Trafitto all’addome al Centro di Fano. La colpa della mancanza di precedenza – .

Trafitto all’addome al Centro di Fano. La colpa della mancanza di precedenza – .
Trafitto all’addome al Centro di Fano. La colpa della mancanza di precedenza – .

Una mancata precedenza all’incrocio degenerò nel sangue. Dopo quella sua maleducazione, lui la seguì con la macchina per un po’, anche ostacolandola nel percorso e lei raccontò tutto di lei a casa sua. Il giorno successivo il figlio e il compagno della donna si sono messi sulle sue tracce, insieme a un terzo uomo. Quella che doveva essere una discussione chiarificatrice si è poi trasformata in violenza. È quanto emerso ieri nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto dei tre aggressori finiti in manette venerdì scorso per lesioni personali aggravate e premeditate. Ieri erano presenti in aula.

L’avvocato Francesca Paradisi che assiste i tre arrestati esclude che l’intento dei tre fosse quello di aggredire fisicamente la vittima. A colpire l’addome con una matita da muratore è il compagno sessantenne della donna, muratore della zona delle Piagge. Con lui c’erano suo figlio e un cittadino algerino, entrambi trentenni. “Chiederemo una revisione – commenta. Non c’era premeditazione. L’intento dei miei clienti era solo quello di chiedere chiarimenti”.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il figlio della donna, il compagno e la terza persona si sarebbero recati a Bellocchi per verificare l’eventuale presenza del giovane che, essendo stato effettivamente rintracciato, avrebbero poi seguito al Fano Center dove aveva andato a pranzo. Qui, proprio nel parcheggio adiacente l’area ristorazione del centro commerciale, hanno affrontato la vittima, aggredendola prima verbalmente, poi colpendola a mani nude e solo successivamente con quel colpo all’addome. Prima dell’incontro, però, i tre erano andati ad acquistare una mazza da baseball e nel loro furgone, nella perquisizione effettuata dagli agenti della Questura di Fano, era presente anche un coltello.

“Avevano preso la mazza da baseball – commenta l’avvocato Paradisi – nel caso in cui si fossero trovati in una situazione pericolosa ma non l’hanno mai tirata fuori. La matita utilizzata, invece, il mio cliente la teneva nella tasca dei pantaloni, insieme al metro da sarta.»

 
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