque anni fa moriva il pittore Giorgio Michetti. Un anniversario passato in silenzio – .

Il maestro Giorgio Michetti, certamente l’ultimo grande pittore viareggino, è morto nel suo studio di Via San Francesco il 17 giugno 2019 alla veneranda età di 106 anni. Quest’anno ricorre quindi il 5° anniversario della sua scomparsa, ma per quanto ne sappiamo non risulta essere stata fatta alcuna menzione di cerimonie in suo ricordo nella sua città natale. Niente da dire perché nessuno – o quasi – è profeta in patria. Forse perché gran parte della sua vita, non solo artistica, è stata trascorsa nel nord Italia, e più precisamente a Milano. Tornò infatti a Viareggio nella tarda ma ancora giovanissima età artistica come pittore, frescante, grafico e litografo.

Fu tra l’altro anche l’inventore della pittura anamorfica che è sempre testimoniata da una cartella contenente, infatti, quattro litografie stampate in 70 esemplari, più altre 15 su carta speciale Fabriano, dalla “Litografia Mariani” di Lissone nel marzo 1979 Da notare che le tavole stampate furono raddoppiate in presenza dell’autore, per cui non ne furono stampate altre.

Le sue opere più importanti, sia affreschi che dipinti, si possono ammirare in Lombardia, Svizzera e Germania, dove si sono tenute, tra l’altro, grandi mostre antologiche. Ma i suoi dipinti in collezioni private si trovano anche in Inghilterra e negli Stati Uniti d’America. Non dimentichiamo però che lasciò il segno della sua arte anche a Viareggio, dipingendo – tra l’altro – le “Quattro Stagioni” in quattro pannelli di straordinaria bellezza, un dipinto dedicato all’esplosione avvenuta nella stazione ferroviaria della città e un graffito su l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema che si trova nel Museo della Resistenza di questa località.

Per non parlare infine di quella splendida cartella in cui, sotto il nome “Viareggio dispersa”, la nostra racconta graficamente ciò che è andato perduto, appunto, ciò che costituiva l’antico borgo marinaro che sorgeva lungo il canale “Burlamacca” e la chiesa del SS. Annunziata. Non dimentichiamo il maestro Michetti, perché ricordiamo ancora le lezioni di pittura impartite per alcuni anni agli studenti del Liceo Scientifico “Barsanti e Matteucci”.

Ma al di là di questi appunti che servono a inquadrare la personalità artistica di Giorgio Michetti, ci piace ricordare la conversazione avuta personalmente pochi giorni prima della sua improvvisa morte. Nel suo studio, infatti, aveva allestito da tempo una “mostra personale” dei suoi dipinti ancora in suo possesso, tanto che tale mostra aveva suscitato un certo interesse anche in chi conosceva Giorgio Michetti solo di nome. “Vedete – ci ha detto –, davanti a questi quadri che appartengono a un passato più o meno recente, non è che provo nostalgia, ma sono uno stimolo a quello che farò da qui in poi, perché se senza dubito di essere il pittore più longevo, a 106 anni ho ancora tante cose in mente che vi racconterò più avanti perché adesso mangerò il mio unico pasto quotidiano: un piatto di pasta e un bicchiere di vino”.

Purtroppo queste “tante cose che aveva in mente” restavano nella sua mente che era ancora viva, anche senza limiti. Purtroppo, nonostante nella vasta chiesa di Sant’Antonio non ci sia stato spazio libero durante i suoi funerali, sostenuti da un interminabile omaggio funebre, l’unica preoccupazione che Giorgio Michetti si portò nella tomba fu quella di non avere da Viareggio un vero riconoscimento. A proposito, che fine ha fatto la sua “Alfa Romeo 2000” che sotto la sua mano era diventata una mostra di automobili o un museo di automobili?

Mario Pellegrini

 
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