L’inchiesta giudiziaria sulla fornitura all’Azienda USL romagnola di oltre quattro milioni di mascherine non conformi provenienti dalla Cina per un importo di 3,5 milioni di euro all’inizio del 2020, quando scoppiò la pandemia di Covid, è attualmente al vaglio del giudice della udienza preliminare del tribunale di Forlì Ilaria Rosati.
Dopo l’uscita del principale imputato, l’ex parlamentare leghista Gianluca Pini che ha accettato la pena di due anni di reclusione e la confisca di beni per 800mila euro, ieri sono state rimosse le posizioni di altri due imputati.
Si tratta di Gianluca Fiore, autotrasportatore forlivese difeso dall’avvocato Marco Martines, accusato di truffa e autoriciclaggio (ma c’è anche l’incendio di un camion sul litorale ravennate), e il collega cesenate Bruno Ciuccoli difeso dall’avvocato Anna Salvatore.
Il Gup ha accolto l’eccezione di giurisdizione territoriale presentata dai difensori e ha trasmesso a Ravenna il fascicolo che li riguarda.
Tuttavia, analoga richiesta dei difensori di Marcello Minenna, ex direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, assessore all’Economia e Finanze della Regione Calabria, difeso dagli avvocati Gianluca Tognozzi e Roberto D’Atri, che hanno chiesto l’archiviazione del fascicolo Commosso, è stato respinto dalla magistratura di Roma.
Pertanto, le posizioni di Minenna, di Gianluca Prati, responsabile del magazzino unico Pievesestina della Asl Romagna, difese dagli avvocati Giovanni Maio e Alessandro Monteleone di Cesena, e di Sergio Covato di Ravenna, funzionario della prefettura di Ravenna dove risiedeva dal 1982, restano sul tavolo, difesi dall’avvocato Carlo Benini.
La prossima udienza è fissata per il 9 luglio: il giudice affiderà a un consulente l’incarico di trascrivere le intercettazioni telefoniche e ambientali che fanno parte del fascicolo.
Per la decisione sulla rinvio a giudizio degli imputati bisognerà quindi attendere la ripresa dell’attività giudiziaria dopo l’estate.
